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    Il cinema di Juliette Binoche

    The Juliette Binoche Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE

    JULIETTE BINOCHE è Dina Delsanto in WORDS AND PICTURES di FRED SCHEPISI:

    "Ho amato la trama. In qualità di attrice hai di fronte delle parole da recitare; ma reciti le parole o qualcosa che vada oltre queste ultime? Ho sempre pensato che le parole fossero la punta dell’iceberg; devi avere profondità e quella qualità invisibile in te, che forse corrisponde proprio all’immagine. Si tratta della tua visione, di una sensazione; non riesci ancora ad esprimerla a parole, ma è già lì... Mi piace il confronto tra professori. Non ho mai recitato il ruolo da insegnante, e mia madre lo era. Era la mia insegnante di francese e di teatro; per questo motivo percepivo un legame con il progetto. La protagonista del film, inoltre, è una pittrice e anche io a volte dipingo. Si trattava dunque di una doppia sfida, come attrice e come pittrice, il che mi piaceva molto. Si trattava di un lavoro impegnativo, ma mi piacciono le sfide nella vita... I nostri personaggi si stuzzicavano molto, e riuscivamo a farlo in modo spontaneo e non forzato. Dovevamo recitare il confronto tra un uomo e una donna – due artisti differenti, che cercano di essere artisti nel mezzo di una lotta; per questo, c’era molta ammirazione e stima, e allo stesso tempo questo scontro tra le loro personalità... Molte persone sono colpite da artrite reumatoide; è una malattia terribile e molto dolorosa, ci sono molti farmaci che possono cambiare il corso della malattia, ma ci sono anche alti e bassi, il corpo accetta alcune medicine, e ne rifiuta altre. Ci sono giorni buoni e altri cattivi; ci sono giorni in cui Dina riesce a dipingere, e altri in cui non riesce a farlo, sopraffatta com’è dal dolore... Penso che la durezza di Dina sia una forma di protezione per non far trasparire il dramma privato che sta vivendo. Cerca di proteggersi perché è estremamente fragile, ma piano piano questa facciata si sgretola, mostrando la sua vera personalità. Dovevo analizzare a fondo la sua personalità. Quando incontra Jack, qualcosa cambia improvvisamente in lei. L’incontro con lui risveglia la sua femminilità, la voglia di ridere e il bisogno di lasciarsi andare e non essere più algida. Chi soffre di artrite reumatoide fatica ad aprirsi fisicamente; è una patologia limitante, che rende meno femminile. La scelta dei colori e del rossetto rispecchiano il personaggio. E’ una facciata ed è tuttavia un’affermazione di chi sia Dina. E’ così doloroso essere vista come donna quando si soffre, quando fisicamente non si è al meglio, quindi si innesca un sistema di difesa. Il gioco tra lei e Jake continua, e parole e immagini sono solo un pretesto, anche se improvvisamente tutto questo risveglia in lei la passione per l’arte e la pittura... Bisogna trovare il modo giusto per riuscire a farla dipingere, dal momento che si tratta di un’attività molto fisica, e lei ha dei limiti in questo senso per via della malattia. Bisognava trovare lo stratagemma per farla esprimere come l’artista che è... Come pittrice, Dina sta attraversando delle fasi, domandandosi come dipingere. Fisicamente non riesce a farlo bene come prima, così trova un altro modo. Abbiamo trovato interessante iniziare a dimostrarlo con un’opera figurativa. Lei è frustrata perché non riesce a produrre opere figurative come una volta, e sceglie di passare all’astrattismo perché trova altri strumenti per dipingere. Ho trovato affascinante il fatto di trovare un modo per esprimere quello che Dina sta passando attraverso la pittura... Ho cercato di creare i dipinti di Dina, ma sono stata io, così come uso me stessa per interpretare Dina. Sicuramente hai una visione del personaggio che interpreti, ma usi il tuo respiro, i tuoi pensieri e i tuoi occhi, tutto ciò che hai dentro di te; per il pittore è lo stesso. Quando vedo dipingere Dina, sento che questo non è quello che avrei voluto dipingere, ma riconosco qualcosa di me stessa, è un qualcosa di interessante, un parallelo tra attrice e pittrice. E’ interessante vedere come funziona. Ho domandato a Fred di darmi alcuni precisi compiti per Dina perché mi avrebbero aiutato, ci è voluto un po’ di tempo, in modo da definire realmente la progressione dei movimenti, anche perché Fred non dipinge. E’ stato un processo lento, ma questa è stata la ragione per cui ho dipinto durante le riprese... Dina non si rende conto che Jack la sta spingendo a dipingere, a essere un’artista, per rivelare se stessa. Non lo vede. La prende sul personale. A volte si instaura una sorta di gioco tra le persone – un miscuglio di orgoglio, gioia, timidezza e sistemi di difesa – questa è la situazione nel film... Dina afferma che le parole sono 'inganni', 'bugie', ma possono esserlo solo se lo si crede. Le parole sono uno strumento meraviglioso se si dice qualcosa che si pensa realmente, ma non sono immortali. Per Dina, la pittura fa accedere ad un mondo dove non esistono ancora le parole. È una dimensione estremamente creativa, perché ti permette di percepire qualcosa che non è ancora stato
    detto. È qualcosa che arriva prima della parola. Avviene lo stesso nella poesia, in cui troviamo un connubio di parole che insieme sono portatrici di un significato superiore; non si tratta infatti di uno stimolo a livello intellettuale, bensì a livello sensoriale, ti fa sentire cosa vuol dire essere umano e vivere un’esperienza come tale. È affascinante
    ".
    Juliette Binoche

    Mentre è ancora al cinema nelle vesti di Maria Enders in CLOUDS OF SILS MARIA di OLIVIER ASSAYAS:

    "Per fortuna il tempo che passa ti rende sempre più responsabile... Non penso mai all'avvenire con spavento, l'avvenire è solo quello che deve ancora venire. Nulla di più".
    Juliette Binoche
    JULIETTE BINOCHE è Anna ne L'ATTESA di PIERO MESSINA:

    "Ho subito amato la sceneggiatura che mi è stata inviata, ho immediatamente pensato si trattasse di una storia che esce dall'ordinario. Su questo tema, quello del lutto e della sua elaborazione, sono stata molto cauta, dopo aver fatto Film blu: non volevo portare al cinema un'altra vicenda di quel tipo che risultasse in un film meno incisivo di quello. Ma questa storia era davvero straordinaria, anche nel senso di non ordinaria. Poi ho incontrato Piero, ho visto il suo amore per il cibo, il segno di un fuoco di vita che brucia come brucia la sua voglia fortissima di fare cinema, e mi ha conquistata. Vedendo i suoi corti, poi, ho anche apprezzato molto il suo senso visivo e estetico"
    Juliette Binoche
    Juliette Binoche è Claire ne Il mio profilo migliore (Celle que vous croyez) di Safy Nebbou:

    "Non ho affatto nostalgia dei 20 anni. Da ragazza avevo sempre il timore di non essere accettata. Ora invece mi sento libera... Sono un'entusiasta. Giro film e racconto storie con la gioia che hanno i bambini quando giocano"
    Juliette Binoche

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