50 anni fa la scandalosa 'Arancia Meccanica' di Kubrick. Il primo capolavoro distopico del cinema moderno
10/12/2021
- ROMA, 10 Dicembre - In questi giorni si celebra ovunque il 50mo anniversario del più scandaloso, controverso, affascinante film di Stanley Kubrick, "Arancia meccanica" e per l'occasione la Warner Bros ne ha autorizzato un ritorno sul grande schermo come si fa solo per i titoli che segnano la storia, e non solo quella del cinema. In verità la "prima" a New York del nono film di Kubrick avvenne in una gelida serata del 19 dicembre 1971 e non diede a regista e produttori l'immediata soddisfazione sperata: troppo brutale il pugno nello stomaco inferto agli spettatori, troppo esplicite quelle immagini cariche di un sottotesto inconscio che ancora oggi appare perturbante. Ci volle lo scandalo, l'opinione pubblica divisa in uno scontro aperto sulla libertà dell'arte, per portare al cinema la folla delle grandi occasioni facendo registrare un incasso record (114 milioni di dollari nel mondo) per un'opera a basso costo, poco più di 2 milioni.
La gloria arrivò con la Mostra di Venezia del 1972 e poi con 4 nomination all'Oscar. Strano a dirsi però, nella bacheca di "Arancia meccanica" figurano infinite candidature ma nessun premio maggiore, eccezion fatta per un Nastro d'argento nel 1973. Se molti critici collocano il film nella "trilogia futuribile" dopo "Stranamore" e "2001", oggi è più giusto dire che si tratta del primo capolavoro distopico del cinema moderno.
Infatti le stravaganti avventure di Alex Delarge (Malcolm McDowell) e dei suoi Drughi si collocano in una Londra dell'immediato futuro, in un gusto tra il pop e il postmoderno ricercato con ossessivi richiami all'arte degli anni '60 e '70 e ricorrenti rimandi a situazioni dell'epoca: la liberazione sessuale, l'esplosione della rabbia giovanile, la circolazione delle prime droghe sintetiche, le guerre per bande.
Sul fronte filosofico, fin dal romanzo ispiratore ("A Clockwork Orange" di Anthony Burgess del 1962), Kubrick oppone la strumentalizzazione del potere con la cancellazione del libero arbitrio a cui si sottomette Alex. Ma la scelta del regista non è quella di giudicare, bensì di porre domande e scoprire il lato oscuro che abita ogni individuo.
(ANSA CINEMA)
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