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FRANTZ
Tra vortici e tormenti
Da Venezia 73. - RECENSIONE in ANTEPRIMA by Fabien Lemercier ("Cineuropa") - Dal 15 SETTEMBRE
"In un’epoca ossessionata dalla verità e dalla trasparenza, desideravo da tempo fare un film sulla menzogna. Come allievo e ammiratore di Eric Rohmer, ho sempre trovato le bugie molto eccitanti da raccontare e da filmare. Riflettevo proprio su questo quando un amico mi ha parlato di uno spettacolo teatrale di Maurice Rostand, scritto subito dopo la Prima guerra mondiale. Facendo delle ricerche, ho poi scoperto che lo spettacolo era già stato adattato per il cinema da Lubitsch nel 1931 con il titolo 'Broken Lullaby'. La mia prima reazione è stata quella di lasciare perdere. Come potevo competere con Lubitsch?!... Vedere il film di Lubitsch mi ha rassicurato, perché è molto simile allo spettacolo teatrale e adotta lo stesso punto di vista, quello del giovane francese. Il mio desiderio invece era di adottare il punto di vista della ragazza che, così come lo spettatore, non sa perché quel giovane francese si reca sulla tomba del suo fidanzato. A teatro e nel film di Lubitsch conosciamo fin dall’inizio il suo segreto, dopo una lunga confessione col prete. Alla fine, più del senso di colpa, ciò che mi interessava era la menzogna. Il film di Lubitsch è magnifico, da rivedere nel contesto pacifista e idealista del dopo guerra. Ho tenuto infatti alcune scene che ha creato adattando lo spettacolo teatrale. È il suo film meno conosciuto, il suo unico film drammatico, e anche il suo fallimento più grande. La sua messinscena è impeccabile come sempre e piena di inventiva ma allo stesso tempo, è il film di un cineasta americano, di origine tedesca, che non sa che una seconda guerra mondiale si sta profilando all’orizzonte e che vuole fare un film ottimista, di riconciliazione. La guerra 14-18 era stato un tale massacro che tante voci politiche e artistiche, sia in Francia sia in Germania, si erano alzate per difendere l’ideale pacifista: 'mai più'. Il mio punto di vista da francese che non ha conosciuto nessuna delle due guerre invece era per forza diverso... Nello spettacolo teatrale e nel film di Lubitsch, la menzogna non viene svelata ai genitori, il francese è ben accetto nella famiglia tedesca, prende il posto del figlio, suona il violino per loro e tutto finisce bene.
Nel mio film, Adrien prova ad integrarsi nella famiglia ma ad un certo punto la menzogna e il senso di colpa sono troppo pesanti e racconta tutto ad Anna. Contrariamente al film di Lubitsch, Anna lo può accettare solo dopo un lungo percorso iniziatico. La seconda parte si apre sulla partenza di Adrien e la
depressione di Anna. Al contrario dei melodrammi classici, Adrien non si innamora di Anna o comunque non è pronto ad accettarlo. Anna e Adrien condividono la morte di Frantz, ma devono per questo condividere sentimenti amorosi? Pensa sia inevitabile all’inizio, poi di fronte alla verità, qualsiasi sentimento nei confronti di Adrien le sembra impossibile. Alla fine ci crede di nuovo, finché non si trova di fronte ad un’altra realtà, in Francia. Ciò che è bello in Anna è il suo accecamento, sa cosa ha fatto Adrien ma la sua reale sofferenza è di non accettare il suo desiderio per lui e quando finalmente lo va a raggiungere in Francia è perché vuole credere nel loro amore, malgrado tutto. Adrien invece non sa dove cercare il suo desiderio. Avevo voglia di giocare sulle tematiche classiche del melodramma, il senso di colpa e il perdono, per poi deviare su una de-sincronizzazione dei sentimenti"
Il regista e sceneggiatore François Ozon
Galleria Fotografica:
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