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RABBIT HOLE: NICOLE KIDMAN E AARON ECKHART AL CENTRO DI UN RITRATTO DI FAMIGLIA INTENSO, AMARAMENTE ONESTO E SORPRENDENTEMENTE UMORISTICO CON L'OBIETTIVO DI SOPRAVVIVERE ALLA PIU' ATROCE DELLE CIRCOSTANZE
Dal V. Festival Internazionale del Film di Roma (28 Ottobre - 5 Novembre 2010 - Nomination all'OSCAR per la 'MIGLIOR ATTRICE' (NICOLE KIDMAN) - RECENSIONE - Dall'11 FEBBRAIO
"Quando ho pensato come avrei reagito se avessi perso mio figlio, ho sentito una morsa di terrore nel più profondo di me stesso. E quello è diventato il seme di 'Rabbit Hole'... Il dramma si svolgeva interamente nella casa dei Corbett, ma presto mi sono reso conto che la scrittura cinematografica mi avrebbe permesso di aprirmi totalmente al mondo di Becca e Howie. Ho avuto l’opportunità di rappresentare una serie di episodi che nel dramma teatrale vengono semplicemente nominati, permettendo al pubblico di farne esperienza. Ad esempio, ho potuto mostrare il gruppo di sostegno frequentato dai Corbett, quello che vi accade e mostrare la scena di Becca al supermercato quando vede una madre col bambino. Tutto questo mi ha dato la possibilità di capire meglio i miei personaggi, perché il loro mondo era stato allargato e vi si potevano muovere in un modo completamente diverso... Ciò che mi è piaciuto nell’adattare 'Rabbit Hole' per il cinema non è stata solo la possibilità di espandere il punto di vista, ma anche il senso di permanenza. A teatro ogni rappresentazione è un’esperienza unica, che non si ripete mai uguale a se stessa, e una volta che è finita non ritornerà. Il cinema invece cattura un momento per sempre, e questo è un aspetto completamente diverso ed eccitante... Ho lavorato molto duramente nella scrittura per smussare gli aspetti più severi di questa storia. In base alla mia esperienza le persone non perdono il senso dell’umorismo, nemmeno nei periodi più dolorosi della loro vita. Credo che i Corbett siano sempre stati due persone simpatiche e ora che si trovano ad affrontare una tragica perdita, non perdono quell’aspetto. Per me era importante che il film fosse ondeggiante, umoristico e toccante, esattamente come lo sono i suoi protagonisti".
Il drammaturgo e sceneggiatore David Lindsay-Abaire
"Sono sempre stato attratto dalle storie di persone che cercano dei legami, che non vogliono restare sole, e dai personaggi che vogliono scalfire i propri muri interiori. Tutti i miei film condividono questo aspetto. Narrano di gente che cerca quel bagliore di luce in fondo al tunnel. Ciascuno lo fa secondo uno stile completamente diverso, ma è come se avessero la stessa anima... Mi piaceva che non fosse soltanto la storia di una perdita, ma anche della perdita di comunicazione che ne scaturisce. Mi sono ritrovato a fasi alterne a piangere e a ridere durante la lettura. Di solito mi piace scrivere personalmente le sceneggiature con cui lavoro, ma questa era talmente profonda, matura e ricca che mi ha subito fatto cambiare idea. Il mio interesse è stato immediato e ho abbandonato tutto il resto... Credo che qualsiasi tragedia sia sempre accompagnata dall’assurdo. Per me non sarebbe stato realistico girare un film come questo senza umorismo, perché è parte integrante della vita quotidiana ed è uno degli 'strumenti di navigazione' per gestire le relazioni e sopravvivere. Ho sempre pensato che l’umorismo fosse un aspetto essenziale del testo di David (Lindsay-Abaire) ed è diventato irrinunciabile anche per il cast".
Il regista John Cameron Mitchell
(Rabbit Hole USA 2010; drammatico; 90'; Produz.: Blossom Films/
Odd Lot Entertainment/Olympus Pictures Distributors; Distribuz.: Videa CDE)
Galleria Fotografica:
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