WOLFGANG PETERSEN, il germanico che mise radici negli States: una regia di polso con un pizzico di ironia. Energico infaticabile con humour per mettere a fuoco un caleidoscopio umano sul filo della tensione.
La predilezione, al di là del genere cinematografico, per un’anima filmica legata al dramma, rende inevitabile il protagonismo indiscusso di un filo tensivo acuminato come la lama di un coltello. Ciò gli rende particolarmente fertile il terreno per articolare sequenze dominate da azioni emozionali forti e toccanti sia dal punto di vista umano che da quello scenografico-spettacolare delle scene da girare. Discorso calzante e valido per Virus letale, dramma morale e sociale: una corsa contro il tempo e contro chi giuoca sporco trovandosi al di sopra di ogni scrupolo morale fregandosi di conseguenze devastanti come il rischio di una contaminazione su larga scala a dimensione appunto letale. Il tocco minimalista del focus sul dettaglio fino al claustrofobico lo ha dominato in U-Boot e Air Force One (supporto di contesti musicali trionfalistici ed enfatizzanti il dramma). Il genere avveniristico fantascientifico abbracciato con Il mio nemico è l’occasione per non lasciarsi travolgere dalla tentazione di elaborare uno spettacolo dominato dagli effetti speciali, così opta felicemente per il trionfo del registro umano tra estremi di diversità in estreme condizioni comuni per la sopravvivenza...
PENSARE IN GRANDE E' D'OBBLIGO QUANDO SI TRATTA DELL'ACQUA, LA FORZA PIU' TEMIBILE DELLA NATURA
Il regista WOLFGANG PETERSEN è abituato a pensare in grande: dall'epico Troy al trionfalistico Air Force One. Figurarsi quando si tratta dell'acqua, da lui stesso considerato "il più pericoloso, drammatico e imprevedibile degli elementi". Basta pensare al mitico Das Boot, con cui Petersen si è imposto a livello internazionale, seguito da La tempesta perfetta e ora da Poseidon.
ADDIO al regista Wolfgang Petersen (Emden, Bassa Sassonia - GERMANIA 14 marzo 1941 – Brentwood, California, USA, 12 Agosto 2022)
Morto Wolfgang Petersen, regista La storia infinita e Troy. Diresse i grandi di Hollywood. Aveva 81 anni
17/08/2022 - Il regista tedesco Wolfgang Petersen, che ha raggiunto la fama internazionale con i film "La storia infinita'', ''U Boot 96", "Virus letale" e "Air Force One" ma anche il più recente ''Troy'', è morto di cancro al pancreas, ha detto una portavoce. Aveva 81 anni.
Petersen, che ha diretto attori famosi di Hollywood tra cui Clint Eastwood, Dustin Hoffman, George Clooney, Harrison Ford e Brad Pitt in una carriera che dura da cinque decenni, è morto venerdì a Los Angeles. Nato a Emden, in Germania, nel 1941, Petersen ha ottenuto il suo primo grande successo con il thriller sottomarino della seconda guerra mondiale "U Boot 96", adattato da un romanzo omonimo sulla battaglia dell'Atlantico. Il film gli è valso due nomination all'Oscar nel 1983, inclusa quella per il miglior regista, e Petersen ha realizzato il suo primo film in lingua inglese - il film fantasy per bambini "La storia infinita" - l'anno successivo.
È passato ai film d'azione e catastrofici di Hollywood negli anni '90, lavorando con Eastwood e John Malkovich nel thriller di omicidio "Nel centro del mirino" e dirigendo Hoffman in "Virus letale" a tema pandemico.
Glenn Close, che ha recitato al fianco di Ford in "Air Force One" di Petersen, ha dichiarato all'AFP che essere stata diretta da lui "rimane un ricordo speciale". "Anche se la sceneggiatura era elettrizzante e incredibilmente intensa, ricordo molte risate, specialmente nelle scene attorno all'enorme tavolo nella War Room", ha scritto. "Il mio ricordo è di un uomo pieno di gioia di vivere che stava facendo ciò che amava di più fare", ha aggiunto Close. Negli anni 2000, Petersen ha diretto Clooney ne "La tempesta perfetta" e Pitt in "Troy". E' morto nella sua residenza a Brentwood, Los Angeles, tra le braccia della moglie da 50 anni, Maria Antonietta. Petersen lascia anche il figlio Daniel, sua moglie Berit e due nipoti, Maja e Julien.
WOLFGANG PETERSEN, il germanico che mise radici negli States: una regia di polso con un pizzico di ironia. Energico infaticabile con humour per mettere a fuoco un caleidoscopio umano sul filo della tensione.
La predilezione, al di là del genere cinematografico, per un’anima filmica legata al dramma, rende inevitabile il protagonismo indiscusso di un filo tensivo acuminato come la lama di un coltello. Ciò gli rende particolarmente fertile il terreno per articolare sequenze dominate da azioni emozionali forti e toccanti sia dal punto di vista umano che da quello scenografico-spettacolare delle scene da girare. Discorso calzante e valido per Virus letale, dramma morale e sociale: una corsa contro il tempo e contro chi giuoca sporco trovandosi al di sopra di ogni scrupolo morale fregandosi di conseguenze devastanti come il rischio di una contaminazione su larga scala a dimensione appunto letale. Il tocco minimalista del focus sul dettaglio fino al claustrofobico lo ha dominato in U-Boot e Air Force One (supporto di contesti musicali trionfalistici ed enfatizzanti il dramma). Il genere avveniristico fantascientifico abbracciato con Il mio nemico è l’occasione per non lasciarsi travolgere dalla tentazione di elaborare uno spettacolo dominato dagli effetti speciali, così opta felicemente per il trionfo del registro umano tra estremi di diversità in estreme condizioni comuni per la sopravvivenza...