Stasera, 27 Giugno, in TV, Sky Collection, Canale Sky, ore 21.20 - Giorno della Memoria 2023 - RECENSIONE - Liam Neeson nazista dal cuore d'oro, Ralph Fiennes gerarca cinico e folle, Ben Kingsley contabile ebreo polacco, nel piu' bel film dell'intero percorso spielberghiano. Un film da 7 OSCAR!
Già scelto come il film più rappresentativo di tutti i tempi per onorare la Giornata della Memoria: I bellissimi di ‘CelluloidPortraits’
Cast: Liam Neeson (Oskar Schindler) Ben Kingsley (Itzhak Stern) Ralph Fiennes (Amon Goeth) Caroline Goodall (Emilie Schindler) Jonathan Sagalle (Poldek Pfefferberg) Embeth Davidtz (Helen Hirsch) Malgorzata Gebel (Victoria Klonowska) Shmulik Levy (Wilek Chilowicz) Mark Ivanir (Marcel Goldberg) Beatrice Macola (Ingrid) Geno Lechner (Majola)
Musica: John Williams
Costumi: Anna Biedrzycka Sheppard
Scenografia: Allan Starski
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Makeup: Christina Smith (supervisore); Pauline Heys e Jane Royle (Regno Unito); Waldemar Pokromski (Polonia)
Casting: Tova Cypin, Lucky Englander, Fritz Fleischhacker, Liat Meiron, Magdalena Szwarcbart e Juliet Taylor
Scheda film aggiornata al:
28 Giugno 2024
Sinossi:
Cracovia, 1939, poco dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, una volta terminata l'invasione della Polonia, gli ebrei polacchi che risiedono nei dintorni della città sono obbligati a recarvisi per essere registrati e schedati. L'enorme afflusso di persone induce l'imprenditore tedesco Oskar Schindler ad approfittare del divieto imposto agli ebrei di avere attività commerciali, al fine di trovare il denaro necessario per impiantarvi un'azienda che produca pentole e tegami da fornire all'esercito tedesco.
La sua abilità nelle pubbliche relazioni lo porta in breve tempo a stringere rapporti con i vertici delle SS, che amministrano il territorio occupato, con un giovane borsista nero, con l'incarico di reperire merci rare da utilizzare come regalie, per ottenere i permessi necessari per iniziare la sua attività e soprattutto con un contabile ebreo, Itzhak Stern, in quel momento impiegato presso lo Judenrat Cracovia, il Consiglio ebraico, ma in passato amministratore di una fabbrica, che si incaricherà di reperire le somme necessarie per iniziare la nuova attività ; lo scetticismo dell'anziano contabile nei suoi confronti è evidente ma, riscontrate le sue intenzioni ed i possibili vantaggi che deriverebbero per i cosiddetti "investitori", acconsente di farlo incontrare con alcuni anziani ebrei che, in cambio di merci da scambiare al mercato nero, gli forniranno il denaro necessario.
Esaurite le formalità burocratiche viene inaugurata la Deutsche Emaillewarenfabrik (DEF), dove quotidianamente più di mille lavoratori ebrei, molti salvati dalla deportazione nei campi di concentramento dallo stesso Stern, tra i quali insegnanti, intellettuali o scrittori, ritenuti "non necessari" dalle autorità naziste, vi si recano a lavorare, godendo di una posizione privilegiata rispetto alla maggioranza della popolazione ebraica, costretta a vivere in condizioni estremamente difficili all'interno del ghetto, mentre l'imprenditore inizia ad accumulare grandi quantità di denaro, grazie anche all'apertura del nuovo fronte ad est.
La situazione sembra essere avviata, nonostante maltrattamenti ed esecuzioni sommarie da parte delle SS, ad una sorta di stabilità ma in città giunge l'untersturmführer Amon Göth, con l'incarico, nel quadro dell'Operazione Reinhard, di avviare la costruzione del nuovo campo di concentramento di Kraków-Plaszów, e di liquidare l'eccedenza di persone ammassate nel ghetto di Cracovia e Schindler è costretto non soltanto ad assistere impotente al massacro che si svolge sotto i suoi occhi ma anche a subire l'arresto della sua attività , non potendo più utilizzare la manodopera che gli era stata concessa fino a quel momento.
Temendo per la fine dei propri affari e del proprio arricchimento, ma anche preoccupato per la sorte delle persone a cui ha cominciato ad affezionarsi, l'imprenditore modifica la produzione della fabbrica, portandola da civile a militare, iniziando a produrre armamenti quali munizioni e granate, traendo beneficio dalla benevolenza, ben ricambiata, del comandante del campo e continuando in questo modo ad avere il sostegno delle SS e la loro protezione, ed allo stesso tempo reclutando ulteriore personale ebraico, tra i quali i figli degli internati, per preservarli dalle deportazioni.
Con l'approssimarsi delle truppe sovietiche tuttavia, il comandante Göth riceve l'ordine da Berlino di riesumare ed incenerire i resti degli ebrei assassinati nel ghetto, di smantellare il campo di Plaszów e di trasferire gli ebrei sopravvissuti nel campo di concentramento di Auschwitz, allo scopo di occultare le prove dello sterminio di massa, e Schindler, raggiunto dalla moglie dopo un periodo di libertinismo, sembrerebbe intenzionato a smantellare la sua attività ed a fare ritorno in Cecoslovacchia, suo paese natale, ma la sua coscienza gli suggerisce di "comprare" i suoi lavoratori, pagandoli uno ad uno a Göth, compilando insieme a Stern una lista di coloro che saranno salvati, per trasferirli nella zona di Zwittau-Brinnlitz, in Moravia, al riparo dal sicuro destino del cosiddetto "trattamento speciale", ossia la soluzione finale, e solo allora l'anziano contabile prende totalmente coscienza di ciò che l'imprenditore sta realizzando.
Terminata la guerra in Europa con la resa della Germania, Schindler, ancora ufficialmente membro del Partito Nazista, deve allontanarsi precipitosamente, al fine di evitare la cattura da parte dei soldati sovietici, non prima però di avere evitato l'ultimo inutile massacro da parte delle guardie tedesche, convinte, a dispetto degli ordini ricevuti, a fare ritorno a casa senza macchiarsi di una inutile strage. Al momento del commiato, gli operai gli consegnano una lettera da esibire nel caso venisse catturato, in cui spiegano che egli non è un criminale nazista ma che è stato l'autore della loro salvezza, ed oltre alla lettera, gli donano un anello in oro forgiato di nascosto, su cui è incisa una citazione del Talmud, "Chi salva una vita salva il mondo intero".
Dopo che l'imprenditore è partito insieme alla moglie, il gruppo di ebrei, composto da più di mille persone, passa la notte all'interno dei cancelli della fabbrica, ed al mattino un soldato sovietico a cavallo annuncia loro la liberazione, tacendo mestamente, alla domanda di Stern, se siano rimasti ebrei in Polonia, informandoli che essi sono tuttavia sgraditi sia ad est che ad ovest, consigliandoli di fermarsi nella città più vicina. Le ultime immagini mostrano i superstiti, accompagnati dagli attori che li rappresentano, porre le pietre sulla tomba di Schindler, deceduto nel 1974.
SHORT SYNOPSIS:
Oskar Schindler is a vainglorious and greedy German businessman who becomes unlikely humanitarian amid the barbaric Nazi reign when he feels compelled to turn his factory into a refuge for Jews. Based on the true story of Oskar Schindler who managed to save about 1100 Jews from being gassed at the Auschwitz concentration camp. A testament for the good in all of us.
sentenza di morte. Le struggenti note di una melodia che si fa strenua lotta per la sopravvivenza, laddove il confine tra la vita e la morte è spesso appeso al filo della insania mentale di qualche folle seduto sugli scranni di un temporaneo potere in tempo di guerra. Le note didascaliche nello Schindler’s List di Steven Spielberg sono invece ridotte allo scheletrico rispetto storico. Lo spazio è riservato interamente al filo dell’emozione teso fino allo spasimo in ogni persona, come un elastico che ha raggiunto il suo limite prossimo alla rottura. E lo sguardo è minimalista e preciso al punto da non lasciare nulla, ma proprio nulla, all’approssimazione narrativa o alla genericità dell’affresco epocale. A cominciare dalla sua vestizione, che lo definisce prima ancora che si presenti. Non parlano per lui tanto le camicie, le cravatte, i gemelli, il denaro che raccoglie, ma quella spilla, appuntata per ultima sulla sua
uniforme. Lo vediamo di spalle, imponente tanto quanto il suo alto e nobile interprete. Ed è il tedesco nazista Oskar Schindler che prende il corpo e l’anima, immensa, espansa oltre ogni potenziale barriera, con un monumentale Liam Neeson, qui nel ruolo che resta la punta di diamante della sua intera e gloriosa carriera.
La sua entrata in scena cambia la Storia. La vera Storia e per questo degna di essere raccontata sul grande schermo, il mezzo più potente di comunicazione per trasmettere di generazione in generazione un qualcosa che non può e non deve essere dimenticato. Oggi possiamo dire la perla più lucente per onorare una Memoria che non dovrebbe andare a Giornata. Come un’ape industriosa, Oskar/Neeson inizia a darsi da fare con strategici contatti per risollevare la propria situazione finanziaria, prima che eventi e persone non ne mutino per sempre scopi ed obiettivi. E mentre Oskar architetta modi e strategie
che arriva a percuotere, a ferire e travolgere, fino ad ammutolire e a far provare lo stesso sgomento dei deportati. Un ritratto ad personam prima ancora che di massa. Volti neorealistici che non recitano, vivono letteralmente quel momento storico, fino a tirarci dentro il vortice in cui affetti e famiglie vengono disintegrati, spazzati via come in un tornado. Sono questi i momenti in cui la tragedia aguzza l’ingegno di adulti ma anche di bambini diventati improvvisamente grandi. Questi aspetti emergono con tutta la forza e i colori dell’arcobaleno di queste anime, a dispetto di una pellicola illuminata e illuminante dall’alto di uno splendido bianco nero e dalla superba sceneggiatura farcita da generosi dialoghi o, per meglio dire, latrati, nella madre lingua tedesca senza sottotitoli. E non solo di rigore lessicale si tratta, ma della miglior metafora di un qualcosa destinato a riecheggiare nell’eternità , come assolutamente inconcepibile, prima ancora che incomprensibile.
la sua sofferta verità tradotta in sofferta verità . La verità per la verità . Uno scambio alla pari che al cinema suona quasi come un miracolo.
A dire il vero Spielberg opera veramente un piccolo miracolo in seno al miracolo verista del suo cinema incarnato da Schindler’s List. Ed è la tanto celebrata immagine di bambina con il cappottino rosso che vaga tra la folla in attesa di essere deportata, in cerca del suo nascondiglio. Il nascondiglio impossibile di una salvezza fittizia solo temporanea prima di scorgerla esanime sopra un barroccio carico di morti. E’ sullo sguardo attonito di Schlinder/Neeson mentre la scorge - tra una folla spenta da una superba fotografia in bianco e nero desaturata e polverosa, vestita di quel suo cappottino rosso anemico e fumoso che la sovraespone - che si innesca la scoperta, il riconoscimento, della più straordinaria metafora. Metafora di tante cose, che scrivono in una sola
Di tanto sangue versato sulla scia di una febbre da follia omicida contagiosa, restano per l’appunto la memoria e, in alcuni casi, la testimonianza diretta, cui Steven Spielberg ama dar l’ultima parola. “La lista di Schlinder è vitaâ€. E questo valeva allora, come oggi. Può ancora dircelo la litania di persone sopravvissuta, quella vera, con le generazioni successive cui ha dato avvio. Persone che sfilano nel film, con i rispettivi nomi e cognomi, a rimarcare il recupero, ognuno della propria identità . Persone che, magia del cinema, emergono dalla profondità del grande schermo dopo la liberazione, a guerra finita, in cammino verso una nuova vita futura: persone che avanzano verso una nuova meta futura, fino a lasciarsi dietro le spalle il bianco e nero della memoria, acquisendo il colore della vita vera, del presente storico, mentre guadagnano il primo piano. Altro brano da manuale della cinematografia spielberghiana. E’ un
della lista di Schlinder sono oggi più di 6.000, qualcosa Oskar Schlinder ha davvero concretizzato. E questa è Storia, non cinema. Ed è la Storia che ha generato e partorito il nostro Presente.
Commenti del regista
"SONO UN EBREO SUI GENERIS"
"Prima mi vergognavo di essere ebreo. Adesso ne sono orgoglioso. Non so quando è avvenuto il cambiamento..."