"Ci sono molti film che mostrano come viene realizzato un film: i problemi legati alla produzione, le difficoltà e le problematiche insite nella realizzazione di un progetto. Ma non c'è nessun film che mostri esattamente i meccanismi a cui ricorrono gli attori per farci piangere, per farci ridere, per creare delle emozioni. Questo film indaga proprio su questo rapporto complesso e straordinario, che generalmente viene tenuto nascosto alla vista del grande pubblico. Indubbiamente, Penelope, Antonio e Oscar sono stati sedotti dalla possibilità di realizzare un film in cui potessero parlare del loro mestiere e riflettere su questioni che riguardano questa professione dalla prospettiva di chi la conosce. 'Finale a sorpresa - Official Competition' ruota attorno alle prove che precedono le riprese di un film. Ogni prova funziona in modo quasi autonomo e auto-conclusivo ed è un'affascinante masterclass su come questi tre talentuosi attori creano emozioni con il pubblico. Affrontare questioni come il processo di creazione artistica, la competenza professionale, l'ego, il bisogno di prestigio e riconoscimento, le diverse scuole di recitazione e le tensioni tra artisti di diversa estrazione sociale e con obiettivi diversi è una delle sfide che ci appassionavano di più in 'Finale a
sorpresa - Official Competition'"
Il co-regista Gaston Duprat
(Competencia Oficial (Official Competition); SPAGNA 2001; Commedia; 114'; Produz.: The MediaPro Studio; Distribuz.: Lucky Red)
FELIX (Antonio Banderas)
È un attore estremamente carismatico e molto popolare a livello internazionale, interprete di oltre quaranta film. Vanta una vasta esperienza davanti alla macchina da presa, conosce i meccanismi e le scorciatoie per manipolare le emozioni del grande pubblico di tutto il mondo.
Se ci fosse una sola frase da individuare, in questo dramedy alquanto eccentrico che guarda alla macchina del cinema in tutta la sua ingordigia, con quel che si inghiotte da decenni, incluse persone e personalità , sarebbe questa: “Ma in fondo, come mi vede la gente?â€. E’ questa la frase pronunciata da chi, alla veneranda età degli Ottanta, si preoccupa di cosa resterà di lui: fare qualcosa di importante, potrebbe mantenere almeno la memoria della sua persona nel tempo. Può essere un ponte che rechi il suo nome, ma può essere anche un grande film. Non importa se non ne potrà essere l’autore, ma potrà finanziare un’opera che porterà per sempre il suo nome. Un film è la cosa migliore, e come produttore dovrà finanziarlo ed occuparsi di tutti gli step necessari alla sua realizzazione. Non un film qualsiasi, un grande film, tratto da un libro Premio Pulitzer, con un grande
maniera effervescente, dalla regia congiunta di Mariano Cohn e Gastón Duprat.
Ma il vero climax - dopo vari siparietti in punta di autoironia sempre del proprio ego con i balletti che scimmiottano una danza fitness e l’autoriflessione per mezzo di un tubo con le estremità rispettivamente collegate alle orecchie, per chiamarsi di tutti gli appellativi autopunitivi possibili - è dato dalla riflessione in voce fuori campo di Lola/Cruz con cui, pone allo spettatore una sorta di domanda retorica: quando finisce veramente un film? La sua argomentazione apre ad un ventaglio di possibilità diverse, eppur tutte valide. Inanellando un finale dentro l’altro, a ben vedere, in Official Competion il vero finale su questa gara di ego, è proprio la sorpresa. E non è soltanto la nostra sorpresa, quanto quella di chi, proprio facendo perno su ego e finzione, ha usurpato per se stesso un finale che non è reale, inconsapevole che lo
va attendendo un altro finale. E che sorpresa!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)