Poco dopo il trasloco, iniziano a verificarsi strani fenomeni: Ebony scopre che sul pavimento della cantina si apre una voragine, dove Dre si reca spesso in stato catatonico, attirato da un amico immaginario che lui chiama Trey; intorno alla voragine iniziano a comparire carcasse di animali morti, ed Ebony percepisce strane presenze nelle zone d'ombra della casa. Anche Shante e Nate cominciano a comportarsi in maniera strana, e sui loro corpi compaiono graffi e bruciature.
Il giorno dopo Cynthia, ormai convinta che sia accaduto qualcosa di inspiegabile, promette a Ebony di aiutarla a riavere i suoi figli; sei mesi dopo Ebony riottiene la custodia dei ragazzi, e i tre tornano a Filadelfia per iniziare una nuova vita.
Un testo al termine dei titoli informa che il film è ispirato alla vera storia di Latoya Ammons: la casa dove si sarebbero verificate le possessioni è stata rasa al suolo, ma strani fenomeni continuano a verificarsi nel territorio.
Storyline:
An Indiana family discovers strange, demonic occurrences that convince them and their community that the house is a portal to hell.
In a case widely covered at the time, Latoya Ammons and her three children experienced strange incidents in their Gary, Indiana home that grew progressively worse: the children were levitating, becoming violent with one another, and speaking in deep growls with no recollection afterward. Skeptics abounded, but the Gary Police Department, Department of Child Services, and the local church and hospital all became involved, filing reports that took the supernatural occurrences seriously. Officers, doctors, and social workers said they witnessed many of the incidents, including one in which Latoya's 9-year-old son walked backwards up a wall. The Indianapolis Star covered it closely as the Department of Child Services investigated it.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"Ho bisogno di perdono per le mie azioni e di redenzione da ciò che sono"
Il messaggio di speranza occhieggia fin dal titolo The Deliverance: ‘la liberazione’, altrimenti detta ‘la redenzione’. Lee Daniels (Precious, The Butler, The Paperboy, Gli Stati Uniti contro Billie Holiday) non rinuncia neppure questa volta ad inviare l’ennesima stoccata all’indirizzo della condizione, troppo spesso di disagio, non solo materiale, della popolazione di colore in America, e non vuole certo essere polemica sterile. Se si pensa poi che questa storia è ispirata ad una storia vera, non si stenta a crederla plausibile. Quel che semmai sorprende, e non poco - da non crederci! - è il versante di possessione demoniaca che decolla da un certo punto in poi della narrazione. Non ci è dato sapere cosa, e in quale misura, si debba alla realtà , e quanto all’entertainment. Narrazione che, d’altra parte, cattura da subito l’attenzione a prescindere, per
l’affresco familiare disastrato che ci si para davanti agli occhi. Affresco nobilitato da interpretazioni genuine e realisticamente vibranti come quella di Andra Day (già diretta da Daniels proprio per ‘Billie Holiday’), qui tradotta nella Ebony di sangue misto, madre di tre figli, a sua volta figlia dell’Alberta di Glenn Close.
Glenn Close! Quel che si dice, un capitolo a parte! Mostro sacro della recitazione a prescindere da personaggi e circostanze, spesso audaci e scomodi, che artisticamente parlando si sceglie: qui davvero superba in un personaggio problematico che, dal galoppante conflitto in corso tra madre e figlia, se ne lasciano trasparire anche i motivi, appuntati sui burrascosi trascorsi nella famiglia di origine. Il suo è un personaggio davvero eccentrico e drammatico, ancor prima che arrivi ad incarnare l’essenza dell’horror, nella deflagrazione demoniaca, prima fronteggiata, e poi incorporata, secondo un’iconografia tanto classica, quanto letteralmente spiazzante. E non si dice tanto del look
sua cattiva gestione familiare sono tutti concentrati in una figlia - la Ebony di Day, per l’appunto - che oggi deve vedersela con i postumi dell’alcoolismo e i rapporti, non di rado violenti, con i suoi stessi figli, al punto da essere regolarmemente sotto il controllo di un’assistente sociale: la Cynthia di Mo'Nique, anche lei con una sua drammatica storia alle spalle, rivelata a suo tempo, quando è il momento di sfoderare tutta la solidarietà possibile tra donne e madri.
Ma, tornando a Glenn Close, non le fanno certo paura taluni sgangherati ritratti di madre e nonna sui generis, anzi, per questa sua attuale Alberta, si direbbe aver preparato le basi con il precedente personaggio, affrontato, sia pure per tutt’altri versi, in Elegia americana (2020), al fianco di Amy Adams e diretta da Ron Howard: film peraltro anch’esso ispirato ad una storia vera, raccontata in autobiografia dal protagonista che l’ha
cellulare come regalo promesso - ‘mi sono rotta’/di che cosa?/di essere povera’ - illumina almeno in parte la drammatica situazione. Ma il peggio deve ancora arrivare. Tutti loro, uno ad uno, faranno a vario titolo, e senza apparente ragione, cose più o meno gravemente deprecabili. E, come c’era da aspettarsi, in tutto questo c’entra quella cantina. Ora nulla di fondamentalmente nuovo all’orizzonte, anzi. Ma se c’è un pregio in questo film è proprio il non incedere più di tanto su certi registri, limitandosi a fugaci citazioni e iconografie del male ben note. Almeno per buona parte.
Ed ecco che nasce il film nel film: dall’affresco familiare che sprizza disagio da tutti i pori, si passa a qualcosa in cui, suo malgrado, questa stessa famiglia viene coinvolta, mentre l’horror monta sempre più, forse fino a smarrire il senso della misura. Viene il momento in cui non si ha più paura di affondare
sugli improvvisi e variegati effetti di una possessione che, come da copione, deve confrontarsi e vedersela con il reparto psichiatrico. E se l’Alberta/Close, aveva dichiarato a sua figlia “Faccio del mio meglio con quello che Dio mi ha datoâ€, assicurandole di aver cambiato vita grazie all’Essere Supremo ‘conosciuto’ in tarda età , ora a doverci fare i conti, volente o nolente, è la stessa figlia Ebony/Day, dapprima disorientata e spaventata, poi, con la rivelazione di quanto successo alla famiglia precedentemente locata in quella stessa casa, indotta a farsi carico dell’impossibile, per riscattare la cosiddetta ‘liberazione’, o ‘redenzione’ che dir si voglia, del titolo. Così con l’aiuto (fallimentare) di una cosiddetta ‘Apostolo’, Ebony/Day ritrova l’idea di amore con cui aveva dato avvio alla sua famiglia che, congiunto all’indissolubile legame filiale e alla potente volontà di salvarlo nella sua integrità , sventando il reale pericolo di perdizione e morte, riesce nella titanica impresa di
annientare il demone che sceglie le sue vittime in base al grado di debolezza e alla mancanza di fede. Per il resto, avevano già dato spettacolo migliore sul campo, il capostipite originale L’esorcista passando per i vari Poltergeist. Ma con i fotogrammi in bianco e nero sui titoli di coda dei reali protagonisti della vicenda, Daniels ci riporta alla realtà , prendendo non solo le distanze dallo spettacolo, ma testimoniando come, ancora oggi, si continuino a registrare ‘fenomeni’ proprio intorno a quella stessa proprietà .