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    THE OUTRUN - NELLE ISOLE ESTREME

    In streaming su Prime Video - RECENSIONE - Dal Sundance Film Festival 2024 e dalla Berlinale 2024 - Panorama

    (The Outrun; Regno Unito, Germania 2023; Drammatico; 118'; Produz.: Arcade Pictures, BBC Film, Brock Media, MBK Productions, Screen Scotland, Weydemann Bros. ; Distribuz.: Prime Video)

    Locandina italiana The Outrun - Nelle isole estreme

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: The Outrun - Nelle isole estreme

    Titolo in lingua originale: The Outrun

    Anno di produzione: 2023

    Anno di uscita: 2025

    Regia: Nora Fingscheidt

    Sceneggiatura: Nora Fingscheidt, Amy Liptrot, Daisy Lewis

    Soggetto: Adattamento dell'omonimo libro autobiografico scritto da Amy Liptrot, pubblicato nel 2016.

    Cast: Saoirse Ronan (Rona)
    Paapa Essiedu (Daynin)
    Stephen Dillane (Andrew)
    Saskia Reeves (Annie)
    Nabil Elouahabi (Samir)
    Izuka Hoyle (Gloria)
    Lauren Lyle (Julie)
    Naomi Wirthner (Amanda)
    Conrad Williamson (Jack)
    Freya Evans (Rona da giovane)

    Musica: John Gürtler, Jan Miserre

    Costumi: Grace Snell

    Scenografia: Andy Drummond

    Fotografia: Yunus Roy Imer

    Montaggio: Stephan Bechinger

    Makeup: Tifanny Pierre

    Casting: Kahleen Crawford, Caroline Stewart

    Scheda film aggiornata al: 14 Marzo 2025

    Sinossi:

    In breve:

    Protagonista della storia è la giovane scozzese Rona (Saoirse Ronan) che vive a Londra.
    Dopo un periodo di dipendenza dall’alcol, decide di intraprendere un percorso di disintossicazione. Al termine della sua riabilitazione, Rona vuole chiudere con gli eccessi della sua vita in città e dopo dieci anni di assenza, torna nella sua terra di origine, le Isole Orcadi in Scozia. Un luogo immerso nella natura selvaggia, dove la giovane donna è cresciuta e spera di ritrovare la pace interiore.
    La aspetta un periodo di immersione nei ricordi d'infanzia e di riflessione rispetto al futuro che la aspetta.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    “Tutte le cose vengono dall’oceano e all’oceano ritornanoâ€

    Tutto quello che vediamo sullo schermo è un suo pensiero. Fin dall’inizio. Quando è una bambina che cammina sulla battigia mentre ci raggiunge la sua voce fuori campo da adulta, quella che a cadenza intermittente ci accompagna nel suo viaggio, richiamandosi spesso a leggende legate al luogo: “Nelle isole Orcadi si dice che le persone che annegano si trasformino in foche…â€

    E’ la Rona di Saoirse Ronan, perfettamente a suo agio - fino a sembrare quasi posseduta dal suo personaggio - in questa storia, dal target marcatamente indipendente, raccolta in The Outrun dalla regista tedesca Nora Fingscheidt (The Unforgivable) in adattamento dall'omonimo libro di memorie di Amy Liptrot. The Outrun, ovvero, oltrepassare, andare oltre per trovare la via d’uscita. Ecco il significato vero del titolo originale, e trovare una via d’uscita è esattamente il percorso di Rona/Ronan, di cui riusciremo a sapere sempre di

    più attraverso i frammenti disordinati che piovono ripetutamente nella narrazione, per quanto non sempre facilissima da mettere a fuoco. Una scelta ben ponderata per tradurre sul grande schermo una storia autobiografica raccolta nella formula di diario, farcito di riflessioni e di esternazioni interiori. E dunque The Outrun - superflua la postilla del titolo italiano ‘Nelle terre estreme’ a meno che non la si intenda come prolungamento di metafora - non solo non segue un ordine cronologico, ma pesca nella cornucopia del burrascoso passato della protagonista trentenne, sull’onda delle rievocazioni emotive del momento: il che può voler dire nell’infanzia, o in qualsiasi momento della gioventù che l’ha vista, ora effervescente anima delle feste di Hackney a Londra, ora in preda ai deliri disfattisti dettati dalle conseguenze di un pesante abuso di alcool. E su certi frangenti si torna più volte, per frammenti narrativi, appunto, che prima o poi andranno a ricostruire

    il mosaico degli eventi reali, magari passando pure per le più grandi paure di bambina - il serpente proprio in relazione alle Isole Orcadi - che si traducono sul grande schermo in brani di animazione.
    Così, come già accennato, per lo spettatore orientarsi in questo tortuoso percorso non è sempre scontato né piacevole, ma dopo il rodaggio iniziale, nella seconda parte si procede con maggior empatia verso la protagonista e i suoi pensieri, assimilabile ai movimenti di quel mare nell’arcipelago scozzese delle Orcadi: nelle alte e basse maree, con fremiti più o meno violenti a seconda di quanta quiete sopravviva alle tempeste. Fino all’auto costrizione all’isolamento nell’isola di Papa Westray, ‘Papay’, per l’appunto al largo della costa delle Orcadi, la fase in cui per Rona/Ronan prende sempre più piede una particolare sinergia con la natura per ritrovarsi, libera dalla schiavitù dell’alcool.

    Nei frammenti narrativi, sono custoditi i germogli dell’attuale disagio,

    finché non riaffiorano le spine nel fianco di un’infanzia difficile, con un padre schizofrenico e bipolare, spesso di scarso aiuto nella crescita della bambina Rona (Freya Evans), mentre la madre, dopo anni e anni di duro lavoro, ha poi trovato rifugio nella religione separandosi dal marito, ora lupo solitario in un caravan, dedito alle sue pecore. Così vediamo Rona/Ronan barcamenarsi in visite alternate, con brevi soggiorni, ora presso il padre, ora presso la madre, ricordando il naufragio di una relazione sentimentale con il ragazzo di colore (il Daynin di Paapa Essiedu) che ha dovuto capitolare proprio per le gravi e autolesioniste conseguenze dell’alcool che l’avevano ripetutamente resa violenta. La richiesta d’aiuto all’anonima alcoolisti, e i tentativi di recupero non sempre vanno a buon fine, almeno fino all’approdo nell’isola di Papay, dove per Rona neppure la ricerca notturna del ‘re di quaglie’ produce un qualche risultato. Ma la vita solitaria sull’isola,

    l’affetto dei pochi isolani, e la lunga degenza che Rona/Ronan si è imposta, giorno dopo giorno per mesi, la trova sulla via del ritorno, tra i campi. E’ lì che, in pieno giorno, le giunge alle orecchie, del tutto inaspettato, il richiamo del ‘re di quaglie’ che tanto aveva aspettato. E quella risata sui titoli di coda, è il più bel finale che si potesse trovare, ancora una volta, in punta di metafora, e di vera rinascita.

    Non è certo nuovo il tema delle dipendenze dall’alcool e dunque non suona certo inedita la considerazione per cui “il desiderio di bere può arrivare dal nulla, pensi di stare bene e invece…â€, ma è semmai eccentricamente innovativo il cambio di formato che ne intende approfondire i suoi effetti sull’organismo umano, con riferimento al potere allucinatorio. E in questa ottica trova anche la sua logica collocazione il cerchio di Brodgar (o Brogar): cerchio di

    pietre neolitico situato a Stennes, proprio sulle Isole Orcadi in Scozia. Si dice che la scoperta più importante sia una grossa muratura in pietra lunga circa cento metri e alta sei metri che sembra attraversare tutta la penisola su cui sorge il sito e che potrebbe rappresentare una barriera simbolica tra la zona religiosa del cerchio e quella mondana. Per l’appunto la barriera interiore esistente in Rona/Ronan. Ed è questo inscindibile legame tra la protagonista e il mare delle Orcadi, tra leggende e simbolismi, passando per bagni gelati, ad offrire la chiave di volta e di svolta di questo accidentato percorso esistenziale, nella caduta così come nella rinascita finale.


    Riproduzione riservata © Copyright CELLULOID PORTRAITS)

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    Galleria Video:

    The Outrun-Nelle isole estreme - trailer ufficiale (sub ITA)

    The Outrun-Nelle isole estreme - trailer ufficiale (V.O.) - The Outrun

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