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LA CITTA' INCANTATA: IL CAPOLAVORO D'ANIMAZIONE DI HAYAO MIYAZAKI TORNA AL CINEMA COME EVENTO SPECIALE
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - EVENTO SPECIALE: Di nuovo al cinema solo il 25, 26 e 27 GIUGNO 2014 - PREMIO OSCAR come 'Miglior Film d'Animazione' (2003) e ORSO D'ORO al Festival di Berlino (2002)
"L'incredibile successo di 'La città incantata' può essere attribuito a numerosi fattori. Naturalmente, c'è la popolarità di Miyazaki e del suo film precedente, 'Principessa Mononoke'. Ma 'La città incantata' è un'avventura unica nel suo genere, che ti tiene col fiato sospeso senza mostrare alcuna violenza. L'azione e l'umorismo non sono eccessivi; l'uso di effetti speciali spettacolari è comunque tenuto sotto stretto controllo. La piccola Chihiro scopre dei valori come l'amicizia, la determinazione e la disciplina. Tuttavia, il film non è didattico. Cerca di infondere fiducia nei bambini mostrando loro quanto sia essenziale farsi un nome. Questa miscela di modernità, filosofia e fantasia è molto rara nel cinema d’oggi. Grazie al tocco magico di Hayao Miyazaki, credo che il pubblico s'innamorerà di La città incantata, perché si accorgerà sin da subito di assistere ad uno spettacolo unico"
Il Presidente della Ghibli Studio Toshio Suzuki
"... Volevo esplorare a fondo l'idea della comunicazione. La forza è nel linguaggio. Nel mondo in cui Chihiro si smarrisce, pronunciare una parola costituisce un'azione chiara e precisa. Quando Chihiro dice con convinzione a Yubaba che vuole lavorare, la strega non può fermarla. Oggi, la parola e il linguaggio hanno perso valore e vengono dati per scontati. I grandi proclami non contano più nulla. Ne 'La città incantata' prendere il nome di qualcuno equivale a dominarlo completamente. Sen (Chihiro) vive nel costante terrore di essere divorata. E' ciò che la fa andare avanti. In condizioni normali sarebbe triste e cupa, invece è felice. In questo film volevo esprimere il concetto che il linguaggio è un valore in sé, che è portatore di energia. Il fatto di aver ambientato la storia in un luogo immaginario, ma comunque giapponese ha senso anche se si tratta di una favola. Non volevo una favola occidentalizzata con ogni sorta di via d'uscita rassicurante. Quando ho visto Pinocchio, mi sono venuti i brividi di felicità davanti alla scena in cui il burattino e il suo amico si ubriacano, giocano a biliardo e fumano sigari. I bambini amano la decadenza anche se poi pagheranno le loro imprese con la trasformazione in asini. Ne 'La città incantata' i genitori sono trasformati in maiali. Nella nostra epoca, scrivere di mondi affascinanti dimostra mancanza di immaginazione. I bambini consumano incessantemente prodotti superficiali che li allontanano sempre più dalle loro radici. Ogni paese ha le proprie tradizioni, che sono fondamentali e devono essere tramandate ed apprezzate. I confini e le frontiere stanno svanendo e, per quanto possa sembrare paradossale, le persone che non appartengono a nessun luogo specifico sono oggetto di disprezzo. Credo che chi ha tagliato i ponti con le tradizioni scomparirà. E’ esattamente ciò che voglio comunicare alle ragazzine di 10 anni. Voglio incoraggiarle e dire loro che, come Chihiro, possono avere successo e riuscire nella vita. Non sento di aver fallito e spero che 'La città incantata' non sia definito un viaggio d'iniziazione. Con 'La città incantata' volevo smontare questo mito ridicolo: alla fine del film Chihiro ha imparato solo e semplicemente ad avere fiducia in sé stessa. Neanche io, del resto penso di essermi evoluto molto negli ultimi 60 anni. Forse, l'unica cosa che ho ottenuto è di avere un po' più di controllo rispetto al passato".
Il regista e sceneggiatore Hayao Miyazaki
Galleria Fotografica:
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