SOMEWHERE: UNO SGUARDO PENETRANTE, COMMOSSO E COINVOLGENTE NELL'UNIVERSO DELL'ATTORE JOHNNY MARCO
67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - IN CONCORSO - VINCITORE del LEONE D'ORO - RECENSIONE - Dal 3 SETTEMBRE
"So com'è la vita di un attore come Johnny Marco. Ho totalmente compreso il personaggio. A volte non mi sforzavo neanche. Quando lo incontriamo la prima volta, Johnny è perso in un ritmo monotono e in uno stile di vita decadente. È un tipo a posto, ma beve e s'impasticca. Non credo sia fiero di molti dei film che ha girato, come per esempio l'ultimo, 'Berlin Agenda'. Sta ancora aspettando il suo 'Somewhere'. Poi compare la sua bambina e nonostante pensi, 'non posso farcela', passa tanto tempo con lei come non gli era mai capitato da quando era piccola, non si limita a un pomeriggio appena... Sofia (Coppola) ed io abbiamo parlato a lungo del passato di Johnny, per cui riuscivo a prevedere dov'è che parte e fin dove arriva nel suo rapporto con la figlia, che intanto sta diventando una giovane donna. Abbiamo girato parecchio in sequenza, è stata una grande gioia... Divento sempre un po' nervoso prima di cominciare un nuovo film. Ma devo ammettere che stavolta mi sembrava di sapere quel che dovevo fare. L'ho sentito appena l'ho letto. Mia madre avrebbe sempre voluto farmi interpretare personaggi alla Steve McQueen. Diceva, 'Sarà pieno di difetti, uno di quei beati tra le donne, ma ha un cuore'. Ecco chi rivedo in Johnny, così per come l'ha descritto Sofia".
L'attore Stephen Dorff
(Somewhere USA 2010; dramedy; 98'; Produz.: American Zoetrope; Distribuz.: Medusa Film)
Cast: Stephen Dorff (Johnny Marco) Elle Fanning (Cleo, la figlia pre-adolescente di Johnny Marco) Chris Pontius (Sammy, l'amico di Johnny Marco) Kristina Shannon (Bambi, la gemella di Cindy) Karissa Shannon (Cindy, la gemella di Bambi) John Prudhont (Cameriere nel Patio dello Chateau) Renee Roca (Istruttore di pattinaggio) Amanda Anka (Marge) Ellie Kemper (Claire) Silvia Bizio (Giornalista italiana) Noel De Souza (Giornalista indiano) Lisa Lu (Giornalista cinese) Alexander Nevsky (Giornalista russo) Aida Takla-O'Reilly (Giornalista egiziano) Emanuel Levy (Giornalista israeliano) Cast completo
H.J. Park (Giornalista coreano) Ferruccio Calamari (Allenatore a Milano VIP) Benicio Del Toro (Celebrity) Michelle Monaghan (Rebecca) Laura Ramsey (Ragazza nuda con cappello da marinaio) Laura Chiatti (Sylvia) Giorgia Surina (Reporter della TV italiana ) Simona Ventura (ospite al Telegatto) Nino Frassica (ospite al Telegatto) Maurizio Nichetti (Premiato ai Telegatti ) Valeria Marini (Special Guest ai Telegatti) Paola Turani (Ragazza ai Telegatti) Marica Pellegrinelli (Ragazza ai Telegatti)
Musica: Phoenix
Costumi: Stacey Battat
Scenografia: Ann Ross
Fotografia: Harris Savides
Montaggio: Sarah Flack
Effetti Speciali: Scott Tinter (effetti visivi)
Makeup: Darlene Jacobs (supervisore)
Casting: Nicole Daniels e Courtney Sheinin
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Un attore di Hollywood intento a condurre una vita non facile trova l'occasione per riesaminare la propria vita con la visita a sorpresa di sua figlia undicenne.
SHORT SYNOPSIS
A hard-living Hollywood actor re-examines his life after his 11-years old daughter surprises him with a visit.
IN ALTRE PAROLE:
Lo avrete sicuramente visto su qualche rivista; Johnny vive a Hollywood nel leggendario Hotel Chateau Marmont (*). Se ne va in giro sulla sua Ferrari e casa sua è un flusso continuo di ragazze e pasticche. Totalmente a proprio agio in questa situazione di torpore, Johnny vive senza preoccupazioni. Fino a quando giunge inaspettatamente allo Chateau la figlia undicenne, Cleo(Elle Fanning)., nata dal suo matrimonio fallito Il loro incontro spinge Johnny a riflessioni esistenziali, sulla sua posizione nel mondo e ad affrontare la questione che tutti dobbiamo affrontare: quale percorso scegliere nella nostra vita?
(*) Costruito nel 1929, lo Chateau Marmont è uno dei luoghi leggendari della tradizione americana, “toccato dallo scandalo e commemorato in letteratura†secondo il "Los Angeles Times". Molti lo ricorderanno come il luogo in cui morì l'attore John Belushi nel 1982, per una overdose di eroina e cocaina. L'albergo riproduce la struttura di una residenza francese della Valle della Loira e si staglia su una collina a nord di Sunset Strip dove, tra la Crescent Hills di Hollywood e Beverly Hills si snoda il Boulevard, la zona dei club, dei ristoranti, delle boutique, delle luci al neon e della vita non-stop nella città dei sogni per antonomasia. Impressionante il numero di storie e personalità che le sue stanze extra lusso o più anonime hanno visto passare. Howard Hughes, Greta Garbo, chiaramente da sola, Errol Flynn, Paul Newman, Marilyn Monroe, Boris Karloff, John Lennon e Yoko Ono, Mick Jagger, Led Zeppelin. Allo Chateau si sono incontrati la prima volta James Dean e Natalie Wood, per una lettura dello script di Gioventù Bruciata. Elizabeth Taylor scelse uno degli attici per far recuperare la salute a Montgomery Clift, dopo il terribile incidente d'auto con il quale rischiò la vita nel 1956. Jim Morrison si ferì la schiena dopo aver provato a entrare nella finestra della sua stanza dondolando dal tetto. Robert De Niro talvolta si ritira qui per periodi prolungati. E sempre in questo santuario dello showbiz hanno alloggiato le star del momento, Leonardo DiCaprio, Keanu Reeves, Jude Law, Courtney love, Sting, Sandra Bullock, Johnny Depp, Winona Ryder, Lindsay Lohan, Tobey Maguire e molti altri, contribuendo ad accrescere la sua fama e la sua storia.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
DELIZIOSO AFFRESCO INTIMISTA DI SOLITUDINI INCROCIATE E VUOTI ESISTENZIALI. IL PERNO CHE RUOTA INTORNO AD UN PERSONAGGIO LEGATO AL MONDO HOLLYWOODIANO DIVENTA IL PRETESTO IDEALE PER SCREZIARE DI UN UMORISMO CHE ACCAREZZA LA PARODIA IL MONDO DELLO SHOW BUSINNESS - QUELLO ITALIANO NON FA CERTO ECCEZIONE, ANZI - E PER METTERE GRADUALMENTE A FUOCO IL MOMENTO TRANSITORIO, DI FORTE CRISI, DI UN INDIVIDUO PRESO DA SE STESSO E DA SE STESSO ANNIENTATO, IN PROCINTO DI AFFOGARE NEL SUO STESSO NULLA, FINCHE' CIRCOSTANZE SPECIALI NON LO AIUTERANNO A RISCOPRIRE UN RAPPORTO AFFETTIVO (PADRE-FIGLIA) PENDENTE DALL'ARGINE DELL'INDIFFERENZA. L'ELEGANZA E LA RAFFINATEZZA AUTORIALE DI SOFIA COPPOLA - CHE RICORRE A LUNGHI PIANI SEQUENZA E AD UNA SCENEGGIATURA PUNTEGGIATA DA INTENSI SILENZI - CESELLA, CAVALCANDO ANCHE LA CIFRA FELLINIANA ('TRE PASSI NEL DELIRIO') QUESTO SCORCIO DI VITA IN ATTESA DELL'OCCASIONE GIUSTA PER REINVENTARSI
Questo scorcio esistenziale sull’attore Johnny Marco (naturalizzato in Stephen Dorff) non poteva
che iniziare nel segno di uno 'status symbol', di un’icona possibile per un individuo che il successo e la sfera dello ‘show businness’ hanno trasformato, suo malgrado, e come vedremo passo dopo passo, quasi del tutto annientato, in un personaggio pubblico. Così, dall’alto di un’autorialità di marca intimista che si conferma sempre più un 'leit motiv' del suo fare cinema - peraltro già estremamente apprezzato fin dai tempi de Le vergini suicide e ancor più con il premiato Lost in Traslation fino all’insolito ritratto drammaticamente effervescente e languido di Marie Antoinette - qui, con Somewhere, Sofia Coppola affida l’unica voce in capitolo possibile in apertura della storia, al ruggito del motore in pista di una Ferrari ‘cavallino nero’: un lungo piano sequenza in cui la m. d. p., in postazione fissa, attende pazientemente più volte la sua ricomparsa al giro successivo. E non è certo un caso che l’ambientazione
intorno sia assolutamente spoglia e desolata con l’erba rasata color paglia.
da parte del nostro protagonista, nel bel mezzo di uno spettacolo privato ad opera delle gemelle spogliarelliste e a letto con una ragazza naturalmente sempre ben disposta.
Umorismo spesso abbinato a tempi cinematografici estremamente dilatati, là dove troneggiano i silenziosi sbattimenti nella stanza n. 59 del lussuoso Chateau Marmont Hotel, a rimarcare lo spiazzamento, l’inadeguatezza esistenziale del personaggio al culmine di un disagio che lui stesso per primo non sa più come gestire, a parte l’acool, il fumo, il sesso offertogli su un piatto d’argento ad ogni angolo non appena il suo naso spunta fuori dalla stanza d’albergo e, per l’appunto, un genere di intrattenimenti che chiaramente non sono più in grado stimolare interesse alcuno. Quel genere di inadeguatezza su cui la Coppola calca volutamente la mano ricreando situazioni tipo, rituali d’obbligo per le star, come il photo call promozionale per un film e la press-conference su cui appunta un
imbarazzato “Ehm†come risposta ad una domanda troppo personale, 'exemplum' elettivo dell’invadenza talora morbosa dei media quanto del reale spiazzamento identitario del personaggio.
Ma poi spuntano un cuoricino e una firma sul gesso del braccio del nostro protagonista e le cose, che solo apparentemente ci sembrano restare invariate, cominciano in realtà a prendere un’altra piega. E’ così che entra in scena Cleo (Elle Fanning), aprendo ad un rapporto padre-figlia che di lì a poco incontrerà il suo climax - senza alcun clamore, discretamente sotteso com’è nelle corde stilistiche di Sofia Coppola - nella sequenza del pattinaggio, quando l’indifferenza e la distrazione si incrineranno, lasciando infiltrare un’impensata consapevolezza e il germe di un processo di evoluzione interiore e interrelazionale affettivo familiare per nulla scontato.
Per certi versi erede del cinema anni Settanta/Ottanta (da Shampoo ad American Gigolò), per altri felliniana (Toby Dammit, terzo episodio di Tre passi nel delirio), con Somewhere, Sofia Coppola
sceglie d’altra parte la possibilità di un respiro positivo per questo personaggio stropicciato più nell’anima che nel corpo, per un genere di rinascita che molto elegantemente rende protagonista per pochi momenti solo sul filo dell’intuizione, affidandosi alla struttura filmica circolare in cui il motivo di apertura della storia torna poi a chiuderla. E’ là che all’orizzonte delle possibilità si intravede una sorta di retromarcia esistenziale in cui lo status symbol dell’oggetto cede il passo alla persona.