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    WOMEN TALKING - IL DIRITTO DI SCEGLIERE

    OSCAR 2023: VINCITORE come 'Miglior Sceneggiatura Non Originale' (Sarah Polley) - Festa della donna 2023 - RECENSIONE in ANTEPRIMA - Oscar 2023: 2 Nominations, tra cui 'Miglior Film' - Dal romanzo di Miriam Toews la regista e sceneggiatrice Sarah Polley chiama a raccolta un gruppo interessante di star per una storia drammatica al femminile piuttosto forte, ai limiti dell'inquietante: tra queste Frances McDormand, Jessie Buckley, Rooney Mara e Claire Foy - Dall'8 Marzo

    "Penso che la resilienza di questo gruppo come collettivo sia un qualcosa che non ho mai visto prima. Cosa potevano gestire come gruppo insieme era potente".
    La regista e sceneggiatrice Sarah Polley

    Scarface Janz (Frances McDormand ): "Il perdono fa parte della nostra fede, saremo costrette ad abbandonare la colonia se non perdoniamo quegli uomini".

    Salome (Claire Foy): "Sappiamo che non ci siamo inventate queste aggressioni, sappiamo che siamo doloranti e terrorizzate!"

    Greta (Sheila McCarthy): "Siamo state trattate come animali… forse dovremmo rispondere come animali".

    (Women Talking; USA 2022; drammatico; 104'; Produz.: Hear/Say Productions, Plan B Entertainment; Distribuz.: Eagle Pictures)

    Locandina italiana Women Talking - Il diritto di scegliere

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    See Short Synopsis

    Titolo in italiano: Women Talking - Il diritto di scegliere

    Titolo in lingua originale: Women Talking

    Anno di produzione: 2022

    Anno di uscita: 2023

    Regia: Sarah Polley

    Sceneggiatura: Sarah Polley

    Soggetto: Il film Women Talking è basato sull'omonimo romanzo di Miriam Toews del 2018, a sua volta basato su una storia vera di stupri seriali in una comunità mennonita e ultraconservatrice della Bolivia nel 2010.

    Cast: Rooney Mara (Ona)
    Claire Foy (Salome)
    Jessie Buckley (Mariche)
    Judith Ivey (Agata)
    Ben Whishaw (August Epp)
    Frances McDormand (Scarface Janz)
    Sheila McCarthy (Greta)
    Michelle McLeod (Mejal)
    Kate Hallett (Autje)
    Liv McNeil (Neitje)
    Emily Mitchell (Miep)
    Kira Guloien (Anna)
    Shayla Brown (Helena)
    August Winter (Nettie/Melvin)
    Vivien Endicott Douglas (Clara)

    Musica: Hildur Guðnadóttir

    Costumi: Quita Alfred

    Scenografia: Peter Cosco

    Fotografia: Luc Montpellier

    Montaggio: Christopher Donaldson e Roslyn Kalloo

    Makeup: Shauna Llewellyn (direzione)

    Casting: John Buchan e Jason Knight

    Scheda film aggiornata al: 03 Aprile 2023

    Sinossi:

    In breve:

    Un gruppo di donne in un'isolata colonia religiosa mennonita in Bolivia mentre lotta per conciliare la fede con una serie di aggressioni sessuali commesse dagli uomini della colonia. Quando questi ultimi stanno per uscire dal carcere, cosa faranno queste donne? Riusciranno a perdonare? Come faranno a conciliare il dolore subito con il ritorno dei mostri nella loro vita?

    Short Synopsis:

    A group of women in an isolated religious colony as they struggle to reconcile their faith with a string of sexual assaults committed by the colony's men.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Una Storia che si direbbe una pagina nera del profondo Medioevo o dell’Ottocento più gotico, invece si tratta di una vicenda relativamente recente, e francamente lascia basiti. Ma il film ha comunque qualche vizio di forma al di là dell’onorevole soggetto

    Il film Women Talking è basato sull'omonimo romanzo di Miriam Toews del 2018, a sua volta ispirato ad una storia vera di stupri seriali, perpetrati in una comunità mennonita e ultraconservatrice della Bolivia. Quando? Nel 2010. Per questo c’è da restare senza parole! A farsi carico di questa incredibile storia che potremmo definire di ‘cronaca nera’, è l’attrice canadese Sarah Polley (Exotica, Mr. Nobody, Il dolce domani, Go - Una notte da dimenticare, La mia vita senza me, Le avventure del barone di Münchausen), nonché regista e sceneggiatrice (Nomination all’Oscar per la ‘Migliore Sceneggiatura Non Originale’ di Away from Her - Lontano da lei). E per farlo assume la cifra

    stilistica visiva neorealista: cornice metaforica dell’arretratezza culturale di questa comunità rurale in cui, soprattutto per le donne, impera ancora l’analfabetismo e una Fede fondata più sul timor di Dio, inteso come minaccia a non accedere alle porte del Paradiso se non si perdona anche la peggiore delle nefandezze, che come Fede profonda e consapevole: un grosso limite alla oggettiva analisi degli abusi subiti e alle decisioni da prendere per le proprie scelte, seppur etiche, mirate alla sicurezza per se stesse, per le altre, e per il futuro dei propri figli.

    Women Talking rivendica ‘il diritto di scegliere’ cui già si riferisce in modo esplicito il titolo originale ‘La parola alle donne’. E la Polley si lascia prendere talmente la mano da stilare un copione, a tratti eccessivamente verboso, nevroticamente prolisso, e sparato troppo velocemente, oltretutto, spesso non sempre chiarissimo nel protagonismo dei personaggi primari e secondari incastonati nelle rispettive vicissitudini.



    Su tutti spicca la Ona di Rooney Mara che avvia la storia con un piano sequenza drammaticamente estatico - ed estetico molto avvincente - in ripresa dall’alto. Un unico fotogramma, più eloquente di tante parole, ancor prima che la voce fuori campo inizi a spiegare i termini di una orribile verità negata.

    “Questa storia finisce prima che tu nascessiâ€. E’ una sorta di ‘lettera’ di verità rivelata a quel bambino che, appunto, ancora deve nascere, e che amerà a dispetto della sorgente da cui è sgorgato.

    Ed è proprio Ona (Rooney Mara), sdraiata sul letto a gambe semi aperte, con evidenti ematomi, vessillo orrorifico di un’aggressione sessuale, a chiamare la madre: l’abbraccio silente è il sigillo di una solidarietà ferrea e inamovibile tra madre e figlia, ma anche da donna a donna. La voce fuori campo femminile prosegue l’introduzione a questa incredibile storia, fondata nel suo corpo centrale, su una sorta

    di arringa a più voci, di matrice processuale, prima che umana ed etica di sacrosanto riscatto di libera dignità: un collettivo femminile in cui si arriva al verdetto unanime non prima dell’epilogo del film. Nel prologo, la voice over sottolinea intanto come questa storia sia andata avanti per anni, e come ne sia stata negata la veridicità, soprattutto dagli anziani della comunità, chiamando in causa l’opera di fantasmi, di Satana o dell’immaginazione femminile. Insomma, per avere una vaga idea similare di ottusità di giudizio, dovremmo richiamare in memoria certe comunità confessionali, e ‘pastorali’, del tipo Amish: comunità rurali asservite alla religione più ‘bigotta’ e all’opinione della comunità degli anziani, (uomini ovviamente), per ogni comportamento e scelta, di solito negata, ad una donna.

    E’ a questo punto che, dopo aver catturato uno degli aggressori, pur non sapendo né leggere né scrivere, queste donne imparano a votare, le tre opzioni elettive:

    1. Non

    fare niente;
    2. restare e combattere;
    3. partire lasciando la comunità.

    Tutto il film, affondando le radici in un copione ricco, ben scritto, per quanto esasperatamente prolisso, si svolge per lo più in un fienile, dove le donne praticamente sono riunite a discutere sul da farsi. E le interessanti argomentazioni al riguardo sono appena inframezzate da rigurgiti di memorie delle aggressioni subite, a vario titolo e per le quali ognuna di loro ha un’opinione e un gettito reattivo diversi. L’unico uomo testimone di questa inconsueta ‘arringa intimamente emozionale ed umana’ è il tiepido August (Ben Whishaw), chiamato a redigere una sorta di verbale della speciale riunione, la cui famiglia è stata scomunicata anni prima. Perché, ovviamente, se le donne non perdoneranno l’abuso, quel che rischiano è per l’appunto la scomunica. E per una comunità a confessione mennonita non è cosa da poco: il personaggio Scarface (cicatrice sul suo volto) di

    Frances McDormand ne è l’esemplare dimostrazione. E non è un caso se sarà l’unica, alla fine, a restare nella comunità. Ben più combattive le altre, a vario titolo, tra cui la Salome di Claire Foy, e la Mariche di Jessie Buckley, mentre Ona/Mara argomenta in modo più pacato mentre porta in grembo il figlio frutto dell’aggressione subita, cui si allude in apertura del film. Aggressioni cui ammiccano anche i terribili simboli della dentiera dell’anziana, o il sangue steso con le mani sulle pareti come una pittura dell’orrore di un’altra più giovane, sulla scia del presunto stupro del fratello. Simboli fugaci perché il focus resta appuntato sulla discussione analitica del problema e la decisione da prendere al riguardo come soluzione.

    Il lato positivo di Women Talking - Il diritto di scegliere è dunque proprio quello di aver lasciato la violenza per lo più dietro le quinte, preferendo concentrarsi sull’analisi di motivi e

    soluzioni per un futuro diverso possibile, con la configurazione di nuovi cardini: condizioni civili, cui queste donne abusate mirano, per la sicurezza propria e dei propri figli. Quel che si evince, ancora una volta, è che non c’è riscatto della persona senza cultura. Nella comunità la scuola è solo per i maschi ed è ciò che deve cambiare, ma lontano da lì: se i ragazzi entro i quindici anni le seguiranno in una sorta di esodo comunitario, è perché, come considerato da August/Whishaw, l’irruenza sconsiderata della loro età green, può essere contenuta, se ben guidata con un’istruzione solida. Interessante al riguardo, la conversazione tra una giovane e August/Whishaw, consapevole del fatto che mentre lui ha fatto l’Università, per lei non sarà mai possibile: e quando lui manifesta la volontà di essere d’aiuto ed insegnare ai bambini, lei, con amarezza risponde: “è troppo tardiâ€. L’irreparabile ha già avuto luogo.

    Ma c’è

    anche chi non rinuncia a sognare, come ad esempio Ona/Mara: “siamo donne senza voce, e gli animali hanno più sicurezza di noi. Per questo dobbiamo sognareâ€. Mariche (Jessie Buckley) concluderà poi:

    “Abbiamo diritto a tre cose:

    1.Vogliamo che i nostri figli siano al sicuro.
    2. Vogliamo essere salde nella nostra fede.
    3. Vogliamo pensareâ€

    “Il tempo ci guariràâ€, ma in un tempo e in un luogo in cui la diversa prospettiva potrà anche, chissà, superare ogni trauma e, magari… considerare anche l’idea di quel perdono che, forse, sarebbe più opportuno, in casi così estremi, giungesse da quel Dio che si professa tanto ‘amorevole’.

    Pressbook:


    ENGLISH PRESSBOOK of WOMEN TALKING

    Links:

    • Rooney Mara

    • Frances McDormand

    • Ben Whishaw

    • Claire Foy

    • Jessie Buckley

    • Women Talking - Il diritto di scegliere (BLU-RAY + DVD)

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    Women Talking-Il diritto di scegliere- trailer ufficiale

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