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    MONACO, 5 SETTEMBRE 1972: OLIMPIADI DI SANGUE...

    Ci sono più ruoli che parlano qui, di quanti io ne abbia mai avuti in un film... Avendo così tanti personaggi in una storia complessa che copre un paio di anni e numerosi Paesi, era molto importante per me che anche il personaggio più marginale fosse interessante come quello centrale. Questa storia rappresenta una parte molto dolorosa e tragica della nostra storia collettiva e io volevo che a raccontarla fosse un ensemble straordinario
    Il regista Steven Spielberg
    Oggi siamo bombardati da tantissime informazioni e ci sono molte cose che succedono ogni giorno; credo perciò che i narratori e i filmmaker possano andare indietro nella Storia e cercare di guadagnare una prospettiva, un quadro di riferimento generale – per non farci dimenticare dove e chi siamo stati. Credo che questa sia stata una delle motivazioni che hanno spinto Steven a fare il film. E’ una vicenda che fa luce su un gran numero di fatti recenti e che ci permette di andare indietro nel tempo e di domandarci cosa è successo 33 anni fa e che cosa abbiamo imparato da questo. Nello stesso tempo, è un thriller che ti fa stare col fiato sospeso e che sarebbe coinvolgente anche se non si basasse su fatti realmente accaduti
    La produttrice Kathleen Kennedy
    Ho capito che quella che volevano proporre era una storia molto oscura, problematica e complicata, non sul massacro, ma sulle sue conseguenze e sulla politica che ha portato all’uccisione degli obiettivi prefissati, e questo mi interessava molto”.
    Il drammaturgo e sceneggiatore Tony Kushner

    (Munich, USA 2006; thriller drammatico;160’; Produz.: Dreamworks Pictures/Universal Pictures/Amblin Entertainment/Kennedy/Marshall/Barry Mendel (in collaborazione con Alliance Atlantis Comunications); Distribuz.: UIP)

    Locandina italiana Münich

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Münich

    Titolo in lingua originale: Münich

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Steven Spielberg

    Sceneggiatura: Tony Kushner, Eric Roth, Charles Rundolph

    Soggetto: Tratto dal libro Vengeance (Vendetta) di George Jonas

    Cast: Eric Bana (Avner)
    Daniel Craig (Steve)
    Ciaran Hinds (Carl)
    Mathieu Kassovitz (Robert)
    Hanns Zischler (Hans)
    Geoffrey Rush (Ephraim)

    Musica: John Williams

    Costumi: Joanna Johnston

    Scenografia: Rick Carter

    Fotografia: Janusz Kaminski

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    I FATTI:
    “Nel settembre 1972 un attacco terroristico senza precedenti è stato seguito in diretta, in tutto il mondo, da 900 milioni di spettatori televisivi e ha inaugurato un ‘brave new world’ di inimmaginabile violenza.
    Era la seconda settimana dei Giochi Olimpici estivi e a Monaco, nella Germania Ovest, i giochi, che erano stati soprannominati ‘le Olimpiadi della Pace e della Gioia’, erano iniziati con il nuotatore Mark Spitz e la ginnasta Olga Korbut che avevano entusiasmato le folle. All’improvviso, un commando di estremisti palestinesi conosciuto con il nome di Settembre Nero ha invaso, senza essere visto, il villaggio olimpico uccidendo due membri della squadra olimpica israeliana e prendendone in ostaggio altri nove. L’attesa piena di tensione e il tragico massacro che seguirono sono stati ripresi e trasmessi in televisione, con una immediatezza sbaloriditiva, davanti ad un pubblico internazionale, e sono terminati 21 ore più tardi, quando l’anchorman Jim McKay ha pronunciato le indimenticabili parole: ‘Sono tutti morti’.
    Se il terrore di Monaco è stato visto e sentito in tutto il mondo, le conseguenze assolutamente segrete dell’evento sono rimaste per lo più sconosciute”.

    IL FILM:
    Il film Munich che Steven Spielberg ha derivato da questo tragico evento, tiene conto anche della “… pesante missione punitiva che ne è seguita – missione portata avanti dalla squadra segreta nota all’intelligence israeliana con il nome di ‘Operazione Ira di Dio’, uno dei più coraggiosi e aggressivi piani di assassinio della storia moderna… Al centro della storia c’è il giovane patriota e ufficiale dell’intelligence israeliana Avner (Eric Bana). Ancora in lutto per il massacro di Monaco e infuriato per la sua ferocia, Avner viene avvicinato da un ufficiale del Mossad di nome Ephraim (Geoffrey Rush) che gli chiede di partecipare ad una missione senza precedenti nella storia d’Israele. Chiede a Avner di lasciarsi alle spalle sua moglie incinta, di abbandonare la sua identità e di andare in incognito in una missione che deve stanare e uccidere gli 11 uomini accusati dai servizi segreti israeliani di aver architettato gli omicidi di Monaco.
    Malgrado la sua giovane età e la sua inesperienza, Avner diventa presto il capo di una squadra di quattro reclute specializzate molto diverse tra loro: l’esuberante, tosto autista dei mezzi utilizzati per le fughe, il sudafricano Steve (Daniel Craig); l’ebreo tedesco Hans (Hanns Zischler), che ha un vero talento per la falsificazione di documenti; il creatore di giocattoli belga trasformatosi in un esperto fabbricante di esplosivi Robert (Mathieu Kassovitz); e il silenzioso e metodico Carl (Ciaran Hinds), il cui compito è quello di cancellare le tracce dopo che gli altri hanno ‘agito’.
    Da Ginevra a Francoforte, Roma, Parigi, Cipro, Londra e Beirut, Avner e la sua squadra girano il mondo in totale anonimato, seguendo tracce di ogni uomo che compare nella lista segreta di obiettivi che hanno ricevuto e portando a compimento degli assassini escogitati nelle maniere più complicate, uno per uno. Muovendosi al di fuori di ogni legge internazionale, alla deriva senza casa né famiglia, l’unico legame che hanno con il resto dell’umanità sono loro stessi. Ma anche questo comincia a scricchiolare nel momento in cui quattro uomini iniziano a discutere tra loro sulle inquietanti domande che continuano ad assillarli: ‘Chi stiamo uccidendo esattamente? Si può trovare una giustificazione? Questo fermerà il terrore?’.
    Combattuta tra il loro desiderio di giustizia e i dubbi sempre più forti, la missione comincia a lacerare le anime di Avner e della sua squadra e diventa sempre più chiaro che più a lungo loro continuano a dare la caccia, più corrono il pericolo di trasformarsi nei cacciati”.

    Dal >Press-Book< di Munich (cortesemente fornito dallo ‘Staff Ufficio Stampa UIP’)

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    ... SUSPENSE ED UMANISSIME EMOZIONI CONSEQUENZIALI AL TRAGICO EVENTO DI 33 ANNI FA. QUESTA LA STRADA ISTINTIVA SCELTA DA STEVEN SPIELBERG VERSO LA STORIA. MUNICH E’ LA SCELTA MEDITATA, SOFFERTA E INFINE ACCETTATA COME DOVERE PERSONALE DAL REGISTA DELLA SHOAH PER ECCELLENZA: STEVEN SPIELBERG. MUNICH E’ DUNQUE UNA PELLICOLA CHE HA INTESO PRIVILEGIARE LA SOSTANZA DEI FATTI PIUTTOSTO CHE L’EMOZIONE E LO STILE COMUNEMENTE RICONDUCIBILI ALLO SPETTACOLO. LA CONFEZIONE E’ DUNQUE DELIBERATAMENTE SOBRIA E TETRA QUALE PIU’ SI CONVENIVA AI TEMI TRATTATI. CONSIDERATA L’IMPORTANZA E LA DRAMMATICITA’ DEI CONTENUTI-RIFLESSIONE SULLA SECOLARE FAIDA ISRAELIANO-PALESTINESE, PUR APPUNTATA SUL PARTICOLARE MOMENTO STORICO LEGATO AL TRAGICO EVENTO DELLE OLIMPIADI A MONACO NEL 1972, SPIELBERG SCEGLIE LA CIFRA STILISTICA DI UN CRUDO E SPIETATO REPORTAGE, SECONDO UNA VISIONE LUCIDA E DISTACCATA QUANTO BASTA AD OTTENERE UN’ANALISI ASCIUTTA DELLA SITUAZIONE DI ALLORA, PENSANDO ALL’OGGI. IN TAL SENSO SI PUO’ DIRE ABBIA RAGGIUNTO IL SUO OBIETIVO, REALIZZANDO

    UN “THRILLER ESISTENZIALE” - COSI’ COME E’ GIA’ STATO ETICHETTATO IL FILM NEGLI USA - MA IN UNA VESTE IN QUALCHE MODO TECNICO-CEREBRALE, SENZ’ALTRO MOLTO DISTANTE DA ‘SCHLINDER’S LIST’ E DA ‘SALVATE IL SOLDATO RYAN’, ENTRAMBI DI BEN PIU’ IMMEDIATA E MAGGIORE PRESA EMOTIVA. MA L’OBIETTIVO ERA DI NON MANCARE UN’OCCASIONE IMPERDIBILE PER DIRE A VOCE ALTA QUALCOSA CHE DOVEVA ANCORA ESSERE DETTO….

    E’ significativo l’inizio. Come un gioco nei giochi. E’ talmente disteso il clima nel pieno dei giochi olimpici in quel lontano 1972 a Monaco che alcuni giovani abbigliati sportivamente e muniti di borsoni, davanti alla sbarra di ingresso dell’area riservata alla manifestazione più pacifica e gioiosa del mondo che, sorpresi da altri giovani, non destano alcun sospetto e, anzi, questi, scherzando, li aiutano a passare, augurando loro qualche vittoria ai giochi. Si sta in realtà consumando l’incipit della tragedia: quei giovani apparenti ‘sportivi’ altri non erano che terroristi

    palestinesi che si introducono dunque senza alcun sforzo negli alloggi israeliani e, presi in ostaggio undici atleti, mettono in atto il loro massacro una volta fallito ogni accordo per il riscatto. Varie tramissioni televisive sul territorio internazionale informano in diretta: le immagini sgranate con i pixel ben visibili conferiscono una drammatica atmosfera da reportage d’archivio storico. Il contrattacco israeliano è dietro l’angolo e messo a punto a tavolino dalle forze segrete speciali del Primo Ministro Golda Meir (Lynn Cohen), con Avner (Eric Bana) in testa, figlio di un eroe di guerra ed ex guardia del corpo della stessa Meir. E la motivazione è netta e cruda: “Per ogni civiltà arriva il momento di stringere compromessi con i propri valori più alti”.

    Il merito maggiore di Steven Spielberg nel racconto impavido che ha fatto di questa macraba storia, sta forse nel fatto di aver preso entrambe le facce di una stessa medaglia.

    Non ha difatti scelto di schierarsi da una parte o dall’altra, ma ha voluto mostrare entrambi i pensieri e le motivazioni che accendono ognuna delle parti per cercare di far capire le ragioni profonde di quel che sta dietro a tanto spargimento di sangue senza accenno a tregue di sorta, che talvolta occhieggiano solo come miraggi. Spielberg azzarda senz’altro un assunto, un messaggio-chiave, peraltro abbastanza scontato: sangue chiama sangue. La dimostrazione quasi matematico-scientifica sta nel fatto che, uccisi nove degli undici imputati quali responsabili dei crimini alle olimpiadi di Monaco di quel fatidico 1972, con i precedenti e i postumi del caso, i rimpiazzi con uomini altrettanto o anche più pericolosi ne hanno decretato il continuum senza fine, e, dunque, l’inutilità delle segreta operazione ‘risanatoria’, innescando invece un circolo vizioso di morti e contromorti senza alcun risultato concreto e definitivo: “Non c’è pace alla fine di tutto questo”. Solo l’illusione

    di una pace al momento da dimenticare e un pacchetto di ansie e paranoie che costringe chi opera nelle vesti di giustiziere a guardarsi continuamente alle spalle nel timore di essere a sua volta giustiziato o, nell’angoscia che la vendetta di qualcuno possa ritorcersi con gli indifesi della famiglia. Scena climax a questo proposito, quando Avner sospetta di essere seguito da un’auto mentre ha la figlioletta in braccio e si nasconde col cuore in gola riparando dietro il tronco di un albero: il finestrino dell’auto si abbassa e… semplicemente qualcuno getta una cicca di sigaretta. Nervi a fior di pelle, visioni ed incubi saranno il bagaglio-premio del protagonista-giustiziere, superstite con pochi altri, della squadra di colleghi e amici che lo hanno accompagnato nella missione segreta voluta direttamente dal Primo ministro Israeliano Golda Meir. Sì che più che di eroi, o protagonisti assoluti, al di là dell’apparente preminenza di Avner, la

    vera protagonista assoluta è proprio questa concatenazione di maglie intrecciate da entrambe le parti, talmente annodata da rendere spesso troppo densa una certa necessaria fluidità di percorso nel film. Schegge-climax si hanno anche nella fase centrale in cui Avner, in crisi esistenziale per ovvi motivi, sente la figlia neonata al telefono e non può trattenere le lacrime, o nella parte finale, quando i flashback dei tragici eventi sono rivissuti in contemporanea col rapporto d’amore che ha con la moglie, unico ferreo sostegno. Una vera donna-coraggio che pur fisicamente lontana dalle aree operative del marito, ne costituisce l’imprescindibile pilastro. Mentre al di là di alcune scene cruente, la sequenza che si carica del maggiore fardello di drammaticità si appunta sull’uccisione della suadente giovanne donna, pedina-trappola per la squadra in questione. Occasione in cui si inquadrano le visioni diverse anche degli stessi componenti della squadra speciale, occhieggianti dal trattamento da riservare alla

    giovane donna dopo averla uccisa: Avner ne ricopre le nudità con la vestaglia mentre il collega la riscopre, facendo scempio del suo corpo, salvo pentirsene più tardi, non tanto per l’uccisione, doverosa, ma di non aver permesso che restasse coperta dalla vestaglia, concedendole almeno quel minimo di rispetto. Se all’inizio operano quasi a cuor leggero e questo sembra stridere un po’, si festeggia e qualcuno esulta, pian piano le cose cambiano per la maggior parte di loro e il vuoto angosciante che ha lasciato dentro l’operato di chi è sopravvissuto alla missione, la dice lunga più di tante parole che, pure non mancano in veste di acuminate massime appuntate qua e là nella sceneggiatura e che sopravvivono nelle nostre menti come materia prima per riflettere, anche e soprattutto sull’oggi, e non solo limitatamente alla questione israeliano-palestinese. E’ questa una importante lezione di ‘coscienza’ che Steven Spielberg ha voluto regalare all’umanità.

    Non doveva essere un bel film, ma la risposta ferma e sincera ad una irrinunciabile opportunità: quella di dire certe cose e chiamarle col loro nome, punto e basta.

    Commenti dei protagonisti:

    ERIC BANA (Avner): "Avevo solo quattro o cinque anni a quel tempo, ma ricordo sempre alcune delle immagini. E' stata una storia che mi è diventata familiare nel corso degli anni. E' un evento che continua a tornarti in mente, perchè sembra ancora molto attuale".

    Altre voci dal set:

    Il drammaturgo e sceneggiatoreTony Kushner: “E’ una storia piena di paradossi e contraddizioni. E’ anche la storia di una missione segreta, quindi non si sa niente di certo e, molto probabilmente, non lo si saprà mai. Per questo ci siamo presi la libertà di inventare e di occuparci di questi personaggi dal punto di vista umano. Credo che abbiamo creato un pezzo molto scrupoloso di quella che chiamerei ‘fiction storica’… i nostri principali agenti drammatici, i nostri protagonisti, sono cinque uomini che assassinano la gente. Dovevano essere credibili come agenti segreti, non nel senso di James Bond, ma nel senso che dovevano essere, sul campo, dei plausibili operativi che lavorano per l’intelligence… Avner è il capo del gruppo, anche se non in maniera convenzionale. Ma come arriva la sua coscienza a turbarsi? Come entra in gioco questa sorta di intersecazione tra la sua etica interiore e il suo istinto di sopravvivenza? E’ diventata vieppiù la storia di un uomo la cui morale non gli permette di tirarsi fuori dai guai… Mi piace la sua (del titolo del film) semplicità perché questo è un film che comincia con un fatto storico compiuto e poi mostra che non c’è assolutamente niente di semplice in ciò che è accaduto e che tutte le certezze che sembrano circondarlo possono essere messe in dubbio.nel nome ‘Munich’ c’è anche un’eco immensa. E’ la città in cui è nato il Nazismo e quella dove è successo quello che è successo nel 1972. Ha una specie di gravità che mi sembra appropriata per l’importanza della storia… Nessuno è capace di creare la suspense come Steven. In tutti i suoi film sai che verrai gettato direttamente nel bel mezzo di quello che accade. La cosa interessante di questo thriller è che, al suo interno, vieni anche spinto intellettualmente a porti degli interrogativi che portano poi ad ulteriori interrogativi. Credo che lui abbia trovato il modo di miscelare un amalgama di varie forme espressive che renderà il film davvero interessante”.

    Bibliografia:

    Sito ufficiale: "www.munichmovie.com"

    Links:

    • Steven Spielberg (Regista)

    • Eric Bana

    • Daniel Craig

    • Ciaran Hinds

    • Geoffrey Rush

    • FORZE SPECIALI - DENTRO LE LINEE NEMICHE - INTERVISTA al regista e sceneggiatore STÉPHANE RYBOJAD (Interviste)

    • VENERE IN PELLICCIA - INTERVISTA al regista, Coautore e produttore ROMAN POLANSKI (Interviste)

    • STEVE JOBS - INTERVISTA al regista DANNY BOYLE (Interviste)

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    munich.mov

    Il giudizio della critica

    The Best of Review

    PAOLO SORBI: "... Un'attualizzazione di questo perverso intreccio tra eccidi e 'psiche collettiva' nell'attuale situazione israeliana è stata realizzata splendidamente da Steven Spielberg nel suo film 'MŰNICH'. Il regista vuol far riflettere sulla "trappola morale" in cui si incorre quando si combatte il terrorismo con le armi. Il film narra, appunto, le storie degli "obiettivi mirati" portati a termine da una squadra segreta del Mossad contro i killer degli atleti israeliani nel settembre 1972 alle Olimpiadi di Monaco. Omicidi tutti eseguiti e avvenuti tra Parigi, Londra, Cipro, Beirut e Ginevra. Ma la trama non porta a una 'morale' pacifistica. Apre l'inquietante tematica della natura 'politica' (ma fino a che livello?) dell'esistenza del male. Attraverso l'omicidio e il terrore contro i terroristi, Spielberg si domanda che effetti, che traumi ha prodotto questa "missione di vendetta" sugli uomini che l'hanno realizzata. Da pecore a leoni, potremmo dire così. Il tormento morale, man mano che i terroristi vengono uccisi, si impossessa del giovane agente Avner e anche dei suoi amici. In che modo, questi individui, come anche le centinaia e centinaia di soldati israeliani che compiono, nei territori palestinesi, le azioni mirate, cercano di superare tanti lutti e traumi irrisolti? Le certezze infrante, nel film, sembrano far crollare le volontà più temprate. Forse la storia d'Israele, però, non può farne a meno: così ancora il regista resta inquieto e senza soluzione definitiva".
    (PAOLO SORBI, I gialli d'azione e il thriller di Spielberg (paragrafo di FRONTIERE. Il terzo lutto: Israele tra eccidi e psiche in Vita e Pensiero ('Bimestrale di cultura e dibattito dell'Università Cattolica'), n. 2, marzo/aprile 2006, Anno LXXXIX, pp. 41-42).

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