'DJANGO UNCHAINED': TARANTINO INVENTA IL 'PULP WESTERN' CON UN COW-BOY NERO
05/01/2013
- (AGI) (5 gennaio) - TARANTINO realizza il suo capolavoro western, DJANGO UNCHAINED, in cui denuncia in maniera forte e sapiente il razzismo, presente nell'America di meta' '800 e ancora attuale. E lo fa alla sua maniera: ritmo incalzante, battute fulminanti, musiche antiche e storiche (il celebre tema di 'Django' e quello immortale di 'Lo chiamavano Trinita'') e tanto, tanto 'pulp', sangue e splatter a profusione. E cosi', malgrado i rimandi agli 'spaghetti western' anni '70, le dichiarazioni d'amore e devozione piu' che per il maestro SERGIO LEONE, per l'artigiano SERGIO CORBUCCI, TARANTINO inventa un nuovo genere: il 'pulp western'.
Ispirato al 'Django' di Sergio Corbucci del '66 con Franco Nero, il film e' ambientato nel Sud degli Stati Uniti due anni prima dello scoppio della Guerra Civile. Django (Jamie Foxx) e' uno schiavo assolto dal cacciatore di taglie Dottor King Schultz (Chistoph Waltz). Lo stesso Schultz aiutera' Django a trovare e liberare la moglie Broomhilda (Kerry Washington), schiava nella famigerata piantagione "Candyland" di Calvin Candie (Leonardo DiCaprio).
"Possiamo contare sulle dita di una mano i film che parlano di schiavitu'. Rispetto al primo 'Django' il mio lavoro si occupa di razzismo in maniera piu' ampia - ha spiegato TARANTINO - ho cercato di raccontare il 'mio' western. Volevo la figura del mentore: l'europeo bianco Schultz che insegna il mestiere allo schiavo nero Django. Il primo che capisce la schiavitu' a livello intellettuale e non emotivo, il secondo invece lo comprende con l'istinto, la violenza. Poi pero' le cose si ribaltano...". Franco Nero, che in DJANGO UNCHAINED interpreta un cameo gli fa eco: "Sia il film di Tarantino che quello di Corbucci sono due pellicole politiche".
"Eravamo pronti a incarnare quegli orrori", ha continuato (Kerry Washington). "Anche Leonardo DiCaprio (nel film e' lo spietato proprietario della piantagione Candyland, ndr) era nervoso perche' dove dire e fare cose spiacevoli", ha aggiunto.
"La nostra responsabilita' - ha invece dichiarato Samuel L. Jackson che in DJANGO UNCHAINED e' Stephen, schiavo-padrone di DiCaprio - era convincere la gente di colore che non mentivamo nella nostra storia. Se avessimo mentito ci avrebbero fatto saltare lo schermo. Tarantino ha rappresentato gli orrori della schiavitu'. Il mio ruolo crea repulsione, e' spiacevole ma ho cercato di realizzarlo nel modo piu' credibile. E a quanto pare ho fatto bene il mio lavoro perche' molti amici mi hanno poi detto che volevano uccidere il mio personaggio". Infine a una domanda sulle violenze di questi giorni in Usa, TARANTINO ha commentato: "Sono cose tristissime".
LA REDAZIONE
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