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L'ILLUSIONISTA: TORNA IL REGISTA DI 'APPUNTAMENTO A BELLEVILLE' CON UNA FAVOLA REALIZZATA DA UNA SCENEGGIATURA INEDITA DI JACQUES TATI
Evento Speciale al Festival del Cinema di Berlino 2010 - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 29 OTTOBRE
“La storia era tutta incentrata sull’irrevocabile passare del tempo e, leggendola, capii perché non ne (Jacques Tati) avesse mai fatto un film: era troppo vicina a lui, trattava argomenti che conosceva fin troppo bene, aveva preferito continuare a nascondersi dietro alla maschera di 'Monsieur Hulot'. Si capiva fin dall’inizio che non si trattava di un’altra disavventura di Hulot. Tutte quelle riflessioni, così apertamente sentimentali, me lo resero immediatamente chiaro. Se avesse fatto il film – e sono sicuro che avesse già in mente ogni singola prospettiva e inquadratura – avrebbe portato la sua carriera su un binario completamente nuovo. Pare abbia detto che L’ILLUSIONISTA fosse per lui un soggetto troppo serio, al suo posto scelse di fare PLAYTIME. (La figlia) Sophie Tatischeff non voleva che nessuno dei tratti così familiari del personaggio dell’illusionista fosse interpretato da un attore che non fosse suo padre. L’animazione è sembrata da subito la soluzione ideale, il mezzo che forniva la strada perfetta risolvendo il problema con la creazione di una versione animata di Tati che partisse da zeroâ€.
Il regista, musicista e montatore Sylvain Chomet
(L'Illusionniste FRANCIA/REGNO UNITO 2007; animazione; 80'; Produz.: Django Films Illusionist/Ciné B/France 3 Cinéma con la partecipazione di Canal+/CinéCinéma/France 3 (FR 3); Distribuz.: Sacher)
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Titolo in italiano: L'illusionista
Titolo in lingua originale:
L'Illusionniste (anche 'The Illusionist')
Anno di produzione:
2010
Anno di uscita:
2010
Regia: Sylvain Chomet
Sceneggiatura:
Jacques Tati
Soggetto: Adattato, diretto e disegnato da Sylvain Chomet.
Capi di animazione: Laurent Kircher, Thierry Torres Rubio, Nic Debray, Victor Ens, Antonio Mengual Llobet, Charlotte Walton e Sandra Gaudi.
L’ILLUSIONISTA era stato scritto da Jacques Tati tra il 1956 e il 1959.
PRELIMINARIA:
L’ILLUSIONISTA è una lettera d’amore, da un padre ad una figlia. Per Sophie Tatischeff, figlia di Jacques Tati, questa commovente corrispondenza non poteva restare in giacenza. Catalogata presso gli archivi del CNC (il Centre National de la Cinématographie) sotto l’anonimo nome di “Film Tati N° 4†questa sceneggiatura mai prodotta ha dovuto attendere mezzo secolo perché delle mani si decidessero a sfogliare le sue pagine e ad intuire il suo potenziale. Le avide mani in questione erano quelle di Sylvain Chomet, l’acclamato creatore nominato all’Oscar per APPUNTAMENTO A BELLEVILLE, che ha entusiasticamente colto la sfida di realizzare un sogno impossibile: riportare ancora una volta in vita l’incomparabile magia di Jacques Tati.
L’ILLUSIONISTA è la storia di due strade che s’incrociano. La prima strada è quella di un anziano intrattenitore, costretto a vagare di città in città e di stazione in stazione, alla ricerca di un palco che accolga il suo spettacolo.
La seconda strada è quella di una giovane ragazza, all’inizio del viaggio della vita, Alice, che ancora vive nel mondo di fantasia proprio dell’infanzia, ma che inizia a fingersi donna senza rendersi conto che lo sta velocemente diventando. Alice non sa di amare l’illusionista come un padre, ma lui già sa di amarla come una figlia. I loro destini s’incrociano, ma niente, nemmeno la magia o il potere dell’illusione, possono fermare il viaggio verso la scoperta della vita.
Cast:
Musica: Sylvain Chomet
Scenografia: Bjarne Hansen
Montaggio: Sylvain Chomet
Effetti Speciali: (2D) Olivier Malric
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Francia, 1959. Un vecchio illusionista francese ed una giovane ed innocente ragazza scozzese. Lei, entusiasta davanti ai suoi numeri di magia lo seguirà ad Edimburgo, lui l’accompagnerà verso l’età adulta. Sullo sfondo il mondo cambia e un’epoca si chiude.
Commento critico (a cura di CHRISTIAN D'ACUNTI)
Un’arte al tramonto, un rapporto padre-figlia abbozzato. Il protagonista, un allampanato, dinoccolato signore avanti con gli anni, incontra una bambina in un villaggio sperduto della Scozia. Da qui parte il cortocircuito della storia. La bambina, di nome Alice, colpita dalla “magia†dei numeri sciorinati dal maldestro prestigiatore, gli si appiccica dietro seguendolo fino a Edimburgo, dove tra un teatro con pochi spettatori, una performance a una festa privata, fino all’imbarazzante prova in una vetrina di lingerie, il nostro antieroe inanella una serie di fiaschi. Dovuti non tanto alle sue abilità , ma ad altri e più moderni mezzi che si affacciano sul panorama dell’intrattenimento (concerti rock, cinema, televisione). Chi volete che stia a guardare in piena era industriale un povero prestigiatore alle prese con il suo coniglio ogni giorno più riottoso? L’improvvisata coppia, intanto, si è sistemata in un hotel popolato da saltimbanchi, reietti e qualche impresario senza scrupoli. Una città |
con le sue insidie, un variegato repertorio di personaggi, un “padre†premuroso che asseconda ogni suo capriccio, e poi l’amore per un giovane studente, sono il teatro in cui Alice esordisce nel mondo degli adulti.
Storia semplice raccontata in modo un po’ complesso come lo stesso regista Chomet ha riconosciuto. L’esatto contrario del capolavoro Appuntamento a Belleville che gli valse una miriade di premi e due nomination agli Oscar. In quel caso il regista francese, al contrario, si trovò tra le mani una storia complessa narrata in modo lineare. Archiviato per anni nel Centre National de la Cinématographie, il soggetto de L’illusionista riposava sotto un’anonima dicitura “Film Tati N° 4â€. Ma per Chomet non si è trattato affatto di una questione di valore filmico, il motivo dell’oblio di una storia così commovente è da rintracciare in ragioni sentimentali: Tati lo aveva scritto per la sua figlia legittima Sophie Tatischeff, secondo |
la versione ufficiale. Oppure per l’altra figlia non riconosciuta, Helga Marie-Jeanne Schiel, avuta da un relazione con una ballerina austriaca fuggita in Francia durante l’annessione di Hitler.
Il finale è dominato dalla pioggia, quasi a simboleggiare un lavacro che spazza via la magia e fa riaffiorare la realtà in tutta sua crudezza. Qui però Chomet cede un po’ al didascalico con la scena della separazione dei due protagonisti (scena del biglietto sul tavolo). Lo spettatore non si troverà davanti a sé tutto ben imbandito, ma grazie al muto di animazione, dovrà colmare di senso le sequenze quasi prive di dialoghi. Spazio dunque all’immaginazione. Di bambini e adulti. |
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Commenti del regista
“C’era una scena in quel film dove le protagoniste sono a letto e guardano la televisione, sarebbe stato carino che i personaggi guardassero qualcosa in tema con lo spirito da Tour de France della storia. Mi venne immediatamente in mente il meraviglioso GIORNO DI FESTA di Tati, dove lui era un postino in bicicletta. Il produttore Didier Brunner contattò la Fondazione Tati, diretta dalla sola figlia vivente, Sophie Tatischeff, per ottenere l’autorizzazione all’uso dell’estratto del film. La sua autorizzazione dipendeva da un set d’immagini e bozzetti d’animazione di APPUNTAMENTO A BELLEVILLE. Chiaramente le piacquero molto perché non solo concesse l’autorizzazione ma menzionò un progetto mai realizzato di suo padre e accennò al fatto che il mio stile vi si sarebbe potuto adattare beneâ€.
Links:
Galleria Fotografica:
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Galleria Video:
L'illusionista - trailer
L'illusionista - trailer (versione originale) - The Illusionist
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