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IN VIAGGIO CON JACQUELINE
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2017' - RECENSIONE - Tre uomini e una mucca... e 700 km a piedi per realizzare un sogno. Dai produttori di Quasi amici un esilarante e commovente 'road movie', che ha coinvolto più di un milione di spettatori in Francia - Uscito al cinema il 23 Marzo
"Da molto tempo sognavo di girare un 'road movie' attraverso la Francia. È un paese che conosco bene, poiché, da quando avevo 17 anni, l’ho percorso in lungo e largo, soprattutto lavorando come supervisore nei campi estivi. E quando i bambini provenienti dalle periferie cittadine più difficili incontrano le persone che vivono in campagna, nascono dei momenti che riescono a toccarti in profondità. Un giorno Fatsah, che conosco da 10 anni, mi ha raccontato di un suo zio, un uomo appassionato di agronomia e fertilizzanti, che gli chiedeva regolarmente informazioni sul Salone dell’Agricoltura di Parigi, a cui sognava di partecipare. Con 'In viaggio con Jacqueline' ho fatto un cocktail di tutti questi spunti. Inoltre, credo che a livello inconsapevole sia stato influenzato da 'La vacca e il prigioniero', il film del 1959 diretto da Henri Verneuil e interpretato da Fernandel, che da ragazzo ho visto almeno dieci volte, nonché da road movie di grande fascino come 'Little Miss Sunshine' e 'Una storia vera' di David Lynch... Spesso, durante la stesura della sceneggiatura, mi è stato detto che ero troppo naïf o che mi stavo concentrando troppo sui buoni sentimenti. In ogni caso, ho voluto mantenere questo approccio fino alla fine. Come nelle 'Lettere persiane' di Montesquieu, quando qualcuno dotato delle migliori intenzioni e di un atteggiamento positivo arriva in un ambiente non familiare, raccoglie quello che semina. Volevo che Fatah incontrasse persone di mentalità aperta con cui fosse possibile uno scambio di punti di vista. Con una sorta di grazia, semplicità, gentilezza e mancanza di pregiudizi, questo personaggio è capace di dire qualsiasi cosa. E la gente lo adora per questo. Mio padre, che veniva anche lui da una cultura contadina, aveva un carattere simile, molto diretto, ma in modo così spontaneo e di buon cuore che nessuno se la prendeva. Non volevo comunque adottare un approccio aggressivo o lo stereotipo del rifiuto sistematico dei migranti. Inoltre, credo che un tipo come Fatah, in cammino con una mucca al seguito, anche oggi ispirerebbe reazioni amichevoli.
Il regista Mohamed Hamidi
Galleria Fotografica:
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