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MIELE: VALERIA GOLINO SI METTE DIETRO LA MACCHINA DA PRESA PER PARLARE DI 'SUICIDIO ASSISTITO'
VINCITORE del Premio della Giuria Ecumenica al 66. Festival del Cinema di CANNES (15-26 Maggio 2013) - UN CERTAIN REGARD - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 1° MAGGIO
"...Una volta finito il film, mi sono accorta che la mia opera aveva perso i toni perentori del libro, non somigliava più a quel titolo, era diventata qualcos’altro. Abbiamo quindi cercato altri titoli e alla fine abbiamo concordato tutti su Miele, come se la pellicola coincidesse con la sua protagonista... Covacich aveva già fatto un grandissimo lavoro di veridicità su questa realtà, quindi abbiamo usato moltissimo del suo materiale. In più, io ho visto alcuni documentari su queste persone, uomini e donne, che, in cliniche in Svizzera, Belgio e Colorado, svolgono questo lavoro di angeli della morte. Ho mostrato a Jasmine (Trinca, ndr) un paio di questi video e vi assicuro che lei non ne era per nulla contenta. Sono immagini molto disturbanti perché, in quanto spettatore, non sai come porti di fronte a questa realtà: non sai sai se irritarti, se emozionarti. E poi c’è un’inevitabile componente voyeuristica. Questi video mi sono comunque serviti per attingere frammenti di dialoghi o dettagli importanti... Rispetto al suono, da spettatrice cinefila, sono sempre rimasta colpita da film con un uso del suono particolare: penso a 8 ½ di Fellini dove i rumori sono molto costruiti. Da subito, ho pensato a Miele come a un film dove il suono fosse ricco, bello, significativo. Un esempio: in uno degli incontri tra Miele e l’Ingegner Grimaldi, lei viene come annunciata da un applauso scrosciante che però arriva dal brutto programma tv che l’uomo sta guardando. Per la costruzione delle immagini, invece, il fatto di non mettere i personaggi al centro dell’inquadratura è qualcosa d’istintivo: da sempre faccio disegni o scatto polaroid in cui utilizzo questo decentramento, queste inquadrature laterali o comunque volti a metà, pezzi di corpi. È un mio personale modo di vedere e ritrarre il mondo che ho semplicemente riportato nel film. Mi è venuto naturale fare così... Ho scoperto che Haneke e Bellocchio stavano lavorando sullo stesso argomento proprio mentre stavo scrivendo il mio film. Ma loro sono due autori talmente più grandi di me che non mi sono mai sentita troppo preoccupata del confronto. Ho deciso comunque di non vedere le loro due pellicole solo dopo aver finito il montaggio di Miele perché non ne volevo rimanere influenzata... Sono fermamente convinta che tutti debbano poter decidere sul proprio corpo, su quando e come porre fine alla vita. Questo lo penso profondamente, però ci sono sfumature sulla questione in cui mi perdo e non voglio imporre a nessuno la mia verità. Per me non esiste un giusto e uno sbagliato in assoluto. Non ho fatto un film sociologico, e questo mi ha permesso anche di prendermi delle licenze poetiche".
La regista, co-soggettista e co-sceneggiatrice Valeria Golino
Galleria Fotografica:
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