THE LIGHTHOUSE
I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - 1 Nomination agli Oscar 2020 per la 'Miglior Fotografia' (Jarin Blaschke) - Da Cannes 72. - Quinzaine des Réalizateurs - Dal 21 Ottobre direttamente in Home Video
"Abbiamo costruito realmente tutti gli edifici che si vedono in 'The Lighthouse', girando sulla punta nord della Nuova Scozia, in Canada, su un’isola vulcanica. Abbiamo costruito un faro funzionante di venti metri la cui luce poteva essere vista anche a dieci chilometri di distanza. Era un posto davvero spietato, molto duro, e il vento era implacabile. Drastico? Forse, ma non avremmo avuto la credibilità senza tutti questi elementi, perché a un certo punto tutto è divenuto reale… L'atmosfera è sempre la mia priorità in un film. Le forme, le sensazioni, gli odori, la texture. Il bianco e nero e la pellicola da 35 mm erano una certezza fin da subito, dal momento in cui lo chiamavamo 'Una storia di fantasmi ambientata in un faro'. Sono molto più fiero di questo film che di 'The Witch' perché è stato molto più coerente con le mie idee iniziali... Ho girato in 35mm, in bianco e nero. È un negativo molto tattile, puoi vedere tutti i pori dei volti degli attori. 'The Lighthous' non doveva sembrare un vecchio film ma fa riferimento a quel genere. Il formato quadrato, poi, è stato ottimo per le riprese dei fari e abbiamo realizzato una lente speciale per creare una patina cromatica. Per la lingua, invece, io e mio fratello abbiamo letto molti testi d’epoca per capire come la gente parlava. Ovviamente 'Moby Dick' è stata un’ottima lettura e la lingua di Melville ci ha influenzato. Il dialetto di Willem era quello di un contadino del Maine mentre quello di Robert era il dialetto di un marinaio. Ho usato anche un vecchio libro di Sarah Orne Jewett sulle storie e sui dialetti come fonte"
Il regista e co-sceneggiatore Robert Eggers
Galleria Fotografica:
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