Dal visionario regista Zhang Yimou (Hero, La foresta dei pugnali volanti), una storia con Matt Damon alle prese con la difesa dell'umanita' - RECENSIONE ITALIANA e Preview in English by Maggie Lee (www.variety.com) - Dal 23 Febbraio
"'La Grande Muraglia' è presente nei testi del nostro inno nazionale, ad esprimere un sentimento che pervade il cuore di tutto il popolo cinese. La utilizziamo spesso per poter parlare di concetti spirituali. Per tutti noi in Cina, la Grande Muraglia è un simbolo del nostro spirito nazionale: risuona in ogni cinese a rappresentanza delle nostre tradizioni e del nostro spirito... Nel film, la Grande Muraglia simbolizza la salvaguardia della pace e dello spirito nazionale. Ho creduto da subito nella forza di questa sceneggiatura, soprattutto quando ti porta a guardare alla Muraglia da un punto di vista diverso. La muraglia è stata costruita per proteggere la nostra terra dâorigine, e in questa dinamica fa veramente poca differenza se il nemico sia una persona reale o un mostro... Questo film è un omaggio alla storia e alla cultura cinese, peraltro interamente girato in Cina. Ciò che mi ha attratto in primo luogo sono stati gli elementi culturali presenti. Anche con la presenza dei mostri, credo di aver avuto in pieno lâopportunitĂ di esprimermi. Ă una storia affascinante, pervasa da temi interessanti e forti emozioni... Per riprodurre il mostro Taotie, abbiamo speso moltissime energie nella ricerca, inclusa la lettura del âShan-hai Jing', testo classico della cultura cinese che raccoglie la mitologia antica della nostra letteratura. Frutto dellâaviditĂ umana, mangiano voracemente. In Cina ancora usiamo la parola 'Tao Tie' per definire una persona che si abbuffa senza fondo. In unâaccezione positiva possono essere riferiti ai grandi banchetti e alle feste, ma nella cultura popolare sono spesso rappresentati come il peggiore nemico dellâuomo: la sua avidità è stata la causa della loro proliferazione e le conseguenze si scatenano direttamente sugli umani... Per cominciare la storia è avvolta da un fitto mistero. Quale è la vera storia di questi mostri? Come sono diventati cosĂŹ feroci? Quali sono le loro debolezze? Da quanti anni gli uomini combattono contro i loro attacchi? Che emozioni e reazioni sono nate fra i guerrieri che tentano di combatterli? Riescono a sopravvivere o soccombono a queste aggressioni? Ci sono molte cose da raccontare ed è un approccio totalmente differente dagli altri film con mostri e demoni... Ogni genere ha i suoi limiti e i monster movie non ne sono esenti. Devi necessariamente stabilire una serie di regole. Taotie è una tipologia di mostro che dalla mitologia è arricchito dalla nostra immaginazione, mentre il resto della storia si fonda su un terreno solido e su fatti storici. Non volevo che i personaggi umani avessero poteri soprannaturali, che avrebbero reso il racconto surreale. Quello che abbiamo fatto è stato lavorare molto sulla sintesi e sugli elementi piĂš importanti, ponendoci in una posizione realistica che potesse rendere la storia totalmente realistica. Scenografie, azioni, armi sono state pensate allâinterno di questi limiti ben precisi: la Grande Muraglia è un oggetto reale, pietra angolare del film e della Cina, costruita un mattone alla volta. Abbiamo deciso di approcciare la nostra storia nella stessa identica maniera"
Il regista Zhang Yimou
(The Great Wall; USA/CINA 2016; Fantasy; 104'; Produz.: Legendary East/Atlas Entertainment/Kava Productions/Le Vision Pictures/Legendary Pictures; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Sceneggiatura:
Max Brooks, Tony Gilroy, Marshall Herskovitz, Carlo Bernard, Edward Zwick e Doug Miro
Soggetto: Storia di Max Brooks, Tony Gilroy, Marshall Herskovitz, Carlo Bernard, Edward Zwick e Doug Miro.
Cast: Matt Damon (William Garin) Pedro Pascal (Pero Tovar) Tian Jing (Comandante Lin Mei) Willem Dafoe (Ballard) Andy Lau (Stratega Wang) Eddie Peng (Comandante Wu) Lu Han (Peng Yong) Kenny Lin (Comandante Chen) Hanyu Zhang (Generale Shao) Xuan Huang (Comandante Deng) Karry Wang (Imperatore) Ryan Zheng (Shen) Cheney Chen (Ufficiale imperiale) Pilou AsbĂŚk (Bouchard) Numan Acar (Najid) Cast completo
Vicky Yu (Tenente Xiao Yu) Bing Liu (Tenente Li Qing) Johnny Cicco (Rizzetti)
Musica: Ramin Djawadi
Costumi: Mayes C. Rubeo
Scenografia: John Myhre
Fotografia: Stuart Dryburgh
Montaggio: Mary Jo Markey e Craig Wood
Makeup: Paul Engelen (designer); Anna Lozano (supervisore); Daniel Lawson Johnston; Jana Carboni (per Matt Damon)
Casting: John Papsidera e Victoria Thomas
Scheda film aggiornata al:
30 Marzo 2017
Sinossi:
In breve:
The Great Wall racconta la storia di un gruppo scelto, alle prese con la valorosa difesa dellâumanitĂ su uno dei piĂš iconici monumenti del mondo.
In dettaglio:
The Great Wall ĂŠ ambientato in una regione del nord della Cina durante un passato in cui mercenari come William Garin, alla guida di cinque soldati abituati alla guerra e in fuga da recenti combattimenti, sono alla caccia di ricchezza, potere e gloria. Uno dei componenti del gruppo, un francese di nome Bouchard, è venuto a conoscenza di una nuova arma, una polvere esplosiva che potrebbe garantirgli tutte le ricchezze che cercano. La polvere da sparo ĂŠ un esplosivo talmente raro e prezioso da divenire il âSacro Graalâ della guerra, un tesoro ambito per cui molti morirebbero. Dopo essere sopravvissuti a un brutto guaio con un clan di nomadi nel deserto, il gruppo è attaccato durate la notte nellâaccampamento allestito in una valle solitaria da un esercito nascosto. Prima di perdere i propri compagni durante lâimboscata, Garin e Tovar trovano una strana pietra magnetica al fianco dellâartiglio reciso di ciò che li ha ferocemente aggrediti. Qualcosa che non hanno
mai visto. Seriamente danneggiati, i due sopravvissuti raggiungono la Grande Muraglia e si consegnano a un esercito sconosciuto di guerrieri chiamato lâOrdine Senza Nome, che si raccoglie in un ambiente protetto chiamato la CittĂ Fortezza - un vivace avamposto militare con incredibili tecnologie che contribuiscono a proteggere i suoi abitanti da un malvagio nemico che si sta materializzando fuori dalla Muraglia. Immediatamente imprigionati, sono incatenati e interrogati da un tribunale guidato da un trio composto dal Generale Shao, riverito comandante dellâOrdine Senza Nome (un vasto esercito di soldati, oltre i 100.000, diviso in cinque reggimenti riconoscibili dalle loro colorate uniformi, dagli animali presi a simbolo e dalle regole che li uniscono), lo Stratega Wang, scienziato e storico della fortezza e la guerriera Lin Mae, che comanda il battaglione di sole impavide donne trapeziste. Le domande rivolte alla coppia non riguardano esclusivamente gli artigli della creatura, ma anche su quanto Garin ha trovato prima dellâuccisione del mostro. Qualcosa che incuriosisce il saggio scienziato della fortezza, Wang: il misterioso magnete che potrebbe rivelarsi un vantaggio per affrontare il malefico nemico che arriva dallâesterno. Shao, comunque, ĂŠ affascinato dallâartiglio mozzato, che appartiene a una specie selvaggia chiamata Tao Tei, una razza di antiche e mitologiche bestie che vive allâinterno della montagna di Giada e riemerge dallâoscuritĂ ogni 60 anni per otto giorni per nutrirsi e punire lâaviditĂ degli uomini. La Tao Tei ĂŠ una razza in continua evoluzione, con una forza dâattacco che si dipana su tre livelli e ha capacitĂ telepatiche di cui la popolazione comune non sospetta neanche lâesistenza: al massimo leggende e pettegolezzi girano fra chi non li ha mai visti e non ha mai combattuto contro di loro. Si aggiunge la curiositĂ e la meraviglia per il trofeo di battaglia di Garin, un oggetto che i guerrieri cinesi hanno per la prima volta lâopportunitĂ di vedere e analizzare. Qualsiasi uomo che riesca ad uccidere un Tao Tei in un combattimento a stretto contatto deve essere senza dubbio un guerriero valoroso. Garin e Tovar sono ben consapevoli che senza risposte immediate per i loro carcerieri non potranno mai uscire dalla fortezza vivi. Durante la prigionia conoscono un misterioso compagno di cella di nome Ballard, da molto tempo rinchiuso nella Muraglia, che si rivela come lâunica possibilitĂ di sopravvivenza. Ballard illustra loro il proprio piano di fuga dalla fortezza raccontando anche di una nuova potente arma sviluppata da chi li tiene imprigionati, un bottino alla cui ricerca per cui la coppia ha viaggiato in lungo e largo. Il piano di Ballard? Rubare la âPolvere Neraâ dellâOrdine e scappare dalla fortezza, compromettendo il proprio onore in cambio della salvezza. Se Ballard riesce a coinvolgere Tovar a dare forma al piano, Garin inizia a interrogarsi se non sia corretto piuttosto dimostrare sacrificio, coraggio e onore al fianco dei guerrieri della fortezza aiutando lâEsercito nel difendersi dallâattacco dei Tao Tei durante la brutale battaglia che potrebbe renderlo un eroico combattente. Quando si profila il combattimento finale con le spaventose creature, Garin si trova a dover decidere: assecondare la sua identitĂ mercenaria e fuggire con Ballard e Tover, o raggiungere lâimmortalitĂ unendosi allâOrdine Senza Nome nel resistere ai furiosi assalti sulla Grande MuragliaâŚsapendo che la sua scelta potrebbe dover significare anche trovarsi fra la vita e la morte.
Short Synopsis:
A mystery centered around the construction of the Great Wall of China
When a mercenary warrior (Matt Damon) is imprisoned within the Great Wall, he discovers the mystery behind one of the greatest wonders of the world. As wave after wave of marauding beasts besiege the massive structure, his quest for fortune turns into a journey toward heroism as he joins a huge army of elite warriors to confront the unimaginable and seemingly unstoppable force
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Lo scenario ambientale, tra vie desertiche in mezzo alle montagne è il primo protagonista. Un manipolo di uomini speculare ad un manipolo di cavalli, un preliminare inseguimento di nomadi, e poi lei. La prima vera prima donna: la Grande Muraglia. E una storia che non aveva necessità di essere accompagnata dalla didascalia iniziale, come una damigella di scorta ad un grande corteo, per avvertire della matrice leggendaria. Una leggenda che scarta dal surreale perchÊ non rinuncia al realismo. Un realismo spettacolare, di un fascino ammaliante, tanto quanto i mirabili movimenti di macchina da presa che spirano incantevoli venti d'Oriente nelle mani e nella mente del grande regista cinese Zhang Yimou (Lanterne rosse, Hero, La foresta dei pugnali volanti). Le grandi panoramiche su ambientazioni e su eserciti tanto massicci non perdono mai di vista i dettagli, i primissimi piani e il calore umano avvolgente rischiarato alla calda luce di un fuoco.
Ma detto questo, il The Great Wall di Zhang Yimou non può essere raccontato, deve essere visto, per assaporare appieno il gusto di usi, costumi ed armi attraverso tradizioni tanto antiche da servirsi della mitologia, allo scopo di porgere, tra simboli ed allegorie, il messaggio morale che, soprattutto nelle favole e nei fantasy, non manca mai. E' dunque di scena la Cina di un antico passato collocato approssimativamente attorno al 1.100 a.C., durante la dinastia Song, quando la Muraglia - tanto quanto le nostre, ben piÚ modeste per dimensioni ma non meno suggestive, mura medievali che accerchiano le città piÚ antiche - era l'equivalente di difesa ai piÚ alti livelli. E' qui che entra in gioco la mitologia, cui il contesto realistico apre una sorta di arco di trionfo amplificato dal tocco epico. Difesa non dagli uomini, per una volta, bensÏ da una micidiale creatura chiamata Tao Tei, una malefica
specie dalle micro dinosauriche sembianze ma di intelligenza superiore, capitanata da una sua regina che impartisce ordini tramite impulsi telepatici. Malefica specie che, per l'appunto secondo la mitologia dell'antica letteratura cinese, si affaccia ogni sessant'anni dal cuore di una montagna per attaccare e nutrirsi di esseri umani. Bestie di stampo preistorico, con l'intelligenza aliena degna di un sci-fi, declinata invece sull'action-fantasy, il cui tratto distintivo è una voracità senza limiti e confini, una portata distruttiva irrefrenabile. Lo specchio perfetto dell'avidità umana, un peccato che reclama la massima punizione.
E' tutto questo che si trovano a fronteggiare due mercenari come il William Garin di un intensamente impeccabile Matt Damon, perfettamente a suo agio nelle vesti di super talentuoso arciere, ed il suo compare, fratello d'armi spagnolo, Pero Tovar (Pedro Pascal), entrambi fatti prigionieri dal misterioso - e dal nostro punto di vista aggiungeremmo volentieri 'eccentrico' - esercito, conosciuto come lâOrdine Senza
Nome. Un ordine per il quale i colori sono un distintivo riconoscimento di ruolo in cui si riconosce facilmente una falange interamente al femminile addestrata per interventi da far impallidire anche il piĂš blasonato degli spettacoli circensi. Sono una festa per gli occhi i combattimenti in cui queste giovani, la squadra delle Gru, sfidano la forza di gravitĂ , capitanate dallâindomita guerriera e leader Lin Mae (rinomata nel panorama asiatico l'interprete Jin Tian). E non è che una sottilissima fetta dell'intera torta.
L'asse portante dell'intero spettacolo si assesta sull'incrocio di due antitetiche culture e dei loro opposti modi di pensare, in cui questa volta l'Oriente si permette di impartire una lezione di valori morali all'Occidente. E questo ha molto a che vedere con il realismo della storia e ben poco con la mitologia. Lo ben ha rimarcato il produttore Charles Roven: Al periodo in cui è ambientata la nostra
storia i Cinesi erano una delle societĂ piĂš evolute di sempreâŚ. raggiungendo risultati che in Occidente non si erano mai visti. La polvere da sparo, ad esempio, motiva i mercenari della nostra storia, che sono selvaggi di fatto interessati solo alla propria sopravvivenza. Quando si imbattono in una comunitĂ che lotta per la salvezza dellâumanitĂ devono necessariamente rivalutare tutto". Di contro al suo compare e al sinistro Ballard di Willem Dafoe di cui facciamo conoscenza alla fortezza nel segno dell'emblema dell'aviditĂ umana, il personaggio di Matt Damon scoprirĂ a suo tempo di doversi far carico di questa rivalutazione. Una rivalutazione che per suo tramite riallinea Occidente ed Oriente sulla stessa lunghezza d'onda. E senza il ricorso a banali happy ending.
The Great Wall segna cosĂŹ il felicissimo debutto alla regia di una produzione interamente inglese con il budget piĂš imponente per un film girato interamente in Cina, il che gli vale
il primato come maggiore co-produzione mai realizzata nel Paese. Un'operazione che ha prodotto una tessitura autoriale in grande stile ed emotivamente appassionante. Le chiare fresche e dolci acque sgorgano d'altra parte da un'ottima sorgente: dalla maestositĂ delle immagini zampillano i rivoli della cristallina scrittura a firma di autori come Tony Gilroy (Michael Clayton, The Bourne Legacy), Carlo Bernard & Doug Miro (Prince of Persia - Le Sabbie del Tempo, LâApprendista Stregone - The Sorcererâs Apprentice). Che con la regia di Zhang Yimou celebrano un matrimonio esotico perfetto.
Secondo commento critico (a cura di Maggie Lee, www.variety.com)
Matt Damon doesn't save China in this capably directed but generic fantasy spectacle extolling Chinese culture and military excellence.
Commanding Chinaâs most expensive production, with probably the biggest input from Hollywood talent ever, blockbuster Chinese director Zhang Yimou capably gives period fantasy-action âThe Great Wallâ the look and feel of a Hollywood blockbuster, but his signature visual dazzle, his gift for depicting delicate relationships and throbbing passions are trampled by dead-serious epic aspirations.
Those who ranted against the project as another case of Hollywood âwhitewashingâ in which Matt Damon saves China from dragons may have to bite their tongue, for his character, a mercenary soldier who stumbles into an elite corps fighting mythical beasts, spends the course of the film being humbled, out-smarted, and re-educated in Chinese virtues of bravery, selflessness, discipline, and invention. In between the cultural cheerleading, there are some highly watchable war and monster spectacles, though none
so original or breathtaking as to stop one from associating them with the âLord of the Ringsâ trilogy or its imitators.
With a reported $150 million budget, the film rolls out in China mid-December with little competition in cinemas, boosted by a massive marketing campaign, which should draw full houses in the first week at least â though âThe Great Wallâ has a lot to recoup and will be hard-pressed to beat Stephen Chowâs charmingly lo-tech romantic fantasy âThe Mermaid,â which still holds the record as Chinaâs top-grossing film with nearly $489 million. While its marriage of Hollywood production values with Asian elements may skew the film toward a more culturally open-minded audience, the generic storytelling and lack of iconic characters will make it a tough sell stateside when Universal releases it on Feb. 17.
The film opens like a spaghetti western in the Gobi Desert, as mercenary soldiers William Garin (Damon)
and Pero Tovar (Chilean-born actor Pedro Pascal from âGame of Thronesâ) flee the attack of Khitans, and Damonâs character procures the claw of an unknown creature by fluke. They arrive at a fortress on one segment of the Great Wall and are captured by the Nameless Order, an elite army led by General Shao (Zhang Hanyu) to fight Taotie, ravenous beasts that rise locust-like from the nearby Jade Mountain every 60 years to devour humans and everything else in their wake.
The mechanical screenplay keeps the battles coming with accelerating size and peril. Shot with sweeping agility by Stuart Dryburgh (âAlice Through the Looking Glassâ) and Zhang regular Zhao Xiaoding, using the Arri Alexa 65 and other state-of-the-art cameras, images of leaping movement appear with extraordinary sharpness in the 3D IMAX format. As the entire horde lays siege to two pagodas, the finale evinces the raw threat of a zombie apocalypse
while the resplendent colored glass windows inside the pagodas form a romantic and distinctly Chinese backdrop.
Yet, with rapid-fire editing by Mary Jo Markey (âStar Wars: The Force Awakensâ) and Craig Wood (the âPirates of the Caribbeanâ franchise), viewers are also overwhelmed by the inability to take in everything before the film abruptly lulls again to make room for more exposition and drama. This is especially true in an otherwise gripping setpiece in which Garin helps the soldiers capture a live Taotie, as the intricate human offensives are clouded by fog and dust.
Though the film plays with the idea that Chinaâs Great Wall may have been erected to keep out invaders more intimidating than mere mortals, the idea isnât necessarily original, having already inspired the 2009 Japanese manga âAttack on Titan,â which depicts a community that has built concentric walls to ward off man-eating giants. The Nameless Order, with its five
corps named after and touting the combat styles of the crane, bear, eagle, deer, and tiger, resembles the three-tiered military in âTitan.â (In particular, the Crane Corps, made up of all-female aerialists, swing around in a tethering system that invites close parallels with the âVertical Maneuvering Equipmentâ in âTitan.â)
That wouldnât be such a problem if Zhang or his scribes had devoted even a smidgen of time to giving the respective commanders identities or backstories. Instead, though they are played by recognized actors (Eddie Peng, Kenny Lin Gengxin) with proven ability and charisma, these characters are just glorified cameos, stomping around in heavy armor looking angry or worried or both. Since most of the Chinese characters are portrayed as flawless paragons, they end up looking like cardboard cut-outs with no emotional dimension. This makes former K-pop idol Lu Han, with his characteristic boyish coyness, stand out as a cowardly foot soldier
whose valor grows through his friendship with Garin.
The only character who hogs the spotlight is Lin Mae (Jing Tian), commander of the Crane Corps, as sheâs the one who impresses Garin with the Chinese peopleâs altruism in fighting not for money, but for the salvation of humankind. Perhaps the sheer amount of English dialogue constrains her performance, but Jing is completely wooden in her exchanges with Damon, even though Lin and Garin are supposed to develop a grudging respect and warmth for each other. Their dynamic feels especially awkward in static close-ups (and hers are numerous), when sheâs most expressionless.
Itâs heartening that a film with European protagonists doesnât cave to the controversial âwhite saviorâ syndrome seen in movies such as âForbidden Kingdom.â But Damonâs role as a money-grubbing, lying, and smelly foreign mercenary is dubiously similar to the boozy, uncouth, opportunist mortician Christian Bale played in Zhangâs âThe Flowers of
War,â and he too is schooled in Chinese values of self-sacrifice by a coterie of âprofessionalâ women. Given very little complexity to round out his character, Damon forges a presence in the scenes of physical exertion, but donât expect any award nominations.
As for his selfish and unlikable sidekick, Pascalâs lines fall flat as comic relief and sound worse in translation, while a gaunt-looking Willem Dafoe is wasted as a minor villain.
Zhangâs bold use of color schemes and lustrous lighting, notably in âCurse of the Golden Flowerâ or âHeroâ are subdued by âMemoirs of a Geishaâ production designer John Myhreâs stately contributions, which avoid chinoiserie in favor of subtle Chinese period details that most viewers will overlook in the flurry of action. And despite much being made of the Taotie, which were conceived from ancient Chinese mythology and invested with a philosophical dimension as the symbol and scourge of greed, their
form and movement are not so distinct from Orcs or mini-Godzillas.
First announced in August 2011 as a English-speaking tentpole project to kickstart Legendary East, the new Chinese arm of Legendary Pictures (now acquired by Chinaâs Wanda Media), âThe Great Wallâ builds on such east-west collaborations as âDragon Bladeâ and the Justin Lin-produced âHollywood Adventures.â Early on, the project was to be helmed by âThe Last Samuraiâ director Edward Zwick, who planned to co-write the script with Marshall Herskovitz, working from a concept from Legendary CEO Thomas Tull and âWorld War Zâ author Max Brooks. Henry Cavill, Benjamin Walker, and Zhang Ziyi were at one time attached to star, though the final form was written by Carlo Bernard, Doug Miro, and Tony Gilroy, featuring more Mandarin dialogue and a bigger proportion of Chinese cast.