MARCO BELLOCCHIO: 'SORELLE MAI', LA MIA RIVOLUZIONE ANTICONFORMISTA ALLA CECHOV
15/03/2011
- (AGI) - Roma, 14 marzo - Un film intimo, poetico, personale, molto libero e girato nel corso di dieci anni. Il 16 marzo nei cinema arriva (distribuito da Teodora Film in 40 copie) il nuovo film di MARCO BELLOCCHIO SORELLE MAI, presentato allo scorso Festival di Venezia. Una pellicola "irripetibile - dice lo stesso regista - a costo zero ed edito con molta cura".
Nato dalla sua esperienza alla direzione dei corsi di Fare Cinema a Bobbio, nel piacentino, citta' dove BELLOCCHIO e' nato e dove nel 1965 giro' la sua opera d'esordio "I pugni in tasca", SORELLE MAI, proseguimento di "Sorelle", e' una sorta di diario di famiglia ma non vuol essere un documentario. Sei episodi girati tra il 1999 e il 2008. Nella casa di famiglia di Bobbio, vive la piccola Elena (Elena Bellocchio, figlia del regista che viene ripresa dai 5 ai 14 anni di eta') accudita dalle anziane zie Maria Luisa e Letizia Mai (vere sorelle di Bellocchio). Nella grande casa si alternano la mamma di Elena, Sara (Donatella Finocchiaro) che vive a Milano e suo fratello Giorgio (Pier Giorgio Bellocchio), ma anche l'amico fidato di famiglia, Gianni (Gianni Schicchi Gabrieli) e una giovane professoressa di liceo (Alba Rohrwacher). Si puo' leggere il film come un atto d'amore che Bellocchio dedica alla sua famiglia.
"Verso le mie sorelle - dice il regista - c'e' un'attenzione e un affetto tutto particolare, malinconico ma non patetico". Commovente la descrizione delle due sorelle Mai, signorine d'altri tempi "costrette a rinunciare in qualche modo alla vita, per un benessere, per una vita confortevole, protetta. Due personaggi alla Cechov o alla Pascoli...". Una pellicola definita da Bellocchio "rivoluzionaria, rispetto al presente, fuori dal consueto conformismo di forme, oggi di grandissimo successo". "Ogni episodio e' stato elaborato e improvvisato in una sua autonomia, tutti e sei gli episodi hanno un inizio e una fine", continua il regista che sottolinea "il piacere di realizzare un film che non abbia come scopo il botteghino, impensabile al giorno d'oggi. Prima di ritirarmi - continua Bellocchio - spero di poter fare ancora bei film".
E il regista parla del suo progetto "Italia mia", sul potere, progetto che al momento ha accantonato ma non abbandonato e che ha ricevuto molti rifiuti. "Quelli ai quali mi sono rivolto - racconta Bellocchio -, pur confermandomi la loro stima, mi hanno detto 'passa a un altro progetto'. Quando si ricevono tanti no, ci si deve chiedere se il proprio progetto abbia dei problemi. Ed effettivamente, parlando anche con una scrittrice nota, ho riflettuto sul fatto che siamo in un tempo talmente bloccato, in cui giorno dopo giorno ci sono tante piccole suspence... Per 'Italia mia' occorrebbe avere la fantasia di Bulgakov che in 'Il Maestro e Margherita' ha raccontato la Russia senza essere mandato in Siberia". "Ma dai rifiuti - conclude il regista - non faccio la vittima. Cerco di utilizzare le critiche. Non ho abbandonato il progetto, ci sono sicuramente cose da cambiare...".
LA REDAZIONE
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