NEMICO PUBBLICO DI MICHAEL MANN CON JOHNNY DEPP, CHRISTIAN BALE E MARION COTILLARD
07/11/2009
- (ANSA) - La turpe epopea di John Dillinger, rapinatore di professione, controverso Robin Hood americano negli anni della Grande Depressione, incanta da sempre Hollywood che gli ha dedicato ben 17 film, senza contare la riflessione paradossale sul medesimo tema del film di Marco Ferreri, 'Dillinger e' morto'. Al 18° tentativo MICHAEL MANN mette la firma del maestro a questa storia di guardie e ladri che vide il rapinatore braccato per oltre un anno dagli agenti dell'FBI, ferito a morte dal Federale Melvin Purvis grazie alla 'soffiata' di una ragazza compiacente. MARION COTILLARD (premio Oscar l'anno scorso) e' invece la 'Pupa del gangster'.
Ci si e' spesso interrogati su cosa faccia di MICHAEL MANN un maestro, in un cinema che lo ha spesso esaltato come abile artigiano e perfetto regista di divi ma che mai gli ha concesso i galloni dell'artista. Cineasta ''muscolare'' che ricama da sempre sul tema dell'eroe solitario, apparentemente vincente ma nei fatti sconfitto dal ''doppio'' di se stesso, MICHAEL MANN ha messo insieme mostri sacri come De Niro e Pacino ('Heat') rivisitato saghe tipicamente americane ('L'ultimo dei Moicani'), miti moderni ('Ali'' dedicato a Cassius Clay) e, caso quasi unico nel panorama di Hollywood, si e' fatto le ossa in tv con Miami Vice. Nella storia di Dillinger entra quasi in simbiosi con il suo protagonista ma evita di mitizzarlo facendone un giovane ribelle ''senza causa'' che divenne popolare perche', mentre rapinava le banche, mandava anche al rogo i debiti e le ipoteche della povera gente. Sparava come un dannato, amava il lusso e le belle donne, fu tradito dalle sue debolezze.
LA REDAZIONE
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