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    Home Page > Movies & DVD > Oliver Twist

    TORNA SUL GRANDE SCHERMO NELLA RILETTURA DI ROMAN POLANSKI UN CLASSICO DELLA LETTERATURA INGLESE

    “I bambini percepiscono le cose con una chiarezza e un’immediatezza che non hanno pari e che nessun adulto potrà mai ritrovare… E’ stato difficile per me decidere cosa fare dopo (Il pianista). Pensavo che fosse mio dovere realizzare un film per i miei figli perché loro si sono sempre interessati al mio lavoro. E così ho cominciato a pensare ad una storia per bambini e alla fine ho scelto Dickens. E devo dire che ‘Oliver Twist’, che racconta le peripezie e le disavventure del giovane Oliver, mi è sembrata la scelta più ovvia. Quando ero bambino, adoravo i romanzi di Dickens e ho sempre amato quel periodo storico sia sul grande schermo che in letteraturaâ€.
    Il regista Roman Polanski

    “Roman e Dickens hanno avuto un’infanzia molto simile. Dickens ha avuto un’infanzia molto infelice; suo padre era un mascalzone che si metteva sempre nei guai. Non pagava mai i conti e era sempre indebitato fino al collo e Dickens ha cercato di sopravvivere come meglio poteva. La vita di Roman è stata sicuramente segnata dalla tragica infanzia nel ghetto di Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale e tra loro c’è sicuramente una certa affinità per questo. Più lavoravo al progetto e più capivo Roman e vedevo in lui tante affinità con Oliver. Roman è ancora un bambino dotato di grande immaginazione, anche in questa fase della sua vita e quindi era quasi inevitabile che si cimentasse con questo progetto prima o poiâ€.
    L’attore Jamie Foreman (Bill Sykes)

    (Oliver Twist, Francia/Gran Bretagna/Repubblica Ceca 2005; drammatico; 129’; Produz.: R. P. Films; Runteam II LTD.; Etic Films S. R. O.; (con la partecipazione di: Pathe Renn Productions S. A. S.; Pthe Distribution LTD.; Future Films LTD.); (e con il sostegno di: The Media Plus Programme of the European Community); Distribuz.: Medusa Films)

    Locandina italiana Oliver Twist

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Oliver Twist

    Titolo in lingua originale: Oliver Twist

    Anno di produzione: 2005

    Anno di uscita: 2005

    Regia: Roman Polanski

    Sceneggiatura: Ronald Harwood

    Soggetto: Dal romanzo omonimo di Charles Dickens.

    Cast: Barney Clark (Oliver Twist)
    Jeremy Swift (Sig. Bumble)
    Ian McNeice (Sig. Libkins)
    Richard Durden (membro del consiglio sgarbato)
    Timothy Bateson (Parroco)
    Andy De La Tour (Capo della casa lavoro)
    Flip Hes (ragazzino alla casa lavoro)
    Andreas Papadopulos (ragazzino alla casa lavoro)
    Laurie Athey (ragazzino alla casa lavoro)
    Joseph Tramain (ragazzino affamato)
    Peter Copley (Capo del refettorio)
    Andy Linden (Sig. Gamfield, lo spazzacamino)
    John Nettleton (I° magistrato)
    Tony Noble (II° magistrato)
    Michael Heath (Sig. Sowerberry)
    Cast completo

    Musica: Rachel Portman

    Costumi: Anna Sheppard

    Scenografia: Allan Starski

    Fotografia: Pawel Edelman

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    “Il piccolo orfano Oliver Twist (interpretato da Barney Clark) vive, insieme a tanti altri ragazzini, in una casa lavoro dove il cibo scarseggia. Essendo stato scelto come rappresentante degli altri ragazzini, una sera dopo cena Oliver Twist si fa avanti con il Direttore della Casa Lavoro chiedendo più cibo per tutti.
    Etichettato come elemento di disturbo dal signor Bumble (Jeremy Swift), direttore della Casa Lavoro, e dall’intero comitato, Oliver viene offerto come apprendista a chiunque accetti di prenderlo con sé. Dopo essere scampato per un pelo alla bottega di uno spazzacamino – un lavoro pericoloso che ha già visto la morte di tanti bambini, morti asfissiati a forza di scendere lungo i camini, Oliver viene scelto come apprendista dall’impresario di pompe funebri, Sowerberry (Michael Heath).
    Sul lavoro, Oliver litiga e fa a pugni con Noah Claypole (Chris Overton), un altro apprendista che lo ha provocato facendo allusione alla morte di sua madre. Picchiato ingiustamente per quello che ha fatto, Oliver riesce a fuggire e se ne va a Londra.
    Giunto alla periferia della città, stremato e affamato Oliver incontra Artful Dodger (Harry Eden) che gli offre un posto dove dormire: il piccolo e ingenuo Oliver non conosce i meccanismi che regolano i loschi bassifondi di Londra e senza neanche sapere bene di cosa si tratti, viene inglobato in una banda di giovani scippatori gestita dal sinistro signor Fagin (interpretato da Sir Ben Kingsley). E’ qui che fa la conoscenza del brutale Bill Sykes (Jamie Foreman), della sua fidanzata Nancy (Leanne Rowe) e del loro cane Bull’s Eye.
    Una mattina, Oliver esce con Dodger e Charley Bates (Lewis Chase), un altro dei ragazzi di Fagin, e si rende conto della prima volta di quale sia il loro vero lavoro assistendo in diretta al furto perpetrato da Dodger ai danni di un passante, il signor Brownlow (Edward Hardwicke). Quando Brownlow si accorge che lo stanno derubando, accusa erroneamente del furto il piccolo Oliver il quale, dopo un inseguimento finito con il suo atterraggio in seguito ad un pesante colpo in testa, viene arrestato e portato alla polizia.
    Durante l’interrogatorio davanti all’austero magistrato, il signor Fang (Alun Armstrong), un testimone prova l’innocenza di Oliver e in un atto di profonda generosità il signor Brownlow decide di portarselo a casa per dargli la possibilità di salvarsi e cominciare una nuova vita. E così il suo accusatore diventa il suo benefattore e Oliver si trasferisce a casa del signor Brownlow dove verrà trattato molto bene, anche dalla sua governante, la signora Bedwin (Frances Cuka).
    Nel frattempo, Fagin e Bill Sykes temono che Oliver li tradisca spifferando i loro nomi alla polizia e sono determinati a rintracciarlo per riportarlo nella tana di Fagin.
    Convinto dell’onestà di Oliver, Brownlow lo incarica per effettuare per suo conto un pagamento di cinque sterline ad un commerciante della zona e di restituirgli cinque libri. Ma mentre è per strada, Oliver viene rapito da Sykes e Nancy e il signor Brownlow, pensando che Oliver sia scappato con i suoi soldi, conclude che il ragazzino non è altro che un misero ladruncolo, come sospettava e sosteneva il suo amico Grimwig (Paul Brooke).
    Tornato nella tana dei ladri, Oliver viene raggirato da Fagin che lo costringe a descrivergli la casa di Brownlow e il suo prezioso contenuto. Sykes e il suo collega di malefatte Toby Crackit (Mark Strong) obbligano Oliver ad accompagnarli per compiere una rapina a mano armata a casa di Brownlow: hanno bisogno di un ragazzino che riesca a passare dalla finestra e ad aprirgli il portone d’ingresso. La rapina fallisce perché i ladri vengono scoperti e nella confusione che segue Oliver viene colpito. Ferito ad una spalla, il ragazzino viene portato via - sanguinante – da Bill Sykes che ha tutte le intenzioni di buttarlo nel fiume. Ma sarà Sykes a scivolare e a cadere nelle acque che corrono rapide.
    Toby riporta Oliver da Fagin dove il ragazzino viene curato mentre Bill Sykes riesce faticosamente a emergere dal fiume e a tornare alla tana tremante per la febbre. Una volta arrivato dice chiaroe tondo a Fagin che devono liberarsi di Oliver una volta per tutte altrimenti la loro sorte sarà segnata. Ma Nancy, che teme per la vita di Oliver, contatta il signor Brownlow e organizza un incontro sotto il London Bridge. Putroppo Fagin l’ha fatta seguire ed in un impeto di rabbia, Bill Sykes la uccide. La migliore amica di Nancy, Bet (Ophelia Lovibond) scopre il cadavere e informa la polizia che si mette sulle tracce di Bill Sykes.
    Il signor Brownlow è molto preoccupato per la sicurezza di Oliver e la sua nasia aumenta quando viene a sapere che la polizia ha trovato Sykes e Oliver nella casa di Toby Crackit, nei bassifondi di Londra. E quando arriva la polizia, Sykes, usando Oliver come scudo, fugge saltellando sui tetti scivolosi inseguito dalla polizia e da una folla ostile. All’improvviso, però, distratto dal suo cane scivola e resta accidentalmente impiccato.
    Qualche tempo dopo, vediamo Oliver e il signor Brownlow che fanno visita a Fagin rinchiuso nella prigione di Negate dove il capo della banda sta letteralmente uscendo di senno. Nonostante tutte le sue disavventure e il male che gli ha fatto, Oliver prova simpatia e compassione per quel relitto umano e sulla via del ritorno, seduto su una carrozza accanto al signor Brownlow, trattenendo a stento le lacrime Oliver prega in silenzio per Fagin mentre si dirige verso un nuovo giorno e verso la promessa di una nuova vitaâ€.

    Dal >Press-Book< di Oliver Twist

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    LE AVVENTURE SENZA TEMPO DI ’OLIVER TWIST’, IL GIOVANE ORFANO DEL ROMANZIERE CHARLES DICKENS, VIRANO ORA CON ROMA POLANSKI VERSO UN’EMOZIONANTE E DIVERTENTE STORIA CHE HA COME PROTAGONISTA L’ETERNA LOTTA DEL BENE CONTRO IL MALE. UN RACCONTO ESSENZIALE DI QUELLI CHE FANNO RIFLETTERE E PUNTANO AL CUORE, E NON SOLO DEI RAGAZZI. UNA LEZIONE DA MAESTRO DA PARTE DEL REGISTA SU UN ALTRO PERCORSO DI SOPRAVVIVENZA, QUESTA VOLTA APPUNTATO SU UN BAMBINO, E SENZA DOVER RICORRERE ALL’OSTENTAZIONE DI EFFETTI SPECIALI, ANZI, SCEGLIENDO UNA CIFRA STILISTICA ASSOLUTAMENTE CLASSICA NEL PIENO RISPETTO DELLA FONTE DICKENSIANA.

    Ci sarebbe stato di che divagare con l’Oliver Twist di Charles Dickens, da cui Roman Polanski ha tratto la propria versione per il grande schermo, in verità alquanto fedele alla fonte di ispirazione per sua deliberata scelta. C’era di che divagare per il carnet stracolmo di tematiche parallele o ad intreccio, in un modo o nell’altro confluenti nel

    perno di questa storia, un po’ dark, un po’ favola moraleggiante che, d’altra parte, attinge dal torbido della realtà alquanto amara emergente da uno spaccato epocale dove protagonisti sono i bambini, con Oliver Twist (Barney Clark) in testa, eroe esemplare superstite di una dura battaglia con e per la vita. Tra i binari paralleli al centro di questa storia saltano agli occhi l’abbandono e lo sfruttamento di minori sul piano lavorativo e su quello morale, prostituzione infantile, corruzione, furto e omicidio. Sovrana su tutto e su tutti una povertà da far spavento, sempre più macroscopicamente in contrasto con l’estrema e ostentata ricchezza. Tale contrasto non manca di rimarcare anche il regista Roman Polanski in diversi passi della pellicola: ad esempio con le consequenziali riprese delle ciotole di brodaglia, per di più a razione scarsa, dei ragazzi al refettorio e, successivamente, della tavola lucullianamente imbandita cui siedono i rappresentanti del Consiglio

    di ‘Tutela dei Minori’, quelli che arrivano a negare ad Oliver una maggiore razione di cibo, scandalizzandosi pure per l’inammissibile richiesta.Lo scenario, unico e variegato quanto si voglia, riconduce al filoconduttore della vita nei bassifondi della Londra del XIX secolo, quando essere orfani costituiva davvero una lotta all’ultimo sangue per la sopravvivenza. L’ambientazione londinese è del resto un’altra fondamentale co-protagonista del film, peraltro ispirata alla pittura dell’epoca, in particolare alle stampe di Gustave Dorè, con cui Polanski apre la prima sequenza sfumata poi gradualmente nel colore della scena filmata che ci catapulta subito nel vivo della vicenda narrata: bambini intenti a sfilacciare la stoppa da vecchie corde consunte, primi piani nel dormitorio dove i piccoli tentano invano di dormire in semplici casse di legno del tutto simili a mini bare, a causa dei persistenti morsi della fame da cui si sentono dilaniati, una fame tale da aver persino paura di

    arrivare a mangiare il proprio compagno di letto. Del resto, in mezzo a delle bare Oliver sarà costretto a dormire davvero di lì a poco, quando sarà preso come apprendista dall’impresario di pompe funebri. E non è che l’inizio!
    Ma che cosa interessava focalizzare a Roman Polanski con il suo Oliver Twist? E’ certo che non aveva in mente di distaccarsi troppo dalla fonte di ispirazione per imbastire un qualcosa di innovativo sul piano stlistico, ne’ tantomeno di prendere a pretesto Dickens per affrontare un discorso socio-politico sui mali della società dell’epoca, favorendo intenzionalmente paralleli con alcune tragiche situazioni putroppo realmente esistenti in seno alla nostra contemporaneità. Basta pensare a quante (troppe!) realtà simili alle condizioni vissute da Oliver e da numerosi suoi coetanei sopravvivono tuttoggi in molti Paesi del mondo, dall’America Latina, alla Cina, all’Asia, così come già denunciato da un altro film, All the Invisible Children , a

    firma di diverse regie, presentato alla 62° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia e che vedremo nelle sale cinematografiche il prossimo gennaio, film decisamente incentrato su drammatici vissuti di attuale quotidianità nel mondo infantile.
    Riprendendo le fila di questo classico dickensiano e ispirandosi anche alla propria non facile infanzia che lo ha visto bambino negli anni della Seconda Guerra Mondiale in Polonia, sperimentando di persona tragiche esperienze, Roman Polanski invece, ha preferito offrire al grande pubblico, e non solo ai bambini, una trasposizione quanto più semplice e fedele possibile del nucleo centrale della storia di Oliver Twist, sfrondato degli episodi di contorno, di troppo per la confezione cinematografica. E’ nato così un racconto essenziale appuntato sul tortuoso e doloroso cammino del piccolo Oliver che, di per sé, costituiva già un ricco microcosmo in grado di sollecitare riflessioni e soprattutto di arrivare al cuore dello spettatore: Oliver vedrà coi propri

    occhi, e non di rado sperimenterà sulla propria pelle, ogni nefandezza possibile, teoricamente in grado di inquinare l’innocenza della sua anima, così come del resto accade ad altri suoi coetanei, invece lui riuscirà - miracolo dell’incorrutibilità della vera purezza - ad uscire indenne da quel labirinto di dolorose disavventure, arrivando alla fine persino con la voglia di perdonare il maggior responsabile delle sue incredibili sofferenze. Lo scopo del regista era quello di far riflettere i più giovani, ma non solo (è lo stesso Polanski a dichiarare di aver fatto questo film per un pubblico di età variabile tra i 9 e i 99 anni, cfr. in L’intervista), su questioni morali, senza incedere troppo ad esempio su nudi, per evidenziare aspetti impliciti in quegli anni bui, come storie di sesso, o su altri episodi marginali per la storia di Oliver, e, soprattutto, scartando assolutamente dal ricorso di effetti speciali esibiti come

    protagonisti, utilizzati si, ma dietro le quinte.
    Insomma, l’occasione di imbarcarsi in un progetto come questo era per Roman Polanski alquanto ghiotta per rivendicare proprio la validità di un film classico, lineare, senza troppi fronzoli, per contrastare deliberatamente un altro inflazionato e dilagante tipo di cinema dove, lì si, gli effetti speciali la fanno da sovrani, magari per nascondere la vacuità dei veri contenuti di una storia. Qui si tratta invece di riprendere le fila di un cinema offerto semplicemente come cortese invito a pensare, più che a fruire prevalentemente di una visione ad effetto. Si voleva tornare ad un tipo di cinema che resta dentro anche dopo essere usciti dalla sala di proiezione. Perfino quella sottile linfa di ironia che non manca a stemperare l’atmosfera generale del film, prevalentemente di natura dark ‘goticheggiante’, sembra di marca dickensiana. La fedeltà al testo scritto, sfrondato dei rami limitrofi, per restare efficacemente

    entro una dimensione più propriamente cinematografica, era per Polanski sollecitata anche dal fatto che l’ultima rilettura di Oliver Twist, affidata ad un musical, aveva finito per distorcere i connotati di alcuni protagonisti, secondo una reinterpretazione di fatto distante dalla vera psicologia dickensiana. Ciò a cui invece ha guardato e approfondito meticolosamente la rilettura di Polanski. E non soltanto per ciò che riguarda il giovane interprete principale di Oliver Twist, Barney Clark, ma anche per tutti gli altri, con una perla di particolare lucentezza raccolta con la straordinaria e inquietante figura di Fagin, su cui peraltro l’attore Ben Kingsley (già diretto da Polanski in La morte e la fanciulla), prendendosi qualche libertà dal copione, ha fatto un lavoro straordinario, ottenendo un risultato finale eccellente nella sofisticata e complessa definizione del suo personaggio: pur rappresentando l’emblema del mago del crimine senza scrupolo alcuno riguardo ai ragazzini che addestrava e usava a scopo

    di indebito lucro personale, la sua psicologia è stratificata al punto da risultare persino una figura carismatica e non completamente negativa, facendoci scoprire che il confine tra buono e cattivo non è poi così netto.
    Un’attenzione alla psicologia per la quale Roman Polanski non ha qui dimenticato, come del resto nei suoi trascorsi cinematografici, quanto possa essere fondamentale risorsa la complicità della luce, gestita in soggettiva con il personaggio protagonista, per lo più al centro di ambientazioni notturne o comunque scure, di un grigiore livido per la pioggia frequente, dove si cede il passo a qualche sprazzo di giornata diurna nei pochi momenti di apertura emotiva di Oliver: ad esempio a seguito della sua fuga da quel covo di vipere della famiglia dell’impresario funebre, quando la sua voglia di libertà viene celebrata dalla solarità dell’inquadratura in aperta campagna, fiorita su una giornata inondata dalla luce piena, così come l’indomani, dopo

    che ha dormito nella pancia di un pagliaio, sotto la pioggia battente, la fotografia torna grigia anche per gli stenti del ragazzo, mentre, torna di nuovo il sole quando Oliver è in cammino a piedi verso Londra, meta di speranza.
    Un percorso che si segue di pari passo con la palpitante dose di ansie che animano lo spirito del ragazzo, timido e riservato ma anche combattivo e pieno di risorse se colpito negli affetti o nel profondo: ad esempio quando si fanno pesanti commenti sul conto di sua madre. Un altro percorso di sopravvivenza, per quanto dickensiano, come dire, ‘alla Polanski’, un vero maestro su questo registro, che già con Harrison Ford in Frantic (1988) aveva sondato il senso di disagio e di estraneità sudato a pelle da un adulto, toccato su altri drammatici versanti con Adrien Brody nel grandioso film vincitore di tre premi Oscar, Il pianista (2002). Questa

    volta la questione è forse persino più delicata ma non meno profonda, perché il percorso di sopravvivenza è vissuto da un bambino.

    Links:

    • Roman Polanski (Regista)

    • Ben Kingsley

    • Ophelia Lovibond

    • Mark Strong

    • OLIVER TWIST di ROMAN POLANSKI - PRESS CONFERENCE: 20 OTTOBRE 2005 - ROMA, Cinema Warner Moderno (Interviste)

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