Weaver, diritto all'aborto è difesa della donna. A Sundance film e docu su gruppo che ha supportato 12 mila donne
25/01/2022
- ROMA, 25 Gennaio - Volantini incollati su mura e cassette della posta per le strade di Chicago erano il modo con il quale si poteva contattare, tra il 1968 e il 1973, il Jane Collective, un collettivo clandestino femminile animato da componenti di storie ed estrazioni diverse, che, in anni nei quali l'aborto era illegale quasi ovunque negli Usa ha dato modo a quasi 12 mila donne di terminare la gravidanza in modo relativamente sicuro e a basso costo. Una storia di grande attualità, visti i crescenti limiti che vari Stati americani stano invocando sul diritto all'aborto, che è al centro di due titoli molto attesi del Sundance Film Festival.
Phyllis Nagy, candidata gli Oscar nel 2016 per la sceneggiatura di Carol, firma Call Jane (che sarà anche al Festival di Berlino), con Sigourney Weaver, Elizabeth Banks e Wunmi Mosaku, nel quale si rielabora il racconto in forma di fiction, mentre le pluripremiate documentariste Tia Lessin e Emma Pildes firmano il film non fiction The Janes, prodotto dalla Hbo e realizzato con la consulenza storica di una delle prime componenti del collettivo, la scrittrice Judith Arcana.
"Il diritto all'aborto è sempre stato sotto attacco, ma nell'ultimo anno è diventato ancora più urgente parlare di questo tema pubblicamente e attraverso l'arte - spiega Phyllis Nagy negli incontri in streaming - Con Call Jane onoriamo queste donne e il loro coraggio". Nella storia ambientata a fine anni '60 conosciamo Joy (Banks), casalinga borghese, che dopo essersi vista rifiutare dall'ospedale un aborto terapeutico, nonostante la sua vita sia in pericolo, decide di rivolgersi al Collettivo, guidato da Virginia (Weaver). La dedizione e gli obiettivi delle 'Jane' portano Joy a farsi coinvolgere sempre di più nelle loro azioni.
"Essendo cresciuta negli anni '60, non ho mai mai dato questi diritti delle donne per scontati - spiega Sigourney Weaver - Ho visto quanto sia costato ottenerli e sapevo che saremmo dovuti tornare a difenderli. Il film riporta al centro la difesa anche fisica della donna, il suo diritto a scegliere per la propria vita, in sicurezza".
(ANSA CINEMA)
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