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    WOODSHOCK

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Da Venezia 74. il 7 Settembre 2017

    "Richiede che il pubblico si guardi dentro e si chieda cosa fa e perché lo fa. Man mano che le cose diventano sempre più veloci con la tecnologia e diventiamo sempre più disconnessi dal nostro mondo naturale, è importante ricordare a noi stessi che questi alberi sono qui da migliaia di anni. Sono molto più vecchi e più saggi di noi e sono ancora in piedi. A meno che non li distruggiamo completamente. Se ci pensi, è così strano che possiamo disconnetterci così tanto da qualcosa che ci sostiene"
    La co-regista Laura Mulleavy

    (Woodshock; Usa 2017; dramma psicologico; 100'; Produz.: COTA Films, Live Free or Die Films, Waypoint Entertainment)

    Locandina italiana Woodshock

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    Storyline

    Titolo in italiano: Woodshock

    Titolo in lingua originale: Woodshock

    Anno di produzione: 2017

    Anno di uscita: 2017

    Regia: Kate e Laura Mulleavy

    Sceneggiatura: Kate e Laura Mulleavy

    Cast: Kirsten Dunst (Theresa)
    Joe Cole (Nick)
    Pilou Asbæk (Keith)
    Steph DuVall (Ed)
    Jack Kilmer (Johnny)
    Susan Traylor (Madre di Theresa)

    Musica: Peter Raeburn

    Costumi: Kate e Laura Mulleavy, Christie Wittenborn

    Scenografia: K.K. Barrett

    Fotografia: Peter Flinckenberg

    Montaggio: Julia Bloch, Dino Jonsäter

    Effetti Speciali: Damian Lund (supervisore)

    Makeup: Jacenda Burkett (direzione e per Kirsten Dunst)

    Casting: Avy Kaufman

    Scheda film aggiornata al: 26 Agosto 2024

    Sinossi:

    In breve:

    Una donna, consumata da un profondo dolore dopo una perdita personale, aiutata da un potente farmaco destinato ai malati terminali, scava nella sua psiche per trovare conforto nelle inquietanti foreste di sequoie.

    In dettaglio:

    Theresa fornisce alla madre malata terminale uno spinello di cannabis avvelenato , consentendole di commettere suicidio assistito . Dopo la morte della madre, eredita la sua casa nella California rurale del Nord . Il fidanzato di Theresa, Nick, vuole che si trasferisca altrove con lui, ma lei insiste per restare a casa della madre. Theresa torna al suo lavoro in un dispensario di cannabis di proprietà del suo amico Keith, ma è visibilmente chiusa in se stessa. Partecipa a una festa in casa con Keith e parla con Johnny, un amico comune più giovane di entrambi.

    Un giorno, mentre Theresa sta lavorando, un uomo anziano e malato, Ed, entra nel negozio per prendere la stessa cannabis avvelenata che Theresa ha somministrato a sua madre. Theresa gli dà la cannabis e lui se ne va; consapevole che la sta usando per suicidarsi, Theresa ha un crollo emotivo. Ed torna più tardi la sera, informando Theresa e Keith che la droga non ha funzionato. Nel cuore della notte, Theresa riceve una telefonata da Keith. Lo incontra a un autolavaggio, dove lui le dice che Johnny è morto e la accusa di aver venduto accidentalmente a Johnny la cannabis avvelenata destinata a Ed.

    Il suo dolore ora aggravato dal senso di colpa, lo stato emotivo di Theresa diventa sempre più fragile e inizia a ritirarsi nei boschi circostanti per ore alla volta, causando tensione nella sua relazione con Nick. Contemplando il suicidio, prepara cinque canne singole imbevute di veleno, ma all'inizio non riesce a convincersi a fumarle. Più tardi quella notte, va nei boschi e trova il coraggio di fumare una delle canne, ma non la uccide; si sveglia la mattina dopo con dei graffi sulle gambe. Fuma una seconda canna al mattino e ha visioni di se stessa che cammina nella natura selvaggia. Più tardi, fuma la terza canna, che induce potenti allucinazioni , ma non la uccide. Quando riprende conoscenza, scopre di aver smantellato una staccionata di legno fuori casa, ma non ha alcun ricordo di averlo fatto.

    Più tardi quella notte, Theresa incontra Keith in un bar locale e fuma una quarta canna. Dopo, guida fino a casa di Ed e gli confessa di aver ucciso inavvertitamente Johnny. Dopo avergli raccontato la notizia, Ed muore davanti a lei. Al ritorno a casa, litiga con Nick quando si rifiuta di dirgli dove è stata. Alla fine se ne va e cammina fino a casa di Keith, visibilmente malata e vomitando. Keith, che percepisce il senso di colpa di Theresa per la morte di sua madre e Johnny, le suggerisce di confidarsi con Nick. Theresa rifiuta l'idea e Keith minaccia di chiamare Nick al telefono. Theresa inizia a bruciarsi la punta delle dita su un ferro da stiro caldo che Keith ha lasciato acceso. Quando lui tenta di fermarla, lei lo attacca, bruciandogli la faccia con il ferro, e poi lo colpisce in testa con esso numerose volte, uccidendolo.

    Coperta di sangue, Theresa vaga nei boschi e fuma gli ultimi spinelli avvelenati. Ciò induce numerose visioni del paesaggio, durante le quali Theresa inizia a levitare e sale nella volta degli alberi.

    Storyline:

    A woman, consumed by profound grief after a personal loss, aided by a potent drug meant for the terminally ill, delves into her psyche for solace set in the hauntingly beautiful redwood forests.

    Theresa provides her terminally-ill mother a cannabis joint laced with poison, allowing her to commit assisted suicide. After her mother's death, she inherits her home in rural Northern California. Theresa's boyfriend, Nick, wants her to move elsewhere with him, but she insists on staying in her mother's house. Theresa returns to her job at a cannabis dispensary owned by her friend Keith, but is noticeably withdrawn. She attends a house party with Keith, and talks with Johnny, a mutual friend who is younger than both of them.

    One day while Theresa is working, a sick elderly man, Ed, comes into the shop to pick up the same poison-laced cannabis Theresa administered to her mother. Theresa gives him the cannabis and he leaves; aware that he is using it to commit suicide, Theresa experiences an emotional breakdown. Ed returns later in the evening, informing Theresa and Keith that the drug failed to work. In the middle of the night, Theresa receives a phone call from Keith. She meets him at a carwash, where he tells her that Johnny has died, and accuses her of accidentally selling Johnny the poison-laced cannabis intended for Ed.

    Her grief now compounded by guilt, Theresa's emotional state becomes increasingly fragile, and she begins retreating to the surrounding woods for hours at a time, causing strain on her relationship with Nick. Contemplating suicide, she prepares five individual joints laced with the poison, but at first cannot bring herself to smoke them. Later that night, she goes into the woods and works up the nerve to smoke one of the joints, but it does not kill her; she awakens the next morning with scratches on her legs. She smokes a second joint in the morning, and has visions of herself walking through the wilderness. Later, she smokes the third joint, which induces powerful hallucinations, but does not kill her. When she returns to consciousness, she finds that she has dismantled a wooden fence outside the house, but has no recollection of doing so.

    Later that night, Theresa meets with Keith at a local bar, and smokes a fourth joint. After, she drives to Ed's house and confesses to him how she inadvertently killed Johnny. After telling him the news, Ed dies in front of her. Upon returning home, she gets into a fight with Nick when she refuses to tell him where she has been. She eventually leaves and walks to Keith's house, visibly ill and vomiting. Keith, who perceives Theresa's guilt over the deaths of her mother and Johnny, suggests she confide in Nick. Theresa refutes the idea, and Keith threatens to call Nick on the phone. Theresa begins burning her fingertips on a hot clothes iron that Keith has left on. When he attempts to stop her, she attacks him, burning his face with the iron, and then beats him over the head with it numerous times, killing him.

    Covered in blood, Theresa wanders into the woods and smokes the last of the poison-laced joints. This induces numerous visions of the landscape, during which Theresa begins levitating, and ascends into the tree canopy.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Non poi così lontano nel tempo, precisamente nel 2017, è passata dalla Mostra di Venezia una piccola, per quanto imperfetta, perla di cinema indipendente. Un esordio alla regia che proviene dal mondo della moda. Eh si, perché Kate e Laura Mulleavy sono gli illustri nomi che rappresentano il marchio Rodarte, fondato nel 2005. La sensibilità degli stilisti di moda pare faccia bene al cinema, a giudicare dai risultati ottenuti dal collega Tom Ford (A Single Man, Animali notturni). E, per quanto ognuno a suo modo, è più che evidente che sanno come lasciare il segno. Così anche il Woodshock delle sorelle Mulleavy si pone sotto l’egida di una certa, eccentrica, a tratti pure scioccante, autorialità. Si tratta di una traccia fuori controllo dei danni collaterali di una grave perdita, cui si è, peraltro, volontariamente contribuito.

    Kirsten Dunst, qui nei panni di Theresa, sa farsi monumentale tanto quanto le millenarie sequoie

    di quel bosco protagonista, fin dall’inizio, nel cui ventre sembra perdersi e ritrovarsi, quasi in un’assimilazione simbiotica che, per certi versi, ricorda il tocco visionario di Terence Malick. I silenzi scandiscono tempi e pensieri, ansie, sensi di colpa e incomprensioni tra coniugi, poco comunicanti, soprattutto a seguito del tragico evento da cui si dipana tutto il seguito. E’ una Kirsten Dunst diafana, dai capelli platino e per lo più vestita di bianco, in pendant con il pallore trasparente della pelle del suo volto, che, nei panni di Theresa, prende posto al fianco della madre morente che le chiede aiuto per un suicidio assistito. La Theresa di Dunst può farlo giacché ha accesso a cannabis, oppioidi e veleni per lavoro, in un laboratorio farmaceutico. Ma la struggente immagine che le affianca, in un’assimilazione ben oltre il fisiognomico, apparentemente senza emozioni manifeste, preannuncia un devastante effetto a catena.

    Gli altri personaggi satellite,

    dal collega Keith (Pilou Asbæk), al marito Nick (Joe Cole), dall’amico ventenne Johnny (Jack Kilmer), al malato terminal Ed (Steph DuVall), nulla tolgono alla centralità di Theresa/Dunst, vagante per tutta la durata del film - inclusi tempi a tratti esasperati con qualche digressione di troppo - quale essenza palpabile della desolazione interiore vissuta a pelle in seguito al fine vita della madre. Nella trama, i dettagli di quel che succede nei fatti, mentre di quel che succede nella sua mente - guadagnando punti sul piano dell’estetica stilistica a immagine e somiglianza della visionarietà della protagonista, indotta dall’assunzione di cannabis avvelenata - danno straordinaria contezza regia ed interprete, in una stupenda complicità: tra incantevoli riprese e uno stato espressivo estatico, più tardi destinato a sfociare in esplosioni di rabbia psicotica e folle, parte integrante di un’unica ‘visione’. Una visione che - passando per specchi, tenda della doccia e ogni superficie riflettente

    che favorisce il doppio interiore, tra immagini sdoppiate e/o in suggestive sovrimpressioni plurime - contempla l’animismo forestale, contrapposto alle operazioni di disboscamento in segheria, dove lavora il marito ad oltranza. Animismo che si sporge fino all’assorbimento ideale che si conclude con la levitazione della protagonista.

    Qualche consiglio per la visione? ‘Lasciate ogni razionalità o voi che entrate’ e sarete catturati da una sorta di ‘incantesimo’ che da angelico saprà tradursi in funesto per tornare all’angelico, come in un catartico processo ciclico. Una linfa che trova nutrimento nella natura stessa: che da essa viene e ad essa ritorna.

    Links:

    • Kirsten Dunst

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    Galleria Video:

    Woodshock - trailer ufficiale (V.O.)

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