IL SEX SYMBOL RICHARD GERE SI SCAGLIA CONTRO POLITICI: 'CREDONO DI ESSERE INTOCCABILI'
20/02/2013
- (AGI) - Roma, 20 febbraio - RICHARD GERE, magnifico sessantaquattrenne, sex symbol da varie generazioni, attivista per i diritti del Tibet, buddista e amico personale del Dalai Lama stavolta diventa cattivo. Nel film LA FRODE, sottotitolo 'sesso potere e denaro sono il tuo miglior alibi', scritto e diretto da NICHOLAS JARECKI, che uscira' in Italia il 14 marzo, GERE e' uno 'squalo' dell'alta finanza, il magnate Robert Miller, che per vendere la sua azienda falsifica i bilanci. La situazione finanziaria diventa rischiosa quando il compratore decide di perdere tempo.
I problemi aumentano ancora quando Miller, alla guida dell'auto dell'amante (Laetitia Casta), causa la sua morte e fugge chiedendo aiuto a un ragazzo di Harlem, figlio del suo ex autista. Inseguito da un detective solerte e rozzo (Tim Roth), in rotta con la figlia (Brit Marling) delusa e offesa dalla truffa e in crisi con la moglie (Susan Sarandon), alla fine riuscira' ad uscire indenne dalla situazione. Un vincente.
"Robert Miller e' uno squalo, un uomo che appartiene al club degli intoccabili dell'alta finanza - spiega RICHARD GERE in conferenza stampa a Roma -. Di questi club esclusivi ne esistono molti, in ogni settore, anche nel cinema o nella politica. Di questo club in particolare - aggiunge malizioso - voi in Italia ne sapete qualcosa: quando entri nella politica ti senti intoccabile". L'attore, da anni impegnato per la pace nel mondo, per l'indipendenza del Tibet e per i diritti umani, non si sente a disagio nell'interpretare un uomo senza scrupoli, uno 'squalo' della finanza, una persona che tradisce la moglie, che fugge di fronte alla morte dell'amante che ha provocato, che inganna amici e parenti, che si sente onnipotente perche' e' un genio della finanza e un uomo ricchissimo, che crede che il denaro possa comprare tutto.
"In molti mi chiedono come possa interpretare ruoli cosi' lontani dalla mia natura - dice GERE -. Ma in realta' il cinema e' fondamentalmente un gioco. Recitare significa giocare con qualcosa che puo' avere significato o non averne alcuno, l'importante e' come si raccontano certe storie. Il mio personaggio comunque - ci tiene a precisare - non e' uno psicopatico o un mostro o un assassino. Lui fa delle cose che forse, se mi fossi trovato nelle sue circostanze, avrei fatto anch'io. Robert Miller compie errori banali, ma li fa su larga scala e il mio compito e' di rendere umani questi errori. Ho messo davanti a me uno specchio cercando di vedere me stesso".
Il personaggio di GERE vince la battaglia finanziaria, evita l'arresto perche' e' un "intoccabile", ma perde l'affetto dei cari. "In realta' il suo unico nemico e' la verita' - spiega l'attore -. Ne' la moglie ne' la figli ne', tanto meno, gli altri 'squali' del club degli intoccabili dove nessuno si tradisce sono suoi nemici. In quanto ai cari poi - aggiunge - le situazioni non sono mai definitive e una rottura puo' sempre essere sanata. Penso a Bill Clinton che ai tempi dell'impeachment veniva evitato come la peste dalla moglie e dalla figlia, mentre oggi quella famiglia sembra felice e serena".
RICHARD GERE, uno degli attori piu' amati e apprezzati da pubblico e produttori, non e' ipocrita: "Il club degli intoccabili esiste anche nel cinema. Io sono uno dei soci? Non posso negarlo - ammette - sarebbe assurdo dire di no, anche se oggi le cose sono molto cambiate sia in Europa che negli Usa".
LA REDAZIONE
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