Thomas Edisson è una promessa mancata del tennis francese. Così come nel ciclismo, dove nessun transalpino riesce a trionfare al Tour de France da metà anni Ottanta, anche nel tennis i padroni di casa non riescono a imporsi sulla terra di Parigi dal 1983. Così, ogni atleta emergente e di riconosciuto talento viene visto come la speranza sulla quale l’intero movimento possa appoggiarsi.
Ma Thomas ha fallito quando doveva dimostrare di essere un campione. Pesanti sconfitte e una serie di infortuni ne hanno condizionato fiducia e tenuta fisica, tanto da farlo precipitare molto indietro nelle classifiche di riferimento del circuito internazionale.
Thomas was once renowned as a young tennis prodigy, but never had the career he hoped for. At 37, despite his declining physical fitness, he decides to compete in the qualifying rounds of the French Open for one last attempt at glory
positivo, lasciata nelle retrovie della narrazione, non riesce ad esprimere a pieno la sua reale portata. Quanto alla giovane moglie Eve (Ana Girardot), anche lei tennista sacrificata alla maternità e agli impegni del marito - ben famoso prima della caduta e del fermo a causa dei consistenti problemi al ginocchio di cui ci informano le radiografie - cerca un aiuto nella sua promessa di abbandonare la carriera, ripiegando in alternative parallele come l’attuale insegnamento del tennis ai bambini. Ovviamente senza successo, così come pure la madre, alquanto dura, se non spietata, a giudicare dalla pessima battuta rilasciata alla stampa sul suo conto.
Tutta la prima parte del film si trascina entro una griglia narrativa da sceneggiato televisivo, mantenendo un ritmo strascicato senza occasioni di decollo, e quando nella seconda, con i vari set si partita, si presenta l’occasione di farlo, viene sprecata con riprese che non valorizzano i dettagli di competizione
tra Edison/Lutz e il giovanissimo Thosso di Jürgen Briand. Insomma, nulla a che vedere con i livelli di Borg McEnroe di Janus Metz Pedersen: non siamo neppure nei lontani paraggi! Si salva a malapena qualche raro episodio appena più tensivo e la bella inquadratura d’inizio con un ralenti prossimo al fermo immagine: inquadratura in parte ripresa in un finale che… lascia sconcertati.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale francese con sottotitoli in inglese: