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    BLONDE

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Da Venezia 79 - Concorso - Vietato ai minori di 18 anni - E' lo stesso regista Andrew Dominik a dichiarare che trattasi di un film che "disturberà tutti" e difatti, a causa di certe scene esplicite e scioccanti fa già discutere molto, e ancor prima dell'uscita si profila quale film tra i più controversi. Protagonista negli scomodi panni, o per meglio dire, nei nudi hard, del tragico mito di Marilyn Monroe è la cubana, già quintessenza della femminilità americana, Ana De Armas (Blade Runner 2049, No Time To Die, Acque profonde) - Dal 28 Settembre in streaming

    "Se fosse uscito qualche anno fa, sarebbe uscito proprio quando il #MeToo era ai massimi. E sarebbe stato visto come un’espressione di tutta quell’idea... Non è la rappresentazione di una sessualità felice. È la rappresentazione di situazioni ambigue"
    Il regista e sceneggiatore Andrew Dominik

    (Blonde; USA 2019; biopic; 146'; Produz.: Plan B Entertainment; Distribuz.: Netflix)

    Locandina italiana Blonde

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    Celluloid Portraits:



    See Short Synopsis

    Titolo in italiano: Blonde

    Titolo in lingua originale: Blonde

    Anno di produzione: 2019

    Anno di uscita: 2022

    Regia: Andrew Dominik

    Sceneggiatura: Andrew Dominik

    Soggetto: Ispirato all'omonimo romanzo del 2000 di Joyce Carol Oates, la vita privata di Marilyn Monroe.

    Cast: Ana de Armas (Marilyn Monroe/Norma Jeane Mortenson)
    Bobby Cannavale (Joe DiMaggio)
    Adrien Brody (Arthur Miller)
    Julianne Nicholson (Gladys Pearl Baker)
    Garret Dillahunt
    Lily Fisher (la giovane Norma Jeane)
    Sara Paxton (Miss Flynn)
    Rebecca Wisocky (Yvet)
    Xavier Samuel (Cass)
    Evan Williams (Eddy)
    Toby Huss (Whitey)
    Catherine Dent (Jean)
    Lucy DeVito
    Spencer Garrett (Protettore del Presidente)
    Eden Riegel (Esther)
    Cast completo

    Musica: Nick Cave, Warren Ellis

    Costumi: Jennifer Johnson

    Scenografia: Florencia Martin

    Fotografia: Chayse Irvin

    Montaggio: Adam Robinson

    Effetti Speciali: Jeremy Hays (supervisore)

    Makeup: Tina Roesler Kerwin (direzione e personale per Ana de Armas)

    Casting: Victoria Thomas

    Scheda film aggiornata al: 22 Ottobre 2022

    Sinossi:

    Da ragazza, Norma Jeane Mortenson viene cresciuta dalla madre mentalmente instabile Gladys. Al suo settimo compleanno nel 1933, le viene data una foto incorniciata di un uomo che Gladys sostiene essere suo padre. Più tardi quella notte, scoppia un incendio sulle colline di Hollywood e Gladys accompagna Norma Jeane lassù, sostenendo che suo padre vive lì, ma è costretta a tornare a casa per ordine della polizia. Così una Gladys infuriata cerca di affogare Norma Jeane nella vasca da bagno quando la bambina chiede di suo padre ma, dopo, la lascia andare. Norma Jeane scappa a casa dei suoi vicini, che le promettono che starà bene. Pochi giorni dopo, Norma Jeane viene mandata in una casa adottiva mentre Gladys viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, essendo stata dichiarata non idonea a crescere una bambina.

    Negli anni '40, Norma Jeane diventa una ragazza pin-up con il nome d'arte di "Marilyn Monroe", che appare su copertine di riviste e calendari. Decide di provare a recitare e, nel 1950, fa un'audizione per il ruolo di Nell in La tua bocca brucia. L'audizione va male dopo che lei crolla e se ne va in lacrime, ma impressiona abbastanza il direttore del casting da darle la parte. Mentre la sua carriera di attrice cresce costantemente, incontra Charles "Cass" Chaplin Jr. ed Edward G. "Eddy" Robinson Jr., con i quali inizia una relazione poliamorosa. Norma Jeane ottiene il suo ruolo da protagonista nel 1953 con Niagara, ma dopo essere stata avvistata in pubblico con Cass ed Eddy, un capo dello studio le dice di limitare le sue apparizioni con loro in pubblico, il che la sconvolge perché si sente come se la sua persona di Marilyn fosse solo un ruolo e non la sua vera sé.

    Norma Jeane rimane incinta, con sua grande gioia, ma alla fine decide di abortire per paura che il bambino possa ereditare i problemi mentali di Gladys. Tuttavia, il giorno dell'appuntamento, cambia idea, ma è troppo tardi. In seguito incontra Joe DiMaggio, un atleta in pensione che simpatizza con lei quando esprime il suo desiderio di lasciare Hollywood e diventare un'attrice più seria a New York City. Mentre filma Gli uomini preferiscono le bionde, riceve una lettera da un uomo che afferma di essere suo padre così Norma Jeane si sente, in seguito, disconnessa dalla sua performance sullo schermo alla premiere del film, sostenendo che non è lei. Ritorna nella sua stanza d'albergo, dopo che le è stato detto che qualcuno la sta aspettando e aspettandosi che sia suo padre, trova invece Joe, che chiede di sposarla, cosa che lei accetta con riluttanza.

    Il matrimonio di Norma Jeane e Joe si inasprisce quando Cass ed Eddy danno a Joe alcune sue foto pubblicitarie di nudo, il che fa arrabbiare Joe così tanto che lui la picchia e le chiede di rifiutarsi di fare Quando la moglie è in vacanza per principio. Tuttavia, continua ancora con le riprese, facendo la famosa trovata pubblicitaria con l'abito bianco. Quando torna a casa, Joe ubriaco urla e diventa fisicamente violento con lei così lei divorzia da lui poco dopo.

    Nel 1955, Norma Jeane fa un provino per la commedia di Broadway Magda, scritta dal famoso drammaturgo Arthur Miller. Durante una lettura, la sua performance impressiona tutti tranne Arthur. Alla fine si scalda con lei quando lei gli fornisce un'analisi approfondita del personaggio. Norma Jeane e Arthur si sposano e si trasferiscono nel Maine, dove vive una vita felice con lui e rimane incinta. Tuttavia, quando un giorno cammina sulla spiaggia, inciampa e abortisce. Sconvolta, torna a recitare subito dopo.

    Durante le riprese di A qualcuno piace caldo, Norma Jeane diventa più incontrollabile: è sopraffatta dalla costante attenzione della stampa, si sente presa in giro, ha frequenti sfoghi sul set, soprattutto nei confronti del regista Billy Wilder, e si allontana sempre più da Arthur, così per far fronte al suo stress, inizia a prendere le pillole.

    Nel 1962 Norma Jeane è ormai diventata dipendente da droghe e alcol. Viene avvicinata dagli agenti dell'FBI durante un volo per New York, dove viene portata in un hotel in cui esegue una fellatio al presidente Kennedy che diventa rapidamente spiacevole quando lui la aggredisce sessualmente, in seguito. Già stordita e drogata dalle pillole, lei ha allucinazioni per un altro aborto e viene rimandata a casa sua a Los Angeles. Viene a sapere da Eddy al telefono che Cass è morto di alcolismo e le ha lasciato qualcosa, che all'inizio si rifiuta di vedere ma è convinta da Eddy, che lo spedisce in un pacco per posta. Il ricordo di Cass risulta essere il peluche di tigre di pezza che aveva da bambina, e il pacco contiene anche una lettera in cui confessa che le lettere che Norma Jeane ha ricevuto, presumibilmente da suo padre, erano in realtà scritte da lui.

    Distrutta dalla rivelazione, Norma Jeane va in overdose di barbiturici e torna a letto incespicando; mentre giace morente, ha una visione di suo padre, ritratto come l'uomo nella fotografia che Gladys le regalò il giorno del suo settimo compleanno, che la accoglie nell'aldilà.

    Short Synopsis:

    A fictionalized chronicle of the inner life of Marilyn Monroe

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Quando l’ambizione supera il senso della misura, le cadute di stile sono dietro l’angolo

    Si dice trattarsi di una cronaca romanzata della vita privata. Ma perché dannarsi tanto l’anima per gettare ancora più fango di quanto non le abbiano già gettato addosso in vita? E perché non cogliere l’occasione per gettare invece più luce, o magari persino un fascio di luce nuova, sul tocco ‘artistico’, per quanto legato a quella sorta di ‘sensual body’ tradotto in ‘ragazza pin-up’ che, pare, abbia rappresentato la sua tomba? Per fare una vittima - consapevole, o, stranamente, inconsapevole - del mito? A che pro? Sia chiaro che il film di Andrew Dominik Blonde - e già il titolo dice abbastanza sulla sostanza del personaggio - non nasce senza ispirazione, e dunque non farnetica. Come di norma, Andrew Dominik (Chopper, L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, Cogan - Killing Them Softly),

    per il film si ispira all'omonimo romanzo del 2000 di Joyce Carol Oates, per l’appunto sulla vita privata. Uno tra i tanti che continuano a sfruttare anche da morta l’icona senza tempo di Norma Jeane Mortenson, alias Marilyn Monroe. Un’icona su cui anziché far più luce, la si ridipinge ondivagando tra il bianco e nero ed il colore, mentre ci si sforza di stabilire una qualche linea di confine tra il personaggio pubblico e quello reale. Realtà di fatto letteralmente risucchiata, anzi, inghiottita fino a renderla pressoché inesistente, dal faro accecante di un successo ed un clamore delirante e becero in nome di quel biondo ‘sex symbol’, costruito da fuori e sfruttato come non mai in lungo e in largo. E, ahimè, volente o nolente, tristemente accettato.

    Insomma, dopo due ore e mezza di film, in cui la parte decisamente più interessante è sicuramente la fase dell’infanzia - 'vissuta' sul

    grande schermo da un'intensa Lily Fisher - infanzia oltremodo disgraziata, con una madre psicopatica fortemente disturbata - la Gladys di Julianne Nicholson - non si riesce a capire perché, desiderando altro, Norma Jean/Monroe, non abbia mai scelto, e si sia lasciata andare passando da un vortice all’altro di quella stessa corrente da cui si è lasciata sospingere fin dai suoi inizi. Quando ottiene il primo ingaggio inaugurando con una - involontaria? - ‘prestazione sessuale’. Un 'chinarsi' che sembra diventare il mantra della sua vita e che vede il climax in un’orrida - e falsa - ‘fellatio’, alias ‘pompino’, al presidente degli Stati Uniti. Dio salvi l’America da questi Presidenti pompinari che, com’è ben noto, anche di questo hanno fatto la Storia, più come regola che come eccezione.

    Per un corpo a corpo con un personaggio tanto ingombrante come questo, non poteva essere fatta scelta migliore di Ana De Armas (Acque profonde

    sembra averle fatto da personal trainer) che si spalma generosamente su persona e personaggio come meglio non si potrebbe. Peccato che risulti tanto oca, piagnucolosa, instabile sia emotivamente che mentalmente, come il copione le ha comandato. Che, alla luce della generosa durata del film, alla fine può pure risultare persino sfiancante. A pensarci bene poi, il castello frana sulle sue stesse fragili fondamenta: mostrare le intenzioni di parlare della vita privata di un’artista, senza considerarne l’arte come si deve, ci pare una bugia narrativa bella e buona. E di questo naturale sconfinamento, che è poi la radice di una connaturata destabilizzazione di gran parte degli artisti in genere, il film si prova a tracciare un certo percorso, basculante tra realtà e finzione, per l’appunto, fallendo miseramente. Le schegge del percorso artistico di Norma Jean/Monroe che occhieggiano qua e là dalla sua storia in Blonde, si rivelano per lo più solo

    strumentali alla scansione cronologica di una carriera, dominata da un’immagine caricata, se non caricaturale, e dal sesso della bomba sexy. Come il Re Mida era in grado di trasformare tutto ciò che toccava in oro, così Marilyn, tutto ciò cui si approccia diventa drammaticamente nefasto, dannoso, perché inesorabilmente sconfinante nel sesso e nello sfruttamento, più o meno amabilmente consentito, che alla lunga scade in dipendenze, alcool e droghe, in odore di disfatta terminale. E la sua 'voice over' che interviene qua e là per raccontare e riflettere in prima persona, non vale a cancellare un dolore da 'lacrime di coccodrillo'.

    Non aiuta la iniziale ed intensa frequentazione poli amorosa con la coppia di ragazzi - Charles ‘Cass’ Chaplin Jr. (Xavier Samuel) ed Edward G. ‘Eddy’ Robinson Jr. (Evan Williams) - e non aiutano i due devastanti matrimoni con l’ex atleta Joe DiMaggio (Bobby Cannavale) e lo sceneggiatore di teatro Arthur

    Miller (Adrien Brody). E non aiutano i vari aborti di gravidanze mancate. Ma quel che sconcerta di più è l’arrendevolezza senza limiti e confini di questa donna ossessionata dal padre che non ha mai conosciuto e dai fantasmi di quell’infanzia disgraziata che, a quanto pare, non l’hanno mai abbandonata. Non siamo certo qui per esprimere giudizi su di lei ma sul film, che ha preteso di offrirne l’ennesimo affresco, quale donna ‘facile’, indubbiamente fragile, e perennemente dilaniata dal dubbio su ogni cosa, incapace di affrancarsi da una consunta dimensione di schiava del sesso e di un successo ‘viziato’, e, soprattutto, incapace di prendere decisioni serie, così da trovare persino sfogo in vere e proprie crisi isteriche sul set, ad esempio, all’altezza di Billy Wilder.

    Alla fine, vinta dal languore della sua stessa anima, troppo affranta per sopravvivere in carne e ossa, non poteva che essere destinata a volare presto verso

    un altro Olimpo!

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)







    trailer ufficiale:



    featurette 'I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti' (sub ITA):

    Links:

    • Adrien Brody

    • Bobby Cannavale

    • Garret Dillahunt

    • Sara Paxton

    • Xavier Samuel

    • Julianne Nicholson

    • Ana de Armas

    • ALCUNE TARANTINIANE QUESTIONI … (Parte II) (CineSpigolature)

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    Galleria Video:

    Blonde - trailer

    Blonde - trailer (versione originale)

    Blonde - featurette 'I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti' (versione originale sottotitolata)

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