(Son of the South; USA 2021; Drammatico; 106'; Produz.: Jaba Films, Lucidity Entertainment, Major Motion Pictures Ltd., River Bend Pictures; Distribuz.: Notorious Pictures)
Soggetto: Basato sull'autobiografia di Bob Zellner e Constance Curry, The Wrong Side of Murder Creek. il film ripercorre alcuni degli anni più bui della storia degli Stati Uniti, quelli della ferocia del Ku Klux Klan e delle battaglie fondamentali per la fine della segregazione razziale.
Cast: Lucas Till (Bob Zellner) Lucy Hale (Carol Ann) Cedric the Entertainer (Reverendo Abernathy) Brian Dennehy (J.O. Zellner) Julia Ormond (Virginia Durr) Jim Klock (Giovane) Michael Sirow (Jay-Jay) Jake Abel (Doc) Cian Genaro (John Hill) Mike Manning (Townsend Ellis) Sharonne Lanier (Rosa Parks) Nicole Ansari-Cox (Professoressa Kleiner) Bram Fuller (Willy B. Painter) Brendon Fuller (Poliziotto Fuller) Gina Cielo (Cantante di Chiesa) Cast completo
Joey Thurmond (Coach Raines) Rodney Clark (Procuratore Generale) Nicole Lamb (Studentessa Huntingdon) Byron Herlong (James Zellner) Lydia Styslinger (Susan Wilbur) Greg Thornton (Clifford Durr) Thom Gossom Jr. (Herbert Lee) Lex Scott Davis (Joanne) Chaka Forman (Jim Forman) Shamier Anderson (Reggie) Ludi Lin (Derek Ang) Sienna Guillory (Jessica Mitford) Dexter Darden (John Lewis) Matt William Knowles (Jim Zwerg) Onye Eme-Akwari (Chuck McDew)
Ed ecco che il montatore dei film di Spike Lee, con ben pochi film personali all’attivo, Barry Alexander Brown, ripesca una tra le tante storie vere dalla cornucopia della rivendicazione dei diritti all’ombra della segregazione razziale degli Stati Uniti d’America, negli anni più caldi: i Sessanta, ovvero quelli della ferocia del Ku Klux Klan e delle battaglie fondamentali per la fine della segregazione razziale. Così, Son of the South (letteralmente ‘figlio del Sud’), titolo romanticamente rivisitato in italiano come Il colore della libertà , pone sotto i riflettori una storia che ha innumerevoli tratti in comune con moltissime altre storie, declinate su analoghi registri - potremmo stilarne una lista più che ben nutrita - con la particolarità che, a farsi carico, inizialmente senza troppa convinzione, della causa, è un ragazzo bianco che affronta l’argomento in una tesina per l’Università . Faccenda destinata a suscitare più che una disapprovazione generale, per le inaccettabili
frequentazioni ‘di colore’, per così dire, piuttosto episodi di intolleranza, e tale da sviluppare una violenza che il film non risparmia di certo.
Dennehy (la doppietta di Cocoon, Presunto innocente e molto altro), per esprimere il deprecabile e antidiluviano punto di vista, opposto a quello del nipote, in merito ai diritti di bianchi e neri. Membro del Ku Klux Klan il nonno di Dennehy diventa una spina nel fianco per il nipote Bob/Till, al punto da arrivare a minacciarlo: dicendo di non prendersi responsabilità alcuna sulla sua sicurezza in caso perseverasse nei suoi propositi di combattere l’ingiustizia sociale, la repressione e la violenza sugli afroamericani. Per il ragazzo la sfida si fa dunque doppia: sfidare le leggi dei bianchi del Sud ma anche la sua famiglia.
Interessante la sequenza in cui Bob/Till alla fine riesce a scegliere in maniera netta, uscendo allo scoperto dalle cortine della sua scomoda, conflittuale posizione, che lo vede all'opera in un duro confronto con il compagno Doc (Jake Abel). E ancor più interessante, per quanto espressa in modo da
farla scivolare tra le righe, serpeggia la riflessione sulla discriminazione che apre alla sfera universale, richiamando esempi ben noti del nazismo, della Germania Hitleriana e di tutto ciò che la Storia ci ha consegnato all’ombra dell’odio e delle più folli idee in nome di sedicenti supremazie etniche. La chiusura si affida, come di consuetudine in questi casi, ai reportage di cronaca e alle didascalie informative sulla realtà di fatti e protagonisti.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)