RECENSIONE - Dalla 79. Mostra del Cinema di Venezia - Opera seconda della trilogia di Florian Zeller, preceduto da The Father - Nulla è come sembra (2020, suo debutto alla regia), in cui torna a recitare Anthony Hopkins (vincitore dell'Oscar proprio per la sua interpretazione di The Father - Dal 9 Febbraio
Soggetto: La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'opera teatrale del 2018 Le Fils, scritta dallo stesso Zeller, ultimo capitolo di una trilogia che comprende La Mère (2010) e Il padre (2012).
Makeup: Sasha Grossman (direzione, Unità di New York)
Casting: Nicola Chisholm
Scheda film aggiornata al:
06 Marzo 2023
Sinossi:
In breve:
E' la storia di Nicholas (Zen McGrath), che due anni dopo il divorzio dei genitori, ancora diciassettenne, decide che non ne può più di vivere con sua madre. Il ragazzo ormai è affetto da un costante male di vivere, che riesce a placare solo rifugiandosi nei ricordi d'infanzia, il periodo finora più felice della sua esistenza. È così che sua madre Kate (Laura Dern) decide di lasciarlo al padre, Peter (Hugh Jackman), che nel frattempo si è rifatto una famiglia insieme alla sua nuova partner.
Peter cerca di essere una presenza paterna per suo figlio e di comportarsi come avrebbe voluto che suo padre facesse con lui, ma allo stesso tempo deve gestire la sua vita frenetica, che comprende, oltre alla sua famiglia, anche la possibilità di una brillante carriera politica a Washington. Mentre cerca di porre rimedio agli errori del passato, l'uomo perde di vista quello che è il presente di suo figlio...
In dettaglio:
Kate si reca a casa dell'ex marito Peter per parlare del figlio diciassettenne Nicolas dopo aver scoperto che l'adolescente non va a scuola ormai da mesi. Il giovane, profondamente segnato dal divorzio dei genitori e dal tradimento del padre, chiede e ottiene di lasciare la casa materna per trasferirsi da Peter. Beth, la nuova compagna e la madre del loro figlio neonato Theodore, è dubbiosa e teme che l'arrivo di Nicolas possa compromettere il suo rapporto con Peter e la sua nuova famiglia.
Con l'arrivo di Nicolas le cose effettivamente cambiano, anche se Peter decide di iscrivere il figlio a una nuova scuola per far sì che possa affrontare gli esami alla fine dell'anno. Il giovane tuttavia non chiarisce mai veramente il motivo del suo dolore, una profonda sofferenza psicologica che lo spinge ad episodi lievi di autolesionismo. Dopo che Peter lo confronta a riguardo, Nicolas sembra diventare più remissivo e asseconda il padre quando gli chiede se il suo fragile stato emotivo è dettato dalla rottura con una ragazza. Mentre diventa via via più evidente che lo stato di Nicolas è dettato da una profonda depressione adolescenziale, si crea tensione in casa una sera in cui Peter e Beth avrebbero dovuto uscire a cena con amici. Il piano viene cancellato a causa della malattia della babysitter, ma quando Nicolas si offre di tenere d'occhio Theodore per loro, Beth rifiuta categoricamente e il giovane la sente quando la donna lo descrive a Peter come disturbato.
Dopo avergli medicato le ferite, lo psichiatra spiega ai genitori del giovane che è necessario internarlo in un reparto psichiatrico per tenerlo sotto stretta osservazione, dato che Nicolas potrebbe tentare ancora il suicidio. I genitori accettano e Nicolas viene ricoverato, mentre a casa Peter è costretto a rinunciare a un viaggio con Beth e il figlioletto. Dopo una settimana, Kate e Petee tornano in ospedale per vedere il figlio, che è rimasto traumatizzato dal tempo passato nel reparto psichiatrico e li supplica di farlo tornare a casa con loro. Il medico scoraggia con forza questa possibilità , affermando che Nicolas tenterebbe nuovamente il suicidio. Preso dal dubbio, Peter finisce per accettare la proposta del medico di tenere Nicolas sotto osservazione per alcune settimane, solo per poi cambiare idea quando vede il figlio portato via con la forza. I tre tornano a casa e Nicolas sembra felice come un tempo, ma dopo aver preparato il tè per i genitori si spara con il fucile del padre.
Sono passati tre anni e Peter, che attende ospiti a cena con Beth, riceve la visita di Nicolas, studente a Toronto felicemente fidanzato e autore di un romanzo autobiografico di prossima pubblicazione. L'incontro tra padre e figlio non potrebbe essere più felice, ma quando Nicolas va nell'altra stanza per salutare Theodore, Peter scoppia in un pianto dirotto. Quando Beth prova a confortarlo, Peter ammette che la sua crisi è causata dal pensiero di tutto quello che il figlio avrebbe potuto fare e realizzare se non si fosse suicidato tragicamente tre anni prima.
Short Synopsis:
Peter as his busy life with new partner Emma and their baby is thrown into disarray when his ex-wife Kate turns up with their teenage son, Nicholas.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Diciamo che l’impianto teatrale è nel suo DNA. Il francese Florian Zeller è difatti scrittore e drammaturgo prima che regista di cinema: l’attuale The Son (il figlio), è difatti l'adattamento per il grande schermo dell'opera teatrale del 2018 Le Fils, scritta dallo stesso Zeller, ultimo capitolo di una trilogia che comprende La Mère (2010) e Il padre (2012). Zeller torna così ora alla trasposizione cinematografica dopo il più che apprezzato The Father-Nulla è come sembra, con cui orientava l’occhio della macchina da presa verso la malattia dell'Alzheimer, peraltro incarnata da un eccellente Anthony Hopkins. Allora primo protagonista, Hopkins torna ora ad accompagna Zeller in questo percorso sui legami padre-figlio (con la madre che occhieggia in secondo piano), in The Son, e precisamente nel cameo del nonno e padre, passando il testimone al figlio, padre a sua volta: il Peter di un intenso e profondo Hugh Jackman.
Una ninna nanna riecheggia
nell’aria prima di scorgere una giovane madre (la Beth di Vanessa Kirby) che la canta al suo bambino in culla, facendo segno di fare silenzio al padre, Peter/Jackman che vorrebbe interagire. E’ questo l’avvio sui titoli di testa che prepara l’innesto con una storia parallela, destinata a prendere il sopravvento. Peter è qui al secondo matrimonio dopo il divorzio dalla prima moglie Kate (un’ottima Laura Dern) che si fa avanti all’improvviso con una richiesta d’aiuto per la gestione del suo primo figlio, Nicholas (Zen Mcgrath), diciassettenne che da un mese manca dalla scuola e mostra un comportamento strano, oltre ad una oscura e minacciosa luce negli occhi. E’ così che Florian Zeller punta ora l’occhio della sua macchina da presa su un altro genere di malattia, la depressione acuta di un giovane autolesionista, che l’incomunicabilità tipica degli adolescenti, con i genitori per giunta separati, rende difficilmente gestibile. Zeller deve conoscere
bene la questione e sentirla emotivamente a pelle se alla fine avanza la dedica ‘A Gabriele’. Una specificità in un problema reale e di portata universale.
Ben scritto, The Son è appena venato di melodramma ma, in generale, procede per sottrazione e recupera la storia, traducendola per il cinema, lavorando sui primissimi piani dei protagonisti, con l’interprete di punta Hugh Jackman, spesso in sospensione quasi statica, tra piani sequenza ed intensi passaggi corali. Il passaggio in cui il montaggio alternato dipinge un trittico emozionale familiare, appuntato in modo sequenziale, su madre, padre e figlio, denota il tocco raffinato di una regia oltremodo sensibile.
Il trasferimento del figlio Nicholas/Mcgrath a casa del padre, non cambia le cose. E a nulla servono i lunghi dialoghi che sfociano, non volendo, sul confronto tra l’estremo impegno sul lavoro del padre e il tergiversare verso il nulla del figlio. E i sensi di colpa montano
sulla scia di quanto mai perdonato al padre e nonno (Hopkins) a sua volta, sempre assente anche quando la madre era malata. Ma montano anche per il riscoprirsi di Peter/Jackman, non molto dissimile a suo padre (Hopkins): “ho finito per essere come mio padreâ€. E’ lo sfiorire di una parabola discendente, con pseudo motivi di ripresa, in cui eccelle la parentesi di quel che avrebbe potuto essere e che invece non è stato e non sarà mai. Parentesi che prende d’altra parte vita in carne ed ossa sullo schermo, illudendoci di una qualche salvezza, in realtà mai avvenuta. I rari flashback poi, tipicamente cinematografici, di contro alla matrice teatrale della storia - che vedono il piccolo Nicholas in vacanza al mare, con entrambi i genitori, laddove il padre gli insegna a nuotare, in un’armonia familiare perduta per sempre - sono la spina nel fianco di ricordi sempre più laceranti
con il precipitare degli eventi. E comunque ancora in grado di far fiorire altri sensi di colpa, fino a raggiungere il climax della disperazione, sulla scia di una tragedia annunciata, affogata in un senso di impotenza ineluttabile, tale da portare ad un passo dal baratro.