La 'Madre' tragica di Bong Joon-ho regista di 'Parasite'. In sala dopo 12 anni un capolavoro dell'autore coreano
11/06/2021
- ROMA, 11 Giugno - A volte succede, se ti chiami Bong Joon-ho e sei il regista che con PARASITE ha vinto tutto (Palma d'Oro e Oscar come miglior film, regista, sceneggiatura originale e film straniero), che un tuo film come MADRE, datato 2009, arrivi in sala dopo 12 anni. E va aggiunto, per nostra fortuna.
Già a Cannes a Un Certain Regard, il film distribuito da giovedì 1 luglio da Pier Francesco Aiello per PFA Films ed Emme Cinematografia, racconta, con la forza a volte disturbante dell'estetica coreana, un amore materno, l'unico davvero eterno e privo di volubilità, fin dentro l'orrore.
È il caso appunto della donna interpretata da Kim Hye-ja, vera icona dell'industria cinematografica coreana, una madre che vive con un figlio di ventisette anni, Do-joon (Won Bin), con evidenti carenze intellettive.
È subito chiaro che questo ragazzo è l'unica ragione di vita di questa donna, oggetto di un amore anche più grande perché destinato ad essere un eterno bambino.
Così quando una notte il ragazzo torna a casa ubriaco e la mattina dopo viene trovata morta una studentessa, tutta una serie di coincidenze portano ad accusare Do-joon che, sotto la pressione di un corpo di polizia abbastanza cialtrone e opportunista, confessa.
Ma la madre, che per vivere raccoglie erbe medicinali e fa agopuntura, dietro i suoi modi gentili nasconde una 'mamma Roma'. Insomma non mollerà certo il figlio al suo destino, attraverso tutta una serie di accadimenti e colpi di scena gestiti con grande bravura da Kim Hye-ja.
Incipit straordinario con la protagonista che balla in un campo di grano in una prospettiva romantica alla Caspar David Frederich.
(ANSA CINEMA)
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