MARIA - INTERVISTA al regista PABLO LARRAIN
29/12/2024 -
MARIA - INTERVISTA al regista PABLO LARRAIN
Qual è l’aspetto più interessante di un film su Maria Callas?
"Per molti anni ho avuto la fortuna di abitare, insieme alla mia famiglia, nei pressi di un teatro dell’opera, a Santiago. Fin da piccolo ho amato moltissimo l’opera. Adoravo andare a vedere le opere che hanno reso celebre la Callas nonostante lei non fosse già più in vita, mi sentivo fluttuare quando uscivamo dal teatro; quando tornavamo a casa, mia madre mi diceva: “Ecco, hai visto quanto è bella l’opera lirica”. A mia madre piaceva la Callas, e sono cresciuto in compagnia
della sua voce angelica. In seguito, ho avuto modo di conoscere altri aspetti della sua vita. Perciò, dopo aver girato Jackie e Spencer, la figura di Maria Callas mi sembrava la scelta più giusta per completare questa trilogia. Maria è anche il mio primo film su un personaggio artistico e per questo motivo riesco a relazionarmi con lei anche sul piano personale".
Secondo Lei la vita stessa di Maria Callas può essere paragonata a un’opera lirica?
"Molte delle opere interpretate da Maria Callas sono tragedie, quindi il personaggio principale da lei incarnato spesso muore nell’ultima scena. Le storie di queste opere sono molto diverse rispetto alla sua vita, ma secondo me c’è un legame fra la Callas e i personaggi che interpretava. Ne ho parlato con lo sceneggiatore Steven Knight proprio all’inizio del progetto: questo film racconta la vita di una persona che si immedesima con le tragedie che mette in scena. Abbiamo utilizzato specifici brani musicali o cantati per sottolineare ogni momento del film; sono stati inseriti nelle varie scene non solo in modo funzionale ma proprio a scopo drammatico. L’opera lirica è una forma di trascendenza, un modo per esprimere emozioni ineffabili".
La sceneggiatura di Maria è stata scritta da Steven Knight, autore anche di Spencer
"Quando gli ho chiesto di collaborare nuovamente con me, ho scoperto che Steven è un grande fan dell’opera, e questo già mi sembrava un buon inizio. Gli ho proposto di fare un film sull’ultima settimana di vita della Callas. Abbiamo svolto molte ricerche su questa grande artista e ci siamo resi conto di come le opere che ha cantato possano creare dei paralleli con la sua stessa vita. E anche questo era un ottimo punto di partenza. Parlando con Angelina Jolie e Steven Knight, abbiamo compreso come la nostra protagonista non sia mai stata una vittima, in realtà. Stiamo parlando di una donna volitiva, padrona del suo destino, che sapeva cosa voleva e come ottenerlo. Steven ha compreso perfettamente il personaggio e la sua forza".
Come mai ha scelto di raccontare proprio gli ultimi giorni di Maria Callas?
"Maria Callas ha cantato tutta la vita per il pubblico, per gli altri. E la sua vita personale è emersa per lo più in funzione delle sue relazioni. Ha sempre cercato di compiacere qualcun altro, un compagno, un familiare o un amico. Ma alla fine della sua vita ha deciso di cantare per se stessa. Quindi questo film riguarda una persona che nei suoi ultimi giorni cerca la propria voce e la propria identità. È una celebrazione della sua vita".
Maria Callas può essere considerata una sopravvissuta, considerando la sua sfera personale?
"Penso che abbia lottato molto e che abbia vissuto momenti di grande tristezza. Ma tutti i suoi biografi concordano sul fatto che quando cantava, quando si esibiva sul palco, fosse veramente felice. Era quello il modo in cui riempiva il suo cuore e la sua anima. Eppure, a un certo punto, si è resa conto di non poter più aspirare, con la voce, ai livelli di quando era più giovane. Il film descrive le difficoltà di un’artista che ha perso questa facoltà, il talento che non solo l’ha resa famosa ma che l’ha anche definita umanamente. Ma non la osserviamo con pietà, né credo che il pubblico provi compassione per lei. Grazie alla splendida performance di Angelina Jolie, gli spettatori capiranno chi è stata la Callas e il motivo per cui abbiamo scelto di raccontarla in questo modo".
Cosa ha reso Angeline Jolie l’interprete ideale a incarnare Maria Callas?
"Sia Maria Callas che Angelina Jolie possiedono una grande presenza scenica, brillano davanti alla macchina da presa e illuminano tutti gli ambienti in cui si muovono. La loro enorme umanità è quasi tangibile. Angelina non ha dovuto sforzarsi di essere Maria Callas e trasmettere la sua caratura perché già la possiede. Per sei o sette mesi si è preparata molto seriamente alla parte. Le ho detto che la migliore preparazione per questo personaggio sarebbe stato mettersi a cantare. Inoltre, Angelina possiede quella fragilità, sensibilità e intelligenza che fanno la differenza. La vedi scomparire nel ruolo, e il pubblico si immerge nel film dimenticandosi molto velocemente di lei. Ovviamente per far questo occorrono non solo un talento immenso, ma anche una grande dedizione, disciplina e vulnerabilità".
Può descrivere il modo in cui Angelina Jolie ha imparato il canto lirico?
"È stata proprio questa la difficoltà, fare un film su Maria Callas con la propria voce… Perché mai farlo senza? È un elemento essenziale, ovviamente. Angelina ha affrontato diversi stadi di preparazione. All’inizio ha studiato con professionisti del canto lirico, con cui ha corretto la postura, la respirazione, il movimento e l’accento. Cantava opere e arie molto specifiche, per lo più in italiano. Bisogna cantare nel modo giusto, trovare le giuste tonalità e questo significa essere in grado di seguire la melodia e cantarla bene. Abbiamo registrato la sua voce e la sua respirazione. Ci sono momenti nel film in cui ascoltiamo Maria Callas con un frammento di Angelina. Altre volte Angelina è più preponderante della Callas. Ci sono tracce variegate con diverse voci. Angelina si è messa in gioco in prima persona, non solo per accrescere la veridicità del film ma anche per compiere il giusto percorso come attrice".
Ha mai pensato di utilizzare solo la voce di Callas?
"Penso che sia necessario essere onesti con il personaggio e il film stesso. Secondo me è sbagliato un approccio cinico che mira solo all’effetto estetico, in cui l’attore muove la bocca in playback senza vivere l’esperienza in prima persona. Si corre il pericolo di ottenere un risultato artificiale, finto, perché non riesce a immedesimarsi realmente nel personaggio. Invece, in questo film, quando Angelina canta, trasmette una totale autenticità".
Può descrivere il metodo con cui è stata utilizzata la voce di Angelina Jolie?
"L’unico modo era farla cantare realmente, in sincronia con la Callas, ad alta voce. Nel missaggio le due voci si mescolano in modo molto organico. Non c’è alcun miracolo di tecnologia, Angelina ha cantato realmente e il suono è stato registrato in un certo modo. Angelina si è esibita anche davanti a 200 persone o 500 figuranti, cantando con la propria voce. Io avevo le cuffie, perciò ascoltavo l’orchestra, la Callas e Angelina e facevo una sorta di missaggio live. Ma Angelina era nuda, metaforicamente parlando, dal punto di vista vocale, di fronte a centinaia di persone. All’inizio è stato difficile, quasi si scusava con la troupe ma tutti le dicevano: 'Dai, sei bravissima. Continua così'. Tutti hanno apprezzato sia la sua bravura che il suo coraggio".
Aristotele Onassis e JFK sono due personaggi che appaiono anche nel Suo precedente film Jackie. I due film sono collegati?
"In un certo senso lo sono perché parlano di persone che sono state molto amate da vive e che sono diventate delle icone. Maria Callas e Jackie erano donne forti che hanno vissuto come volevano, così come Diana Spencer; hanno avuto interazioni e legami naturali, non solo attraverso Onassis o JFK, ma anche attraverso il mondo in cui vivevano. Un mondo maschile in cui hanno lottato per trovare il proprio spazio, ma ce l’hanno fatta".
Pensa di aver compreso meglio il personaggio di Maria Callas anche grazie alle ricerche svolte per girare Jackie?
"Sì, certo. Quando Maria incontra JFK gli dice: 'Siamo angeli fortunati che appartengono a un ristretto gruppo di persone privilegiate', gente che può fare ciò che vuole. Sono ricchi, famosi, occupano un posto di rilievo nel mondo, tuttavia non possono fuggire da nessuna parte. Il fatto che appartengano allo stesso gruppo non li rende veri amici ma di fatto fanno parte di un’unica generazione che osserva il mondo da una posizione privilegiata ma anche in modo autentico e con grande forza di volontà".
A parte la musica, l’altro grande amore di Maria Callas è stato Aristotele Onassis?
"Penso di sì. Penso che Onassis sia stato l’amore della sua vita e penso che abbiano vissuto varie fasi nel corso della loro relazione. Negli anni ’70 sono stati molto vicini, dopo la separazione di lui da Jackie, tuttavia credo che il loro rapporto sia stato anche tossico. Quando era con lui, Maria si scollegava dal mondo e cercava solo la sua protezione, il suo controllo. Ci sono stati momenti in cui il loro rapporto non è stato sano, ma alla fine della loro vita si sono riappacificati sia con se stessi che come coppia".
Pensa che in quanto donna famosa la Callas abbia dovuto affrontare critiche più aspre?
"Sì, perché era una donna con molto carattere e non tollerava la non professionalità. È stata molto criticata per questo. Nessun uomo, però, verrebbe rimproverato per lo stesso motivo. Anche Onassis aveva un carattere forte ma andava bene così perché era un uomo. Maria era una donna forte in tempi in cui questo non era tollerato, non era accettato che una donna si esprimesse liberamente. Invece lei era diretta, non aveva paura, diceva chiaramente ciò che intendeva fare e si adoperava al meglio per raggiungere il massimo risultato. La gente all’epoca non era abituata. Ma il paradosso è che proprio grazie a queste critiche è diventata “la Callas”, una diva inaccessibile che seduceva con la sua voce e incuriosiva per la sua vita privata. Per quattro anni ha riempito le copertine dei rotocalchi e delle riviste, ed è stata al centro dell’attenzione per il suo talento e per la sua personalità assolutamente fuori dal comune".
Lei ha dichiarato di essere sempre stato un fan dell’opera. Le piacerebbe che Maria contribuisse a diffondere interesse nei confronti dell’opera?
"L’opera si è sviluppata nel 16° secolo, con brani di musica folk cantati in italiano, spesso retaggio di tradizione orale, che si sono mescolati alle storie popolari dell’epoca e che infine hanno trovato una rappresentazione teatrale, dando vita a una forma d’arte adatta a tutti ma che nel corso degli anni è diventata sempre più sofisticata. Tuttavia, cantanti lirici come Enrico Caruso, Maria Callas, Luciano Pavarotti e ora Andrea Bocelli, hanno contribuito a restituire l’opera al grande pubblico. La Callas è stata certamente criticata per aver divulgato l’opera ma il suo obiettivo era proprio generare sensibilità rispetto all’opera lirica, renderla popolare. I brani scelti per il film sono tutti bellissimi, di ampio respiro, in grado di raggiungere chiunque"
Fonte: Dal Press Book di Maria
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