VI. Festival Internazionale del Film di Roma (27 Ottobre-4 Novembre 2011 - RICHARD GERE INCANTA CON OTTIMISMO E TIBET
03/11/2011
- (AGI) - Roma, 3 novembre. - Sorridente, affabile e soprattutto ottimista. RICHARD GERE, in completo grigio e camicia azzurra, incanta la platea di giornalisti al Festival Internazionale del Film di Roma. Questa sera ha calcato il red carpet insieme alla moglie, l'attrice CAREY LOWELL, e poi ha presentato DAYS OF HEAVEN (I GIORNI DEL CIELO), il secondo film di TERRENCE MALICK, che per primo gli offri' un ruolo da protagonista.
Domani (4 Novembre) ricevera' il MARC'AURELIO, riconoscimento per le sue interpretazioni. In splendida forma, con i suoi 62 anni, GERE, mentre sorseggia un te', parla di cinema ma soprattutto delle sue passioni: famiglia, buddismo e Tibet. "Il rapporto con la mia famiglia - dice l'attore - e' sicuramente al primo posto e sullo stesso piano anche il mio rapporto con i maestri. I miei sogni riguardano mio figlio di 11 anni".
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Appena tornato dal Nepal (uno dei suoi maestri e' morto) GERE sottolinea come il cinema sia "un ottimo lavoro" ma lo consideri "un viaggio di vita non una carriera". "Non ho aspettative. Quello che conta per me e' la vita". Parlando della filosofia Zen e dell'influenza che questa ha avuto su di lui, continua: "Credo che tutti provino un certo disagio nei confronti dell'universo in cui viviamo. Anche io lo provavo da giovane. Dopo molti studi e ricerche mi ha colpito il buddismo. Guardiamo noi e gli altri, la nostra realta', con un certo scetticismo, abbiamo tanti stimoli olfattivi e percettivi che pero' sono fuorvianti. Con certe pratiche - aggiunge - riusciamo ad avere un rapporto piu' profondo della realta', che vuol dire maggiore senso di generosita', amore, empatia e condivisione. Credo di essere sulla strada giusta per poter vedere l'Universo com'e' veramente. L'obiettivo e' la liberta', la liberazione e l'espansione del proprio io. La religione o la scienza e' un fine".
Il tema del Tibet e' ricorrente nelle sue risposte ("farei qualsiasi cosa per i miei fratelli"), come sono ricorrenti gli insegnamenti dei suoi maestri: "Cio' che siamo e' amore, empatia, generosita' e non durezza. Questo e' il significato dell'Universo. Se riusciamo a capire la sofferenza nostra e altrui possiamo arrivare a saggezza e comprensione".
GERE sottolinea anche che fare ancora cinema e' naturalmente "un piacere ma se dovesse passare - ribadisce - mi fermerei e non sarebbe un problema. Ve lo assicuro". Nonostante le priorita' il cinema resta una delle sue passioni: "Sono stato fortunato. Ho lavorato nell'Hollywood dell'eta' d'oro. Mi dispiace per i giovani registi che oggi devono seguire regole che non sempre aiutano la creativita'". Per lui in futuro nessun progetto di produzione ("e' uno spreco di energia") o di regia ("Scorsese ha realizzato un bellissimo film sul Dalai Lama 'Kundun', forse un giorno..."). Infine cita come possibile suo "erede" cinematografico RYAN GOSLING ("mia moglie l'adora") e ride quando gli domandano cosa pensa del botox ("non mi interessa").
LA REDAZIONE
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