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THE SUBSTANCE
OSCAR 2025: VINCITORE come 'Miglior Trucco e Acconciatura' (Pierre-Oliver Persin, Stéphanie Guillon e Marilyne Scarselli) - Ritorno al cinema il 6 Febbraio - RECENSIONE - Da Cannes 77. - Un 'Body Horror' per Demi Moore, Dennis Quaid e Margaret Qualley (C’era una volta… a Hollywood) per la regista francese Coralie Fergeat (Revenge) al suo debutto in un lungometraggio statunitense: si vocifera di un "esplosivo approccio femminista" al genere horror - Dal 30 Ottobre
"I corpi femminili. 'The Substance' è un film che parla di corpi femminili. Di come siano sempre oggetto di scrutinio, fantasie e critiche all’interno dello spazio pubblico. Di come noi, in quanto donne, siamo portate a pensare di non avere scelta se non essere perfette/sexy/sorridenti/magre/giovani/belle per avere valore nella società. E di quanto ci risulti impossibile sfuggire a questa logica, per quanto istruite, intelligenti e indipendenti possiamo essere. Perché da oltre 2000 anni i corpi femminili sono plasmati e controllati dal desiderio di coloro che li osservano. Ovunque intorno a noi, nelle pubblicità, nei film, nelle riviste vengono messe in mostra versioni di noi che sono frutto della fantasia di altri. Versioni sempre belle. E magre. E giovani. E sexy. Sono la 'donna ideale' che attrae amore. Successo. Felicità. E se osiamo distaccarci da quei canoni, che sia per l’età, il peso, le curve, la società ci dice che siamo finite. Nessuno vuole più vederci. Nessuno ci vuole più sugli schermi. Nessuno ci vuole più sulle copertine delle riviste. Veniamo cancellate dallo spazio pubblico. Non valiamo più il tempo e l'attenzione della società. E i social media hanno acuito la gravità della situazione per le nuove generazioni. Credo fermamente che questa sia la nostra prigione. Una prigione che la società ci ha costruito intorno e che è diventata uno strumento potentissimo di controllo e dominio. Una prigione che crediamo di volere. Questo film, invece, ci dice che è ora di far saltare tutto per aria. Perché com’è possibile che sia il 2024 e viviamo ancora in questa situazione? Non conosco nemmeno una donna che non abbia una relazione complicata col suo corpo, che non abbia avuto un disturbo alimentare a qualche punto della propria vita, che non abbia odiato ardentemente il proprio corpo e sé stessa perché non è come la società le dice di essere. Alla soglia dei miei 40 anni mi ha pervaso una grande tristezza perché pensavo che fosse la fine. Che la mia vita fosse finita. Non sarei più piaciuta a nessuno, non avrei avuto più alcun valore, nessuno mi avrebbe più amata, notata, trovata interessante. Mi avevano fatto credere che la mia vita fosse finita a soli 40 anni. Ho studiato scienze politiche, sono femminista, eppure… queste cavolate si erano infiltrate nella mia testa, in un qualche modo. Ero convintissima che a una certa età non avrei avuto più alcun valore. Allo stesso modo in cui, da giovane, ero convintissima che se non avessi avuto un corpo magro e perfetto, non
avrei avuto alcun valore. Assurdo, no? Perciò ho deciso di scrivere questo film. Per affrontare la cosa. E per fare una dichiarazione politica: queste idee devono scomparire. I film di genere sono politici. Per me, in quanto regista, sono un ottimo mezzo per affrontare questioni politiche e personali attraverso la lente dell’intrattenimento, del divertimento e dell'eccesso. Sbilanciandomi verso l'eccesso, voglio sguinzagliare il mio mostro interiore. O meglio, quello che la società mi ha fatto credere che fosse un mostro: quella parte imperfetta, che invecchia e cambia di me stessa che mi hanno insegnato a nascondere perché una 'donna' non deve essere/comportarsi/pensare così. Perciò presento questa storia. Ed è una storia che riguarda la distruzione del corpo femminile per liberarsi da quelle catene che imprigionano le donne da tempo immemore. Da sempre ci dicono di controllarci e darci un contegno. È ora di fare l’opposto. In questo film i corpi vengono tiranneggiati, ridicolizzati, distrutti allo stesso modo in cui la società distrugge le donne ogni giorno con tutte le regole che ci hanno insegnato tacitamente a seguire. Sarà un bagno di sangue. Ma farà anche sbellicare dalle risate. Perché non conosco arma migliore della satira per mostrare al mondo l’assurdità delle proprie regole. E soprattutto credo abbia un tempismo perfetto. D'altronde il film riguarda proprio questo, una liberazione. Una presa di potere"
La regista e sceneggiatrice Coralie Fargeat
"Mi sono ritrovata a fare i conti con le mie paure e ad accettare il mio corpo anche attraverso i difetti. Il film mi ha fatto capire che devo apprezzarmi così come sono. Sto ancora scrivendo la mia vita, la mia storia non viene dettata in base alla mia età... Mi sono ritrovata a fare i conti con le mie paure. Prima di cominciare le riprese, ho regalato la mia autobiografia alla regista (Coralie Fargeat) perché nel libro parlo del rapporto con il mio corpo e ai tanti trattamenti di bellezza a cui mi sono sottoposta per anni. Non avevo paura di affrontare l'argomento, le cose che ti spingono fuori dalla tua zona di comfort sono anche quelle che ti danno la maggiore opportunità di crescita... Una delle più grandi idee sbagliate su di me è che ho amato il mio corpo. La realtà è che devo ringraziare il mio lavoro, che mi ha dato l'opportunità di superare le insicurezze, come le copertine che ho realizzato per Vanity Fair. Ho cercato di liberarmi dalla condizione di schiavitù in cui mi ero messa da sola"
L'attrice Demi Moore
Galleria Fotografica:
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