BIG HERO 6: IL FILM DI NATALE DELLA DISNEY AMBIENTATO A SAN FRANSOKYO, DOVE I SENTIMENTI SONO UNIVERSALI
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 18 DICEMBRE
(Big Hero 6; USA 2014; Animazione; 102'; Produz.: Walt Disney Animations Studios/Walt Disney Pictures; Distribuz.: Walt Disney Studios Motion Pictures)
Sceneggiatura:
Jordan Roberts, Daniel Gerson e Robert L. Baird
Soggetto: Dal fumetto di Duncan Rouleau e Steven T. Seagle
Cast: Ryan Potter (Hiro Hamada) (Voce) Scott Adsit (Baymax) (Voce) T. J. Miller (Fred) (Voce) Jamie Chung (GoGo Tomago) (Voce) Maya Rudolph (Cass Hamada) (Voce) James Cromwell (Professor Robert Callaghan/Yokai) (Voce) Damon Wayans Jr. (Wasabi) (Voce) Genesis Rodriguez (Honey Lemon) (Voce) Alan Tudyk (Alistair Krei) (Voce) Daniel Henney (Tadashi Hamada) (Voce)
Hiro Hamada, un giovane esperto di robotica, rimane coinvolto in un complotto criminale che minaccia di distruggere la frenetica e tecnologica cittĂ di San Fransokyo. Con l'aiuto del suo robot Baymax, una sorta di medico â infermiere tuttofare creato dal fratello per lui poco prima di morire in un incendio, Hiro unisce le forze con i suoi amici e forma una squadra di supereroi per salvare la cittĂ .
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Prima collaborazione tra Marvel e Disney, Big Hero 6 è un film piuttosto anomalo per la casa di produzione che ha partorito Topolino e al tempo stesso profondamente legato ai suoi stereotipi. Anomalo perchĂŠ prende come modello di riferimento i manga giapponesi e la sua cultura sviluppando la storia in un luogo immaginario che si chiama San Fransokyo, ovvero un crossover fra lâestremo Oriente e lâestremo Occidente, che poi anche geograficamente si sfiorano. Ed è questo in effetti il film, un eterno sfiorarsi fra cultura occidentale e orientale, fra la cittĂ di San Francisco con le sue salite e discese e lo spazio angusto di Tokyo.
Profondamente legato agli stereotipi perchĂŠ film dai buoni sentimenti, sulla perdita: il protagonista ha visto morire a soli tre anni i genitori e perde nel corso del film, ormai adolescente, lâadorato fratello, che è stato cresciuto insieme a lui dallâamorevole zia Cass. Perdita che
richiama i romanzi di formazione tardo ottocenteschi, della quale proprio la Disney è stata valida adattatrice di popolari esempi, sia per quanto concerne lâanimazione che il live action: su tutti potremmo ricordare la versione del 1960 di David Swift del romanzo di Eleanor H. Porter, Pollyanna, con lâenfant prodige britannica Hayley Mills, dove la ragazzina orfana veniva allevata dalla famigerata zia Polly, in questo caso molto poco solare e giovanile. Ma nella perfetta regola del crossover e dellâaltrettanto osannata ripresa da parte degli autori di animazione giapponese, che a loro volta avevano decretato il loro successo commerciale con cartoni animati che adattavano quella medesima tipologia di opere letterarie, si può affermare che con prospettive e con risultati spesso diversi (molte le polemiche sociologiche ed educative sul ruolo dei cartoni Disney e su quello dei giapponesi), Oriente e Occidente hanno lavorato per un bene comune, che è stato quello dellâentertainment dei
piĂš giovani. E infatti nella storia dei buoni sentimenti fa capolino Baymax, un robot gommoso, âmorbidosoâ e rassicurante, in grado di riconoscere patologie mediche, curarle e confortare il paziente, che diviene il compagno dâavventure del giovane protagonista, che vuole vendicare la morte del fratello.
CosĂŹ, ad un tratto il film Disney rassicurante - rappresentato nella figura del tenero robot, che si trasforma in un giustiziere, pur sempre ironico, comico e sopra le righe, capace sempre però di ricordare al suo padroncino cosa importa davvero nella vita, amare e saper perdonare â diventa un film dâazione tout-court con tanto di effetti speciali e azione consumata attraverso sequenze che farebbero impallidire la Pixar. Nel complesso un buon film per chi ha un cuore e apprezza la qualitĂ .