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    PIECES OF A WOMAN

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal Festival del Cinema di Venezia 2020 - Coppa Volpi alla 'Miglior Attrice' (Vanessa Kirby); NOMINATION agli Oscar e ai Golden Globes 2021 per la 'Migliore Attrice Protagonista' (Vanessa Kirby) - Dal 5 Maggio 2021

    (Pieces of a Woman; CANADA/UNGHERIA 2020; Drammatico; 128'; Produz.: BRON Studios, Creative Wealth Media Finance, Little Lamb; Distribuz.: Lucky Red, Netflix)

    Locandina italiana Pieces of a Woman

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    Celluloid Portraits:



    See Synopsis

    Titolo in italiano: Pieces of a Woman

    Titolo in lingua originale: Pieces of a Woman

    Anno di produzione: 2020

    Anno di uscita: 2021

    Regia: Kornél Mundruczó

    Sceneggiatura: Kata Weber

    Soggetto: Pièce presentata in Polonia e scritta da Kata Wéber, autrice e partner del regista ungherese Kornél Mundruczó.

    Cast: Vanessa Kirby (Martha Weiss)
    Shia LaBeouf (Sean Carson)
    Ellen Burstyn (Elizabeth Weiss)
    Molly Parker (Eva Woodward)
    Sarah Snook (Suzanne)
    Iliza Shlesinger (Anita Weiss)
    Benny Safdie (Chris)
    Jimmie Fails (Max)
    Vanessa Smythe (Linda)
    Sean Tucker (Robert)
    Noel Burton (Adrian)
    Domenic Di Rosa (Medico legale)
    Tyrone Benskin (Giudice)
    Dusan Dukic (Medico)

    Musica: Howard Shore

    Costumi: Rachel Dainer-Best, Véronique Marchessault

    Scenografia: Sylvain Lemaître

    Fotografia: Benjamin Loeb

    Montaggio: Dávid Jancsó

    Makeup: Gemma Hoff

    Casting: Jessica Kelly, Bruno Rosato, Kate Yablunovsky

    Scheda film aggiornata al: 13 Marzo 2023

    Sinossi:

    E' la storia di una giovane donna, Martha (Vanessa Kirby), che ha perso la sua bambina e, a seguito di ciò, ha visto la sua vita completamente sconvolta. Il mese successivo alla perdita della piccola, lei e il suo compagno, Sean (Shia LaBeouf), hanno un colloquio con il medico legale, che spiega loro perché la bambina è morta pochi secondi dopo il parto. Il dottore non sa dire con precisione le cause del decesso, ma rivela alla coppia che la neonata si trovava in un ambiente con poco ossigeno, dando all'ostetrica Eva (Molly Parker) la colpa.
    I due sprofondano nella depressione più totale e il loro rapporto sembra andare sempre più verso la deriva. Sean inizia a fare uso di cocaina e a tradire Martha con sua cugina Suzanne (Sarah Snook), che è anche l'avvocato dell'accusa contro Eva. È proprio quest'ultima a rivelare a Sean che il processo contro l'ostetrica potrebbe rivelarsi molto redditizio per la coppia.
    Nel frattempo Martha cerca di metabolizzare il lutto intraprendendo un viaggio tra le emozioni e cercando di fare i conti con il suo dolore e con le conseguenze che questo ha avuto su suo marito e sua madre. Dopo questo suo riflettere approfonditamente, Martha insieme a sua madre Elizabeth (Ellen Bursty) decide di non volere più nulla a che fare con Sean, che viene allontanato.
    Il giorno del processo Martha è l'unica a testimoniare, ma contrariamente a quanto prestabilito, la donna sostiene che non incolpa Eva per la morte di sua figlia...

    In altre parole:

    Martha e Sean, una giovane coppia di Boston, sono in attesa del loro primo figlio; hanno preso la decisione inusuale di partorire in casa. Quando Martha va in travaglio, Sean chiama Barbara, la loro ostetrica, la quale non è disponibile e pertanto invia loro un'altra di nome Eva. Durante le contrazioni Martha soffre di nausea e dolori ed Eva si accorge che il battito cardiaco del bambino è sceso pericolosamente. Sean si preoccupa, specialmente quando l'ostetrica gli dice di chiamare un'ambulanza. Martha dà alla luce una bambina che inizialmente sembra sana, ma poi comincia a diventare cianotica. Eva cerca inutilmente di rianimarla, ma la neonata va in arresto cardiaco e muore.

    Il mese seguente, Martha e Sean prendono un appuntamento con un medico legale; Sean vuole scoprire cos'ha portato alla morte della figlia, mentre Martha è riluttante. La coppia apprende che non è ancora stata stabilita la causa del decesso, ma la bambina si trovava in un ambiente a scarso contenuto di ossigeno e pertanto viene avviata un'indagine contro Eva. Sean se ne va sopraffatto dalla scoperta, mentre Martha decide di donare il corpo della bambina per scopi scientifici.

    Il rapporto tra Martha e Sean diventa teso, così come quello tra Martha e sua madre Elizabeth, la quale vorrebbe seppellire la neonata per farle un funerale. Inoltre, i due diventano profondamente depressi. Sean ha un rapporto sessuale con Suzanne, la cugina della moglie, e riprende a fare uso di cocaina dopo sette anni di astinenza. Suzanne, che è anche l'avvocato che sta portando avanti l'indagine contro Eva, lo informa che una potenziale causa contro la donna potrebbe rivelarsi molto redditizia.

    Durante una riunione di famiglia, Elizabeth sostiene che Martha dovrebbe partecipare al processo contro Eva e la incolpa della morte della bambina per aver deciso di partorire in casa. Dopodiché esprime il suo disprezzo per Sean, offrendogli una grossa somma di denaro per andarsene e non tornare mai più. Martha accompagna Sean all'aeroporto internazionale di Logan, dove lui parte per Seattle.

    Mesi dopo, Martha testimonia al processo di Eva. Il giudice le consente di rivolgersi alla corte e la donna afferma che Eva non è da ritenersi responsabile per il decesso della neonata. Il mese seguente, Martha disperde le ceneri di sua figlia nel fiume dal ponte che Sean ha contribuito a costruire.

    Qualche anno dopo, Martha è diventata madre di una bambina.

    Synopsis:

    Martha and Sean are a Boston couple on the verge of parenthood whose lives change irrevocably when a home birth ends in unimaginable tragedy. Thus begins a yearlong odyssey for Martha, who must navigate her grief while working through fractious relationships with her husband and her domineering mother, along with the publicly vilified midwife, whom she must face in court. A deeply personal, searing, and ultimately transcendent story of a woman learning to live alongside her loss.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Il titolo Pieces of a Woman (pezzi di una donna) sembrerebbe già indicarci la via. Ma in realtà nulla ci prepara al dramma che, ispirato alla stessa piéce teatrale della moglie e collega Kata Wéber, il regista ungherese Kornél Mundruczó ha orchestrato questa volta per lo spettatore. D’altra parte, chi conosce solo un po' il tocco tanto autoriale quanto scioccante di Kornél Mundruczó, (White God - Sinfonia per Hagen), qui ora al suo primo in lingua inglese - peraltro prodotto nientemeno che da Martin Scorsese - sa che di qualsiasi tema si tratti, nel suo ‘menu’ non sono contemplate pillole edulcoranti. E’ dunque un miracolo che in tanta schiettezza di visione riesca ad essere ugualmente delicato, per quanto impressionante, nel rigoroso realismo. Forse perché la scrittura, solida come una roccia, questa volta ha una responsabilità femminile, al punto che il film viene considerato “Un film di Kata Wéber e Kornél

    Mundruzkó". Entrambi consapevoli della scelta stilistica a ‘forte impatto emotivo’, hanno portato sul grande schermo con coraggio questo dramma sulla perdita, che, quella sorta di prologo, ripresa in tempo reale, ha richiesto il veto di visione ai minori di 14 anni. Ma non sarà strano se la vicenda, così come ripresa in tutti i suoi passaggi, potrà disturbare anche gli adulti, magari i più sensibili.

    Si tratta di un parto in casa, anziché in ospedale, per scelta. Prima protagonista la Martha Weiss di Vanessa Kirby, qui davvero al top delle sue possibilità, non a caso premiata con la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia 2020 per la ‘Miglior Interpretazione Femminile’, oltre alle Nominations agli Oscar e ai Golden Globes 2021. Al suo fianco, il compagno Sean di Shia LaBeouf. Entrambi sanno di attendere la nascita di una bambina, Yvette, ma niente va come avrebbe dovuto: a cominciare dal

    fatto che l’ostetrica che si aspettavano, non potendo essere presente, invia una sostituta, (la Eva di Molly Parker). In queste cose la fiducia è importante ma, per quanto ognuno si impegni in ogni modo, incluse Martha/Kirby, un po' dissestata e impaurita ma decisa a partorire in casa, e la stessa ostetrica, il parto si presenta nella normalità ma complicato e carico della sofferenza che ben conoscono le donne che hanno provato sulla propria pelle la stessa esperienza. Quando finalmente la bambina nasce, resta però in vita per pochi minuti ed è l’inizio della fine, non solo per la bambina, ma per entrambi i genitori. I flash in sottofondo attestano foto fatte subito dopo la nascita. E questo rappresenterà un fattore di una certa importanza molto più tardi: quando il film, cadenzato con date mensili da cronistoria, tra silenzi assordanti e aggressioni verbali, inizierà il viatico di un’altra sofferenza, integrata con

    quel genere di incomunicabilità e rifiuto, l’una dell’altro, tra i coniugi devastati dalla tragedia. Il loro è oltretutto un approccio opposto, e lei ha bisogno di tempo per metabolizzare rabbia e disperazione che tiene gelosamente chiuse dentro di sé. L’allontanamento l’uno dall’altra sembra inevitabile, e di lì a poco si mostrerà realmente senza sbocco, mentre la madre di lei (la Elizabeth Weiss di Ellen Burstyn) si fa strada tra di loro con ingombranti ingerenze. Ingerenze che, d'altra parte, entrambi i coniugi, ma soprattutto la figlia, rispediscono al mittente.

    Kornél Mundruzkó fa in modo di farci respirare a pelle il dramma personale dei protagonisti, totalmente votati alla condivisione di marca quasi telepatica. E questo soprattutto prima che la storia viri sul registro del ‘legal thriller’, o, ad ogni modo, sulla rivendicazione del mal tolto sul piano processuale, incolpando l’ostetrica per il tragico epilogo della vicenda. Registro in un primo momento rifiutato da

    Martha/Kirby, che aveva visto un’ombra di riscatto, contraria alla sepoltura, nel devolvere il corpicino a vantaggio della Scienza, giacché non era stata possibile la donazione degli organi. Mundruzkó (fondato sulla potente scrittura di Kata Wéber), incentra su un monologo focale della madre Elizabeth/Burstin, la chiave di svolta per Martha/Kirby e per la risoluzione della vicenda. Un monologo da brivido, che radica nell’Olocausto, il momento della apocalittica nascita della madre e dell’altrettanto apocalittica spinta alla sopravvivenza. Un monologo talmente potente che mette anche in una nuova luce questa madre, bistrattata e rifiutata fino a quel momento da Martha. Ed è questa anche la spinta a risollevarsi, decidersi ad allontanare definitivamente il compagno Sean/LaBeouf e affrontare il processo, in cui sarà determinante, dopo la vacua arringa di accusa e difesa, il suo accorato, sia pure senza apparente emozione, sincero e responsabile intervento. E mentre si può soffermare su alcuni aspetti per creare

    narrazione, Mundruzkó opera per sottrazione in tutto il resto, lasciando all’essenza di certi risvolti, il campo libero per esprimersi nella sola idea. La sua è peraltro una ripresa spesso indiretta, che invece di filmare il soggetto, filma qualcos’altro che comunque a quello riconduce: così, per dire che Martha/Kirby ha poi superato il trauma e ha avuto un’altra bambina, filma un albero di mele su cui la bambina si arrampica per mangiare un frutto, stessa predilezione della madre. L’essenza della maternità, il resto non conta, appartenendo comunque ad un’altra storia.

    Perle di sceneggiatura

    Links:

    • Kornél Mundruczó (Regista)

    • Shia LaBeouf

    • Ellen Burstyn

    • Vanessa Kirby

    • Sarah Snook

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    Galleria Video:

    Pieces of a Woman - trailer ufficiale (sub ITA)

    Pieces of a Woman - trailer ufficiale (V.O.)

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