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    Dietro le quinte: KUNG FU PANDA 2 - A colloquio col cast tecnico - Note di produzione con le immagini dei personaggi (Film)

    RICREARE UN BELLISSIMO, ANTICO MONDO…

    “Se è facile o ovvio, non sarà nel film”.
    Questo era il dictat emanato durante il primo ‘Kung Fu Panda’ dalla produttrice Cobb e dai filmmakers, e quel livello di eccellenza fu ripreso anche nella realizzazione del sequel.
    Per molti di coloro coinvolti in entrambi, sembrava una sfida formidabile cercare di portare al top la realizzazione artistica del primo.
    Jack Black si interroga: “Come avrebbero superato le stupefacenti sequenze che aveva Tai Lung nel primo film? Sono stati strabilianti. Ma era ciò che Jen e gli altri si erano prefissati di fare, ed è ciò che hanno fatto. Non solo per quanto riguarda il Kung Fu; tutto il cast e tutto il set ne hanno fatto parte. Le grandi città, le immense vedute, gli splendidi paesaggi e tramonti cinesi, e ora, sono in 3D. lo so, l’ho detto troppo spesso ma, andiamo… tutto ciò è STRA.BI.LIAN.TE. C’e’ questa enorme pagoda, che è il quartier generale di Lord Shen, e toglie il fiato. E devo dirlo? I combattimenti… Po vi arriva in faccia, con tutta la sua gloriosa pelliccia alla velocità della luce. In due dimensioni, ti soffiava via. In 3D, bhe!, soffierà via l’intera vostra famiglia, e - loro non devono per forza essere al cinema con voi”.
    Jennifer Yuh Nelson ha visto l’opportunità di far saltare (letteralmente) il film fuori dall’acqua: “Gli effetti speciali di cui disponiamo sono molto più avanzati di due anni fa, in particolare riguardo l’aggiunta dello strato 3D. Così siamo stati più o meno in grado di andare dove volevamo, in termini di azione.
    Volendo costruire il sequel sulla base del primo film,-- e il primo film era ambientato nella zona relativamente sicura della Valle Della Pace-- volevamo spingere Po fuori da questa confortevole zona, verso una più estesa e intimidatoria località. Volevamo esplorare la vastità e la scala delle location, e questo rappresenta una delle sfide maggiori per Po e I Cinque Cicloni”.
    La montatrice Clare Knight ritorna in ‘Kung Fu Panda 2’ e dice che il 3D offre delle sfide, si, ma è un’espansione della tela che già si ha a disposizione: “La cosa che trovo interessante nel 3D, è che risulta più coinvolgente. Per me, il montaggio in 3D vuol dire guardare meglio e più in profondità nello schermo. Gli spettatori arrivano a vedere molte più cose. Così ora, c’e’ molta più cura nei dettagli. Devo capire davvero il modo in cui l’occhio viene informato attraverso il mio taglio. Troppo, troppo in fretta, il classico mal di testa e affaticamento agli occhi. Queste sono vere sfide da risolvere, ma rendono più eccitante il mio lavoro. In questo mondo, che è bellissimo, servono sia gli ambienti che l’azione. È definitivamente un modo entusiasmante di partecipare al processo narrativo”.
    Torna a ‘sorvegliare’ il look del film lo scenografo Raymond Zibach. Il suo lavoro, come egli stesso dice: “fondamentalmente, sono responsabile di tutto quello che si vede nel film—dal design dei personaggi, al design delle location, al colore di tutto, l’illuminazione—in fondo, io sono l’ ‘ùber’ art director, se posso usare questa parola”.



    …VISITANDONE UNO MODERNO

    Molto tempo e fatica sono stati spesi per ancorare ‘Kung Fu Panda 2’ all’ampia tela esplorata in precedenza così come per trasportare i personaggi dalla Valle della Pace alla Valle dei Cancelli. Più ambientazioni vuol dire più dettagli, così l’intero dipartimento dell’animazione è volato in Cina, dove gli artisti hanno preso ispirazione da alcune località reali.
    Glenn Berger commenta, “non so come Raymond (scenografo) abbia creato tutto ciò, ma sono orgoglioso che l’abbia fatto. Siamo solo fortunati per l’aver potuto scrivere di quel mondo dall’interno. Quando arrivammo in Cina, i componenti di ogni dipartimento non facevano altro che scattare fotografie e archiviarle nei loro Pad, e possiamo ritrovare momenti di quel viaggio nel secondo film, attraverso i disegni realizzati ed ispirati dei paesaggi e delle città… noi eravamo suggestionati da quanto quei ragazzi facevano”.
    La produttrice Cobb: “Raymond non ha paura di spingersi oltre i confini visivi. Se ha un’idea in testa cerca in ogni modo di renderla sullo schermo. In questo lui e Jen sono stati un’ottima squadra. Lavoravano sempre a stretto contatto, così come nel primo film. Condividono la stessa idea sul come il film dovrebbe essere, e Raymond con la sua visione artistica alza il livello del progetto – le luci, gli effetti, il look dei personaggi, la ricchezza del mondo, il dettaglio delle superfici. Sono entrambi degli artisti astuti che si donano l’un l’altro”.
    Aibel dice, “Recentemente guardavo le foto fatte in Cina durante la nostra visita – noi davanti la Grande Muraglia, davanti templi e monumenti. Mentre quando vidi le foto di Raymond e dell’art-director Tang mi accorsi che le loro ritrevano mattoncini, muschio, legno vecchio, scarti di tessuto. Tutti soggetti che sono letteralmente, o forse dovrei dire virtualmente, nel film. Tutto in questo film è stato ricreato, ogni superfice, ogni dettaglio, ogni texture. Guardi ed è come se fossero reali, tutto perchè loro lo hanno fatto”.
    Bergers: ”Si! Questo vuol dire che noi abbiamo avuto tempi più rilassati in Cina, rispetto a loro. Loro stavano realmente lavorando! Voglio dire, noi possiamo scrivere una riga sulla capra indovina che mastica un lembo della veste di seta del pavone, solo per il fatto che crediamo sia divertente. Loro invece hanno dovuto realmente progettare una vestaglia di seta, i denti della capra, come appare masticato quel tessuto e bagnato dalla saliva… per me è incredibile. E sono contento che non l’abbiamo fatto noi”!
    Mentre il primo film è stato ispirato da materiali di riferimento – pile e pile di libri (e ricerche in internet!) riguardanti l’arte e l’architettura cinese, i simboli, il costume, la cucina, i paesaggi, oltre a discussioni culturali con esperti in materia—il secondo film è stata un’esperienza diretta per i filmmakers, che hanno esplorato tutte quelle sfaccettature con i propri occhi. Zibach riferisce: “Anche con il primo film avevamo toccato delle corde della Cina, seppur a distanza. Qualcune ci disse ‘Siete degli Stati Uniti, come avete potuto rappresentare così bene la Cina?’. Questa è stata la cosa più lusinghiera che potevano sentirci dire. Debbo dirlo, adoro la cultura cinese. Credo che il fatto di aver iniziato traendo ispirazione dall’arte, profondamente radicata nella cultura cinese, e avendo influenzato la storia con molti aspetti culturali e artistici, ci ha portato a raccontare qualcosa di autentico e reale, persino agli occhi dei cinesi”.
    Nelson dice, “Essere stati in Cina è stato stupendo, perchè è un luogo in cui esiste una forte componenete tattile e sensoriale che non può essere spiegata da un libro. Essere lì ti fa sentire come aria, e anche la luce che colpisce un edificio è sbalorditiva; tutti questi minuscoli dettagli si ritrovano nel film e lo fanno scorrere velocemente in avanti”.
    Per l’ispirazione visiva, il team creativo ha visitato l’antica città murata di Pingyao, il Monastero Shaolin e Beijing, ma il viaggio era concentrato a Chengdu, nella provincia dello Sichuan, nel sud-ovest del paese. Tempo è stato dedicato nella riserva dei panda e tra templi e santuari buddisti e taoisti, immersi tra le montagne nebbiose e mistiche della zona, dice Zibach: “Questo per me è ciò che ha maggiormante influenzato il look del film”.
    La provincia dello Sichuan è l’habitat naturale dei panda, e attualmente vi abita l’80% della popolazione mondiale, grazie al centro Panda Breeding and Research, situato a pochi chilometri dal centro di Chengdu. Jonathan Aibel dice, “Nessuna sorpresa per nessuno, ma i panda sono davvero così simpatici, gentili e carini come tutti credono che sono”.
    Glenn Berger commenta, “Li abbiamo realmente incontrati, e ufficiosamente abbiamo baciato alcuni di essi nella riserva. Abbiamo visto una culla con 5 baby-panda dentro, così dolci che se solo avessi potuto mettermene uno in giacca l’avrei fatto. Ma ho comunque notato, nonostante la loro dolcezza, che nessuno dei cinque era divertente quanto Jack”.
    Parte di ciò che rende divertente Jack (anche Po, d’altronde) sono le cose che il suo personaggio può compiere sullo schermo. Il supervisore agli effetti speciali Alex Parkinson descrive così il suo lavoro: “Il luogo in cui l’animazione incontra l’animazione computerizzata. Prendiamo tutte le folli idee del regista, degli sceneggiatori e dei team d’animazione e le mixiamo insieme con gli artworks creati dal direttore artistico e dallo scenografo, e le portiamo effettivamente sullo schermo. Noi supervisioniamo tutta la grafica computerizzata, parte del processo globale”.
    Anche Parkinson era nel primo ‘Kung Fu Panda’: “Come ogni altra persona nel mondo, anche io volevo sapere la storia e il passato di Po. Penso che una delle cose meravigliose di ‘Kung Fu Panda’ sia l’interrogativo lasciato aperto sul perchè il padre di Po sia un’oca. Perchè lui è l’unico panda del paese? Ho pensato che il miglior modo per scoprire queste cose sarebbe stato lavorare al secondo film”.
    Oltre a rispondere alle varie domande insolute, collaborare a questo sequel ha rappresentato anche l’opportunità di lavorare su una scala più grande rispetto al primo film, in particolare i dintorni della Valle dei Cancelli (“una massa tentacolare di architettura cinese!”) e una delle caratteristiche distintive del pavone albino, Lord Shen: “Le piume sono più difficili, da rappresentare, della pelliccia, perchè si notano le penetrazioni. Poichè la pelliccia è più sottile può passare un pò più inosservata, ma non le piume, che passando una dentro l’altra danno vita a ciò che chiamiamo ‘compenetrazione’, la cosa si fa quindi più difficile, e così ogni piuma deve essere gestita singolarmente per assicurare al massimo la ‘de-compenetrazione’”.
    E per quanto riguarda le sequenze che combinano ogni sfida dell’animazione digitale? I filmmakers di “Kung Fu Panda 2” ancora una volta non hanno nemmeno considerato l’eventualità di scegliere la strada più semplice. Lo sceneggiatore/co-produttore Glenn Berger dice: “E’ molto semplice per noi pensarlo e scriverlo nella sceneggiatura: ’Qui c’è una bella battaglia, nella quale molte e molte cose succedono, c’e’ un cannone, e Po che prende in faccia una palla di cannone’, ma vedere come quello scritto viene reso in cinque minuti di battaglia epica ha dell’incredibile”.
    Lo sceneggiatore/co-produttore Jonathan Aibel commenta: “E tutto questo fa parte di due anni di duro lavoro per centinaia di persone. Quello che per noi richiede qualche giorno di scrittura per altri rappresenta la sfida di renderlo reale—strada facendo abbiamo capito diverse cose sull’animazione.
    Per esempio, pensavamo che far esplodere cannoni su intere città e distruggerle avrebbe richiesto maggior tempo e denaro, invece a quanto pare non è così; è costoso quanto far bagnare dei personaggi. Bagnare le pellicce, bagnare le piume è un immenso lavoro che richiede moltissimo tempo nella realizzazione… bhè! Alla fine abbiamo capito che è molto ma molto costoso!”
    Berger scherza: “Si, e non abbiamo badato a spese in questo film, abbiamo un sacco di esplosioni e sacchi di peli e piume bagnate! C’è una vecchia barzelleta che dice che la riga più costosa che uno scrittore possa scrivere è: ‘E poi, è iniziato a piovere!’ E piove anche in questo film”.
    Tornato a calci (letteralmente) a collaborare al sequel anche Rodolphe Guenoden, come supervisore all’animazione, artista della storia e coreografo residente per le arti marziali. Lui fa eco ai sentimenti di tutti gli altri ‘veterani’ provenienti dal primo ‘Kunkg Fu Panda’ quando, a proposito del sequel: “Questo è un film ancor più epico del primo, in tutti i sensi— lo sfondo, la prospettiva, il numero di personaggi sullo schermo, le emozioni raccontate—visivamente molto suggestivo. Penso sia meraviglioso”.
    Ma anche in questo più ampio, più intenso mondo in 3D, alcune cose restano le stesse. Continua: “Non volevamo che Po diventasse Bruce Lee tutto ad un tratto, o che diventasse serio. Lo volevamo ancora un pò impacciato, seppur con più padronanza delle arti marziali e molto più capace nel dare calci nel di dietro. Sta ancora imparando e perfezionando il suo stile e la sua tecnica. Eppure restano ancora immense opportunità per svilupparne sia la commedia che l’azione. Po è stato addestrato al classico Kung Fu, ma lo fa in ‘stile-panda’. Proprio da questo deriva la componente comica; così spesso, quando combatte si affatica, si vede dalle sue espressioni facciali e dal suo respiro trafelato. Non possiede la faccia da combattimento, come Tigre”.
    Con il nuovo cattivo, Lord Shen, è arrivata anche l’opportunità di incorporare nuove (e inattese) influenze. Mentre ponderava lo stile da combattimento più idoneo per il nuovo rivale di Po, Guenoden ha pensato di incorporare qualche mossa non convenzionale vista durante le Olimpiadi di Pechino: “Shen è aggraziato, elegante, ma può trasformarsi in minaccioso, molto minaccioso, anche letale. È stato davvero divertente misurarsi con questo personaggio. Quando abbiamo iniziato a studiarlo, avevo degli schizzetti e stavo guardando le Olimpiadi, ginnastica ritmica. Le ragazze usavano diversi oggetti e restavano così flessibili, così fluide e morbide. Ho pensato sarebbe stato grandioso creare un mix tra le vere arti marziali e quegli inattesi movimenti… qualcosa che rasentasse lo stravagante e l’innovativo. Avere un combattente che sappia alzare la gamba fino alla testa, mentre impugna una spada, per esempio. In quanto pavone, abbiamo incluso la sua enorme coda nelle lotte come se fosse una qualsiasi arma, spada, scudo, o armatura. Molta creatività è stata riversata nel personaggio di Lord Shen, e per questo risulta molto divertente e affascinante”.



    PROSEGUENDO IL VIAGGIO

    Anche con tutti i progressi tecnologici, l’aggiunta di un’azione più alta e la visuale su una scala più grande, oltre l’impatto visivo del 3D, ‘Kung Fu Panda 2’ resta comunque il viaggio di un sognatore di nome Po.
    Jonathan Aibel dice, “Molti di noi non sono panda che diventa maestro di Kung Fu, ma tutti abbiamo sogni segreti, e sentiamo, per qualsiasi ragione, di non poter fare ciò che realmente vogliamo, perchè gli altri, forse, lo considerano non abbastanza. Questo penso rappresenti il lato vulnerabile del personaggio di Po e il fatto che lui non si arrenda mai, riuscendo in ciò che fa, rende la storia così facilmente riconoscibile e affascinante”.
    Melissa Cobb continua, “Al centro della storia, Po resta sempre Po. È migliorato nel Kung Fu, ma è ancora un pò impacciato, ha un grande appetito, e talvolta il suo entusiasmo supera la sua abilità. Ma in qualunque situazione si addentra, il pubblico si identifica e si diverte guardando ciò che verrà fuori”.
    Per la regista Nelson è il viaggio continuo di Po ad essere comune a tutti gli artisti e i tecnici che hanno preso parte al film. Lei chiude: “Siamo stati insieme ad un panda per un lungo, lungo arco di anni, e noi tutti conosciamo i personaggi. Conosciamo il film e siamo tutti molto protettivi nell’assicurarci che venga realizzato nel migliore dei modi. Tutti sono appassionati. È davvero un grande piacere lavorare con tante persone che si fanno carico dello sviluppo di un ottimo prodotto. Non devi chiedere. Diranno: ‘Bene, potrebbe essere migliore, secondo me, quindi ci lavoro ancora su!’ anche se non gli è stato chiesto. Sono onorati del semplice fatto di lavorare su un simile progetto. E questo è semplicemente meraviglioso. Sono persone stupende, senza ego smisurati, e il film veniva sempre al primo posto. Si tratta di eccellenza e di collaborazione per ottenere un obiettivo comune”.
    Jack Black aggiunge: "E' quasi come se tutto tornasse al punto di partenza. Ora sono quasi cinque anni che interpreto questo personaggio facendo divertire i bambini che, al tempo stesso, capiscono che è importante dare il massimo. Non puoi prevedere se riuscirai bene in una cosa: se lo fai, significa darsi per vinto ancora prima di iniziare. Invece devi tentare."

    Dal PRESSBOOK di KUNG FU PANDA 2

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