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    BAARÌA: 'LUMÌE DI SICILIA' NEL LIMBO DEI RICORDI PER GIUSEPPE TORNATORE CHE GUARDA ALLA SUA NATALE BAGHERIA (BAARÌA), ALIAS 'PORTA DEL VENTO', QUALE OMBELICO DEL MONDO

    Dalla 66. Mostra del Cinema di Venezia

    "BAARÌA è un suono antico, una formula magica, una chiave. La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il senso del mio film più personale. Una storia divertente e malinconica, di grandi amori e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi... Ma BAARÌA è anche il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana lungo il corso principale. Poche centinaia di metri, tutto sommato. Ma percorrendole avanti e indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti".
    Il regista e sceneggiatore Giuseppe Tornatore

    (Baaria ITALIA, FRANCIA 2009; drammatico; 150'; Produz.: Medusa Film/Quinta Communications/Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC); Distribuz.: Medusa Film)

    Locandina italiana Baarìa

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    See Short Introduction at the voice 'Soggetto' and 'Synopsis'/Sinossi in ENGLISH

    Titolo in italiano: Baarìa

    Titolo in lingua originale: Baarìa

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Giuseppe Tornatore

    Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore

    Soggetto: PRELIMINARIA:

    In base ad una delle innumerevoli etimologie possibili, Bagheria deriverebbe anche da Bab el gherid, che in arabo dovrebbe voler dire Porta del vento. Ma, da che mondo è mondo, noi l’abbiamo sempre chiamata
    Baarìa. Si, Baarìa, provincia di Palermo, il paese dove sono nato e cresciuto sino all’età di ventotto anni. Troppi per don Fabrizio Salina, il Principe de Il Gattopardo, che sosteneva si dovesse abbandonare la Sicilia prima del diciassettesimo compleanno, per impedire al carattere degli uomini
    d’assimilare i difetti dei siciliani. Io, dunque, ho fatto a tempo ad assorbirli tutti. Primo, certamente, il credere che il luogo in cui si è nati sia l’ombelico del mondo, anzi il mondo stesso. Ultimo, ma non meno grave, l’effimero rifugiarsi nel limbo dei ricordi una volta appurato che il mondo, in realtà, era sempre stato da un’altra parte e girava senza di noi. Ecco, è forse per rincorrere l’ingenuità perduta il giorno in cui sono sceso dalla nave della Sicilia, o peggio, per essere coerente con le mie tare di baariòto, che da più di vent’anni (sebbene qualche traccia sia già emersa nelle mie opere d’ambiente siciliano) rimugino di farci un film su quella stagione ineffabile e senza tempo della mia vita in cui l’Universo nasceva a
    via Gioacchino Guttuso 114, si snodava da piazza Madrice lungo lo stratonello di corso Umberto I, e finiva alla rotonda di Palagonia. Poche centinaia di metri, tutto sommato. Ma percorrendole avanti e indietro per anni, potevi imparare ciò che il mondo non ti avrebbe mai insegnato.
    Giuseppe Tornatore

    A SHORT INTRODUCTION
    One of the countless possible etymologies has it that Bagheria might also derive from Bab el gherid, which in Arabic apparently means The Gateway of the wind. But, from time immemorial, we’ve always called it Baarìa. Baarìa, in the Palermo province, the town where I was born and raised up to the age of 28. Too old according don Fabrizio Salina, the Prince in The
    Leopard, who claimed that young men should leave Sicily before they turned seventeen to avoid absorbing into their character the typical Sicilian
    flaws. So I had the time to absorb them all. First of all, definitely, the idea that wherever you were born is the centre of the world, indeed, is the world itself. And lastly, but no less serious, the ephemeral escape into the limbo of your memories as soon as you realise that the world has actually always been elsewhere and has kept on turning without you.
    Well, it is perhaps to recapture the innocence I lost the day I disembarked from my ship from Sicily or, even worse, to be consistent with the flaws I have by being a baariòto that, for over twenty years (some traces had already surfaced in my works set against a Sicilian background), I have been thinking about making a film about the unique and timeless season in my life when the Universe started in via Gioacchino Guttuso 114, unfolded from piazza Madrice along the alley of Corso Umberto I, and ended at the roundabout di Palagonia. It’s only, all in all, a few hundred metres. But if you walk them up and down for years, you could learn what the whole world will never be able to teach you.

    Giuseppe Tornatore

    Cast: Francesco Scianna (Peppino)
    Margareth Madè (Mannina)
    Nicole Grimaudo (Sarina giovane)
    Angela Molina (Sarina adulta)
    Lina Sastri (Tana e mendicante)
    Salvo Ficarra (Nino)
    Valentino Picone (Luigi)
    Gaetano Aronica (Cicco adulto)
    Alfio Sorbello (Cicco giovane)
    Luigi Lo Cascio (Figlio mendicante)
    Enrico Lo Verso (Minicu)
    Nino Frassica (Giacomo Bartolotta)
    Laura Chiatti (Studentessa)
    Michele Placido (Esponente PCI)
    Vincenzo Salemme (Capocomico)
    Cast completo

    Musica: Ennio Morricone

    Costumi: Antonella Balsamo e Luigi Bonanno

    Scenografia: Maurizio Sabatini

    Fotografia: Enrico Lucidi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    'Baaria' recupera l'etimologia originaria dell'antica Fenicia dell'odierna città siciliana di Bagherìa. Lo scenario elettivo per una storia drammatica che abbraccia tre generazioni di una famiglia locale. Tre generazioni per un secolo di storia italiana, a cavallo tra le due Guerre Mondiali e uno scenario politico che vede l'avvicendarsi di Fascismo, Comunismo, Democrazia Cristiana e Socialismo.

    IN DETTAGLIO:

    Una storia, divertente e malinconica, di grandi passioni e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi… Una famiglia siciliana raccontata attraverso tre generazioni: da Cicco al figlio Peppino al nipote Pietro… Sfiorando le vicende private di questi personaggi e dei loro familiari, il film evoca gli amori, i sogni, le delusioni di un’intera comunità vissuta tra gli anni trenta e gli anni ottanta del secolo scorso nella provincia di Palermo: negli anni del Fascismo Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della Seconda Guerra Mondiale, suo figlio Peppino s’imbatte nell’ingiustizia e scopre la passione per la politica. Nel Dopoguerra, il fatale incontro con la donna della sua vita. Una relazione osteggiata da tutti perché Peppino è diventato comunista. Ma i due ragazzi riusciranno a realizzare il loro sogno d’amore.

    SYNOPSIS:
    An amusing and wistful story of great passions and passionate utopian dreams. A legend thronged with heroes … A Sicilian family depicted across three generations: from Cicco to his son Peppino to his grandson Pietro… Touching lightly upon the private lives of these characters and their families, the film evokes the loves, dreams and disappointments of an entire community in the Palermo province between the ‘30s and the ‘80s of the past century: during the Fascist period, Cicco is a humble shepherd who, however, finds time to pursue his passion: books, epic
    poems, the great popular romance novels. In the days when people went hungry and during World War II, his son Peppino witnesses injustice and discovers a passion for politics. After the war, his fateful encounter with the woman of his life. A relationship opposed by one and all because Peppino has become a Communist. But the two young lovers will succeed in fulfilling their dream.


    Dalla >brochure< di Baarìa.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    DALLA SICILIA CON FERVORE… SUL FILO DELLA MEMORIA STORICA E AFFETTIVA TORNATORE PASSA DALLA SUA ‘BAARIA’ E SI FERMA TANTO A LUNGO QUANTO GLI SERVE PER RACCOGLIERE TUTTO QUELLO CHE RIESCE A RECUPERARE E CONTENERE NELLA SUA INFINITA CORNUCOPIA, OFFRENDOCELO CON UNA GENEROSITA’ CHE FINISCE LETTERALMENTE PER TRAVOLGERCI… MA FORSE FACEVA PARTE DEI SUOI PIANI PER RISCUOTERCI, A SUO MODO, DAL NOSTRO TORPORE, RICORDANDOCI, DALL’ALTO DELLE SUE PERSONALI CONVINZIONI, EPOCHE IN CUI RESTARE PASSIVI NON ERA CONTEMPLATO. EPOCHE IN CUI TOLLERANZA, SOLIDARIETA’, AMICIZIA, AMORE, SGORGAVANO DALLA CARESTIA E NON CERTO DALL’ABBONDANZA, COMBATTUTA PERALTRO CON ORGOGLIO E DIGNITA’ E TALVOLTA PERSINO CON UNO SPICCATO SENSO DELLO HUMOUR

    E così, dopo una fervida attesa internazionale, voltata l’indimenticabile pagina de La sconosciuta, Baarìa approda finalmente alla 66. Mostra di Venezia per la sua Anteprima Mondiale. E per noi che adoriamo i film di Giuseppe Tornatore, da Nuovo cinema Paradiso a La leggenda del pianista

    sull’oceano fino, appunto, a La sconosciuta, è una grande soddisfazione. Il film non tradisce peraltro le nostre aspettative in odore di kolossal da neorealismo romantico dai tratti baroccheggianti ma - c’è un ma - non crediamo comunque di poter guardare a Baarìa come alla fatica cinematografica migliore di Giuseppe Tornatore. E in tal senso non vi è dubbio che questa sia senz’altro l’opera che, dall’alto dei suoi 25 milioni di Euro di costi complessivi, proprio in termini di fatica, abbia poi finito per sovrastare un po’ i suoi precedenti film. Film da cui già occhieggiava quell’anima sicula innamorata della celluloide con la C maiuscola fin dall’infanzia. Non è un caso che nella fittissima messe degli argomenti trattati in Baarìa, il cinema nel cinema - ma anche il teatro, lo spettacolo, il ballo popolare - compaiano con sì insisitita frequenza, con omaggi al cinema muto, a Fellini, Sergio Leone e molto

    d’altro. Lo scambio tra i due bambini delle figurine con alcuni fotogrammi di film celebri - tra cui Italiani, brava gente, Il buono il brutto e il cattivo - non è che una delle numerose carezze con cui Tornatore si diletta a vezzeggiare la celluloide doc.

    Ma Baarìa è un progetto che Tornatore carezzava peraltro da molto tempo ma che non si decideva a tirar definitivamente fuori dal cassetto, consapevole della sua dimensione, estremamente ambiziosa e complessa. Perché significava riallacciarsi alle viscere delle proprie origini, ripercorrere spaccati di storia locale tipici di un centro di provincia eletto però a metafora di molti altri, e dunque in grado di ricondurre ad un’immagine circostanziata, solo in apparenza, di fatto specchio e voce aperta verso riflessi e riverberi a ben più ampio spettro. E fare questo, abbracciare la storia di una famiglia siciliana, in tutta la sua poliedrica ricchezza di un quotidiano vissuto e

    sofferto a tutto tondo, attraverso una dimensione assolutamente corale, e raccontarla attraverso ben tre generazioni, significava davvero abbracciare molto. Se poi a tale bagaglio tematico si vuole dare voce piena, così come ha inteso fare Tornatore, caldeggiando cadenze minimaliste e non solo sul piano scenografico, raccogliendo senza risparmio ogni vena di umanità al culmine dei suoi drammi, passando per l’ironia e perfino per la comicità, orgogliosamente incorniciati da un’aura onirico-surreale, si può ben immaginare lo sforzo che siffatta operazione possa aver richiesto.

    Forse è sulla base di questa onerosa consapevolezza che Tornatore, soprattutto nella prima parte del film, ci sorprende con il reiterato contrasto di ritmi lenti e meditati a delle vere e proprie bagarre cariche di caotico frastuono, accostando intimamente tra loro tessere fatte del cosiddetto ‘cinema di sguardi’ a vere e proprie esplosioni di frenesie corali straripanti da episodi multipli di passioni civili e morali cittadine: dai comizi e

    manifestazioni politiche di piazza alle feste del Santo patrono pronte ad irrompere sullo schermo dopo un breve pacato scambio di battute tra paesani.
    Nella Baarìa di Tornatore c’è ampio spazio non per un piccolo centro di provincia ma per un mondo intero, qui invitato caldamente a non poche riflessioni rivolte alla contemporaneità: le semplici spiegazioni elargite dal padre Peppino (Francesco Scianna) alle candide domande del proprio figlio, calzano a pennello come pretesto per una riflessione comune: “… riformista è chi sa che a sbattere la testa contro il muro è la testa che si rompe, non il muro…”. Ma l’epicentro si raggiunge quando il figlio chiede “Perché tutti dicono che abbiamo un brutto carattere?”. La risposta è di quelle che la dicono lunga: “Forse perché è vero… oppure… perché crediamo di poter abbracciare il mondo ma abbiamo le braccia troppo corte…”.

    Ma l’aspetto più bello e riuscito nel film è senz’altro

    la capacità di farci scoprire - o di ricordare a chi già la conosce - la tempra del popolo siciliano di fronte alla litanìa di sofferenze che ne ha cadenzato il percorso. Non vi è parvenza di omertà ma un trionfo di schiettezza, di solidarietà e di amicizia e comprensione anche nei confronti di chi si è trovato a tradire, del tutto o in parte, i propri ideali. Vi è orgoglio nostrano e strenua difesa della dignità umana e non solo personale - l’ostentazione di povertà e fame o soggiogarsi ad un regime non sono contemplati - vi è una capacità reattiva cui non siamo abituati a pensare, guardando, ma solo da lontano e sicuramente senza troppa cognizione, alla Sicilia di oggi, qui sollecitata, sempre sul filo della metafora globale, alla riscossa. Il simbolo di questa riscossa nel film è affidato all’idealista e attivista comunista Peppino (Francesco Scianna) che, con

    la splendida Mannina (ex modella e neo attrice Margareth Madé), costruisce il suo nido d’amore radicato in una famiglia numerosa e affamata, non sempre appagata dalle sue belle parole e dai suoi sogni passionali. Certo che a sentir decantare oggi qualcuno sul letto di morte la bellezza della politica fa davvero un po’ strano. Di questi tempi la passione per la politica, al di là degli schieramenti, è venuta meno da un pezzo. E del resto è solo una tra le tante altre cose che sono venute a mancare. Così, dall’alto della sua talora ‘ampollosa’ Baarìa, Tornatore si prende tutto il tempo per carezzare le sue radici dalla finestra della memoria storica non disgiunta da quella affettiva, rendendoci partecipi persino di frammentari ‘documenti’ d’infanzia, e nella generosità tipica dei siciliani, si dimentica - anzi, non vuole proprio farlo - di selezionare, di alleggerire il carico, preferendo svuotare interamente

    la sua cornucopia, conservata gelosamente negli anni. Sa e spera che travolgendoci ci sveglieremo dal torpore.

    Commenti del regista

    "Non è autobiografico ma un film personale, quello che si avvicina di più a 'Nuovo Cinema Paradiso'. C'è nostalgia, anche malinconia e la risata che ci porta a riflettere, e ci ricorda che la passione politica e civile è stata per tutti noi qualcosa di positivo".

    Altre voci dal set:

    ENNIO MORRICONE (colonna sonora): “Il mio lavoro parte dalla attentissima lettura della sceneggiatura. Del film voglio sapere tutto. Personaggi, snodi narrativi, ambientazione, periodo storico. Sin dal primo approccio a Baarìa mi sono reso conto che sarebbe stata un'opera complessa e molto delicata. Una cavalcata storica attraverso i primo decenni del Novecento, ma anche il film in cui Tornatore avrebbe reso omaggio alla sua terra natale e per riflesso alla sua famiglia”.

    MAURIZIO SABATINI (scenografia): "Lavorare con un regista come lui (Tornatore) non capita esattamente tutti i giorni. Il lavoro di documentazione ...ha assunto immediatamente i tratti di una ricerca meticolosa e certosina. Sarebbe stato fondamentale non lasciare nulla al caso e gettare delle basi solide per la costruzione di una macchina scenica complessa come poche altre.".

    Pressbook:

    PRESSBOOK in ITALIANO di BAARIA

    Links:

    • Giuseppe Tornatore (Regista)

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    • Beppe Fiorello

    • 66 Mostra: Lido di Venezia 2 settembre 2009 MINI PRESS CONFERENCE & DINTORNI: BAARIA di GIUSEPPE TORNATORE (Interviste)

    • 66. Mostra del Cinema di Venezia (2-12 Settembre 2009) - A GIUSEPPE TORNATORE, con la sua 'BAARIA', l'onore di aprire i battenti della kermesse internazionale lagunare (Anteprime)

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