ANCHE LANGLEY CONTRO 'ZERO DARK THIRTY'. 'FALSA RICOSTRUZIONE'
23/12/2012
- (AGI) - Washington, 22 dicembre - Continua ad alimentare polemiche il film sull'uccisione di Osama bin Laden del premio Oscar, KATHRYN BIGELOW, ZERO DARK THIRTY.
L'ultimo a denunciare l'inaccuratezza della pellicola e' il capo 'ad interim' della Cia, MICHAEL MORREL, secondo il quale il film esagera il peso che il ricorso alla 'tortura' ha avuto nella caccia al fondatore di al Qaeda. ZERO DARK THIRTY sottolinea come il ricorso a tecniche come l'ormai tristemente nota 'waterboarding' (annegamento simulato) per convincere i prigionieri a parlare, sia stata centrale per scovare ed eliminare bin Laden.
In una mail inviata a tutti i dipendenti dell'Agenzia, MORELL denuncia che il film, "crea la forte impressione che le tecniche di interrogatorio che facevano parte del nostro passato sistema di detenzione e interrogazione sono state la chiave per trovare bin Laden. Questa impressione e' falsa". Il capo della Cia ricorda invece come trovare bin Laden e' stato il frutto di "molteplici filoni di intelligence", che hanno indotto gli analisti della Cia a concludere che Osama si nascondeva ad Abbottabad in Pakistan.
Morell ammette che "alcune" delle informazioni "sono venute da prigionieri soggetti a tecniche intensificate (di interrogatorio, dizione usata dalla Cia per riferirsi al waterboarding ed altri sistemi come la privazione del sonno, ndr). Ma ci sono state molte altre fonti".
LA REDAZIONE
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