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    THE POST

    L'Omaggio di CelluloidPortraits a Tom Hanks - RECENSIONE - Tra i più attesi!!! - 2 Nomination agli Oscar 2018: 'Miglior Film' e 'Miglior Attrice Protagonista' (Meryl Streep) - Candidato a 6 Golden Globe: Miglior Film; Miglior Regia; Miglior attrice protagonista (Meryl Streep); Miglior attore protagonista (Tom Hanks); Miglior sceneggiatura; Miglior colonna sonora - La pellicola racconta il ruolo del "Washington Post" nella pubblicazione, durante gli anni Settanta, dei controversi Pentagon Papers - Per la prima volta nella sua lunga carriera Steven Spielberg dirige in The Post la coppia premio Oscar Meryl Streep e Tom Hanks, con una sceneggiatura scritta da Liz Hannah e Josh Singer - Dal 1° Febbraio

    "Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti".
    Primo Emendamento della Costituzione

    (The Post (già 'The Papers'); USA 2017; Thriller; 118'; Produz.: Amblin Entertainment/DreamWorks/Pascal Pictures/Star Thrower Entertainment/Star Thrower Entertainment (United States) in collaborazione con Leone Film Group e RAI Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana The Post

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    Celluloid Portraits:



    See Short Synopsis

    Titolo in italiano: The Post

    Titolo in lingua originale: The Post (già 'The Papers')

    Anno di produzione: 2017

    Anno di uscita: 2018

    Regia: Steven Spielberg

    Sceneggiatura: Liz Hannah e Josh Singer

    Cast: Tom Hanks (Il direttore del Washinton Post Ben Bradlee)
    Meryl Streep (L'editore del Washington Post Katharine Graham)
    Alison Brie (Lally Graham Weymouth)
    Carrie Coon (Meg Greenfield)
    Michael Stuhlbarg (Abe Rosenthal)
    Bradley Whitford (Arthur Parsons)
    Jesse Plemons (Roger Clark)
    Bob Odenkirk (Ben Bagdikian)
    Bruce Greenwood (Robert McNamara)
    Sarah Paulson (Tony Bradlee)
    David Cross (Howard Simons)
    Matthew Rhys (Daniel Ellsberg)
    Zach Woods (Tony Essaye)
    Tracy Letts (Fritz Beebe)

    Musica: John Williams

    Costumi: Ann Roth

    Scenografia: Rick Carter

    Fotografia: Janusz Kaminski

    Montaggio: Michael Kahn A.C.E. e Sarah Broshar

    Scheda film aggiornata al: 19 Maggio 2020

    Sinossi:

    In Breve:

    La pellicola racconta il ruolo del "Washington Post" nella pubblicazione, durante gli anni Settanta, dei controversi Pentagon Papers, documenti top secret del Dipartimento della Difesa riguardanti il Vietnam e le strategie militari degli Stati Uniti relative al periodo compreso tra il 1945 e il 1967.

    Il film racconta la storia di Ben Bradlee (Tom Hanks), al tempo direttore del "Washington Post" e del suo editore, Katharine Graham (Meryl Streep), che decisero di sfidare il Governo Usa rivendicando il diritto a pubblicare e commentare i documenti in questione.

    In dettaglio:

    1971: Katharine Graham (Meryl Streep) è la prima donna alla guida del "The Washington Post" in una società dove il potere è di norma maschile, Ben Bradlee (Tom Hanks) è lo scostante e testardo direttore del suo giornale.

    Nonostante Kay e Ben siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni.

    La lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa è il cuore del film, dove la scelta morale, l’etica professionale e il rischio di perdere tutto si alternano in un potente thriller politico. I due metteranno a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà nell’intento di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti hanno nascosto e insabbiato per anni.

    Short Synopsis:

    A cover-up that spanned four U.S. Presidents pushed the country's first female newspaper publisher and a hard-driving editor to join an unprecedented battle between journalist and government. Inspired by true events

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Si comincia dalla patata bollente: Vietnam 1966. Soldati, armi, imboscate, esplosioni improvvise, di quelle in grado di tranciare un uomo in mille pezzi, ed aggiungere poltiglia alla poltiglia del fango che tanti giovani hanno calpestato per trovarsene involontariamente parte integrante mentre andavano incontro alla più atroce delle morti. E non si poteva partire che da qui. Steven Spielberg lo sapeva bene, tanto quanto noi conosciamo la sua capacità - quando vuole - di ritrarre un dramma raggiungendo le sue viscere e la sua capacità altresì di accaparrarsi i migliori interpreti sulla piazza per poterlo fare come nessun altro. Il perché di quell'inizio, oltre che nella logica delle priorità del racconto, sta tutto nell'elegante magia di regia e montaggio. E' tutto nell'occhio della memoria di uno che sul campo ci si è trovato e ha vissuto quell'infernale esperienza in prima persona. E se hai vissuto in prima persona una cosa del

    genere, se in seguito ti trovi nel posto giusto al momento giusto per sapere, per essere a conoscenza della verità, prima o poi una molla scatta. E non è per niente.

    Perciò, nel suo accuratissimo e pulsante "The Post", Steven Spielberg si fa trovare nei paraggi di Salvate il soldato Ryan, sia pure per un iniziale afflato di richiamo, ma l'aria che si respira da lì in poi viene dalla scuola di 'pellicole di denuncia', di 'film d'inchiesta' in stile anni Settanta. Per il soggetto trattato, Tutti gli uomini del Presidente - titolo memorabile del 1976 nella pregiata filmografia di Alan J. Pakula - poteva ancora andare bene per l'attuale The Post, nella variabile de L'inaccettabile bugia di tutti i Presidenti. Qui riaffiora lo Spielberg più rigoroso, alla Schlinder's List per intenderci, ma solo nel senso del respiro stilistico, che non concede neppure un fotogramma al favolistico o all'avventuroso Sci-Fi. Qui

    c'è posto solo per la realtà netta e cruda, dissotterrata da sotto la povere della Storia. Ma ad un certo punto è la Storia stessa a reclamare la sua verità, messa a riposo, troppo a lungo e indebitamente, tra le pile di migliaia di carte governative top secret. Nel modo in cui le scottanti carte, vestali di una verità pubblicamente taciuta, vengono disseppellite, attraverso quali mani e con quali responsabilità e rischi, sta l'architettura di The Post. Una tra le più 'sontuose' che Steven Spielberg abbia mai costruito nella sua gloriosa carriera.

    Il target è quello di un film inchiesta-denuncia, si è detto. Un genere che in tempi recenti, al di là del diversissimo oggetto, di inchiesta e denuncia, appunto, ha visto un parente stretto ne Il caso Spotlight (2016) di Tom McCarthy. Steven Spielberg in The Post scandisce tutti i paletti, e dico proprio tutti, di una pericolosa maratona

    indetta per acclarare, con le inconfutabili prove della ciclopica documentazione governativa, non più top secret da quando come in una staffetta, inizia a passare di mano in mano, per arrivare, come per magia, in quelle della stampa. Il "New York Times" all'epoca, era già di un livello tale da fare scuola, il "Washington Post", con questo 'scandalo al sole' da svergognare un'intera sequela di Presidenti degli Stati Uniti - che sapevano e non hanno detto - ci ha fatto carriera. Onesta e meritata, assumendosi tutti i rischi del caso, tra cui il requiem eterno del giornale e il carcere per il corpo direttivo e non solo. Dunque la rovina di intere famiglie. E pensare che la decisione scottante di febbre da verità e giustizia, arriverà da una donna. Non per fiction ma per rigore di cronaca storica. The Post si ispira a fatti realmente accaduti e toglie i veli dell'omertà

    da una delle pagine più nere e scomode della storia degli Stati Uniti.

    Considerata l'epoca, sorprende di trovare un'editrice donna come Katharine Graham a capo del Washington Post". Sorprende meno che il resto dei vari direttivi sia a dominanza maschile.
    Politica e stampa, sempre a stretto contatto, nella buona (pacifica collaborazione) e nella cattiva (in lotta tra loro quando non entrambi collusi) sorte. The Post traspira dunque anche libertà di stampa e parità di diritti professionali tra uomo e donna. Figuriamoci! Ancora oggi ne stiamo parlando, sia pure dopo innegabili progressi raggiunti negli anni. All'epoca la parità, soprattutto sul lavoro, appena albeggiava! E va sottolineato che in "The Post" ogni problematica è ritratta con la stessa lenticolare attenzione ai dettagli che userebbe un miniaturista per un suo dipinto. Non si fa affatto fatica a comprendere il disagio e l'ansiosa preoccupazione, di quelle che rasentano lo sgomento, dell'allora editrice del

    "Washington Post" Katharine Graham, man mano che si vanno scoperchiando le pentole. E chi, meglio di Meryl Streep, poteva dar vita all'infinitesimale caleidoscopio di emozioni in un tale contesto? Nessuno al mondo. Qui è semplicemente divina, mentre la sceneggiatura acquisisce un'anima cangiante soprattutto in seno ad un'intima riflessione condivisa con la figlia sulla scia di ricordi dolorosi, come la morte del marito, nonché precedente autorevole editore del "Washington Post". Passaggio in cui, come in un monologo teatrale, travasato in un momento di realistica e naturale quotidianità, si versa tutta la sofferenza interiore per l'incomprensione da cui si trova circondata. Un mondo affollato di uomini che la vedono semplicemente come colei che ha ereditato la redazione dal marito e che dovrebbe relegare a chi ha più esperienza sul campo le decisioni importanti da prendere. Graham/Streep condivide con la figlia tutta la verità del suo percorso di vita privata fino a quel

    momento, fatta di amore per la redazione sempre seguita da dietro le quinte perché già ben condotta dal marito e fatta di amore per i figli che doveva e voleva crescere. Temi ancora di grande attualità purtroppo. Alla direzione del "Whashington Post" troviamo l'inossidabile, fedele e temerario Ben Bradlee ritratto impeccabilmente da Tom Hanks. Ma anche il resto dei comprimari non scherza mentre si respira la stessa aria pesante da notizie effetto bomba e boomerang messi insieme. Terreno, quello degli attriti tra politica e stampa, sondato in termini forse più soft e su questioni a minor raggio di azione, dal Good Night, and Good Luck di e con George Clooney.

    E lo sguardo minuzioso, lenticolare, in The Post si diffonde a macchia d'olio, allargando il campo visivo fino ad abbracciare ogni piega della vicenda, ogni ruga del volto delle persone coinvolte, che trasuda tutta la loro tensione, le loro attese col

    fiato sospeso, l'impellente necessità di agire e l'inevitabile tremito della paura. The Post vibra del fremito collettivo che muove un invidiabile gioco di squadra, in corsa su un binario che gareggia col tempo, mentre si tenta di arginare i danni dei bastoni che inevitabilmente compaiono fra le ruote. A cominciare dalle minacce spedite all'indirizzo del "Washington Post" e dei suoi collaboratori in incognito, da parte del Presidente allora in carica Richard Nixon. Ogni ammiccamento all'attuale presidente Donald Trump non è puramente casuale! E se l'endoscopica trattazione non è riuscita ad evitarsi qualche lieve nebulosità di chi muove cosa, tra i fili dell'intricatissima matassa, l'ingerenza lenticolare della macchina da presa di Steven Spielberg si è fatta invece provvidenziale, mentre raggiunge note di lirica cinematografica, in seno a certe sequenze - da manuale - che impreziosiscono in particolar modo l'epilogo: quando ci si spinge ad esempio fino al cuore del processo di

    stampa, quello tecnico intendo, quello che traduce in carta stampata nei piani bassi i contenuti elaborati dai piani alti, è come se si stesse scrivendo la più brillante metafora dell'urgenza con cui la verità sta per saltar fuori. Verità tanto impellente da farsi scomoda protagonista di comprovate notizie. Beh, è merito di una donna come l'allora editrice del "Washington Post" se la verità è venuta a galla rivendicando la libertà di stampa. E quel che era top secret venne così doverosamente e finalmente dato in pasto all'opinione pubblica: migliaia di giovani americani mandati al massacro della Guerra in Vietnam ben sapendo - Presidente dopo Presidente - che era una battaglia persa. Il commento finale può scriverlo chiunque!

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
















    Trailer Ufficiale Italiano:



    Clip 'Diamoci dentro':



    Clip 'E' un atto di grande coraggio':



    Clip 'Un consiglio':



    Clip 'Una domanda ipotetica':



    Intervista a Steven Spielberg (versione originale sottotitolata):



    Intervista a Meryl Streep (versione originale sottotitolata):



    Intervista a Tom Hanks (versione originale sottotitolata):



    Intervista a Bob Odenkirk (versione originale sottotitolata):



    Intervista a Meryl Streep, Tom Hanks e Steven Spielberg - Premiere Italiana (versione originale sottotitolata):



    - Guarda l'intera PLAYLIST sul Canale YouTube di CelluloidPortraits:

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano 01 Distribution, Irene Bersani e Valentina Calabrese (WayToBlue)

    Pressbook:

    PRESSBOOK BREVE ITALIANO di THE POST

    Links:

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    • THE POST - VIDEO INTERVISTA al regista STEVEN SPIELBERG (Interviste)

    • THE POST - VIDEO INTERVISTA all'attrice MERYL STREEP (Interviste)

    • THE POST - VIDEO INTERVISTA all'attore TOM HANKS (Interviste)

    • THE POST - VIDEO INTERVISTA all'attore BOB ODENKIRK (Interviste)

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    Galleria Video:

    The Post - trailer

    The Post - trailer (versione originale)

    The Post - clip 'Diamoci dentro'

    The Post - clip 'E' un atto di grande coraggio'

    The Post - clip 'Un consiglio'

    The Post - clip 'Una domanda ipotetica'

    The Post - intervista video al regista Steven Spielberg (versione originale sottotitolata)

    The Post - intervista video a Meryl Streep 'Katharine Graham' (versione originale sottotitolata)

    The Post - intervista video a Tom Hanks 'Ben Bradlee' (versione originale sottotitolata)

    The Post - intervista video a Bob Odenkirk 'Ben Bagdikian' (versione originale sottotitolata)

    The Post - intervista video a Meryl Streep 'Katharine Graham', Tom Hanks 'Ben Bradlee' ed al regista Steven Spielberg alla Premiere Italiana (versione originale sottotitolata)

    The Post - featurette 'Immagini dalla Premiere Italiana' (versione originale sottotitolata)

    The Post - featurette 'Meryl e Tom' (versione originale sottotitolata)

    The Post - featurette 'Who's Who' (versione originale sottotitolata)

    The Post - featurette 'Una nuova era' (versione originale sottotitolata)

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