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    IL COLORE DELLA LIBERTA'

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal 2 Dicembre

    "'Il colore della libertà' è un film che tratta una storia universale, non riguarda solo l’America e gli Stati del Sud. È la storia di una comunità che lotta per i propri diritti, diritti fondamentali che ancora oggi non sono davvero riconosciuti a tutti. Penso che questo film sia una vera e propria ‘chiamata all'azione’. È un’opera che vuole dire: ‘fate qualcosa, non rimanete seduti in disparte’. Rimanere indifferenti vuol dire schierarsi con gli oppressori. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa. Proprio come quando Rosa Parks dice a Bob nel film: 'un giorno succederà qualcosa di veramente brutto, proprio davanti a te, e tu dovrai scegliere da che parte stare, e non scegliere è una scelta. Questo è un film che vuole spronare all’azione, attraverso la storia di tutti quegli eroi del movimento per i diritti civili. Non solo Bob Zellner. Ce ne sono tantissimi che non vengono celebrati ma a cui dobbiamo davvero tutto. Perché è grazie a loro e all’eredità che ci hanno lasciato che sono nati tanti altri movimenti indispensabili per l’umanità. Penso, per esempio, al movimento contro la guerra in Vietnam, che nasce proprio da lì. Ma anche movimenti contemporanei come Black Lives Matter o Warriors in the Garden, sono tutti figli di quegli anni di lotte e vittorie. Credo molto nel valore del cinema, nel fare film capaci di fare la differenza. Con il mio amico Spike Lee, una delle cose che ci ha davvero unito come giovani registi a New York, 35, 40 anni fa, era proprio quest’idea di fare film che avessero un messaggio sociale, film che fossero divertenti certo, che avessero un alto valore di intrattenimento ma che fossero soprattutto capaci di dire qualcosa. Penso sia fondamentale fare un cinema che sia in grado di dire qualcosa sul mondo di oggi, sulla società nella quale viviamo perché i film hanno un potere straordinario di influenzare e far riflettere le persone…"
    Il regista, sceneggiatore e montatore Barry Alexander Brown

    (Son of the South; USA 2021; Drammatico; 106'; Produz.: Jaba Films, Lucidity Entertainment, Major Motion Pictures Ltd., River Bend Pictures; Distribuz.: Notorious Pictures)

    Locandina italiana Il colore della libertà

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Il colore della libertà

    Titolo in lingua originale: Son of the South

    Anno di produzione: 2021

    Anno di uscita: 2021

    Regia: Barry Alexander Brown

    Sceneggiatura: Barry Alexander Brown

    Soggetto: Basato sull'autobiografia di Bob Zellner e Constance Curry, The Wrong Side of Murder Creek. il film ripercorre alcuni degli anni più bui della storia degli Stati Uniti, quelli della ferocia del Ku Klux Klan e delle battaglie fondamentali per la fine della segregazione razziale.

    Cast: Lucas Till (Bob Zellner)
    Lucy Hale (Carol Ann)
    Cedric the Entertainer (Reverendo Abernathy)
    Brian Dennehy (J.O. Zellner)
    Julia Ormond (Virginia Durr)
    Jim Klock (Giovane)
    Michael Sirow (Jay-Jay)
    Jake Abel (Doc)
    Cian Genaro (John Hill)
    Mike Manning (Townsend Ellis)
    Sharonne Lanier (Rosa Parks)
    Nicole Ansari-Cox (Professoressa Kleiner)
    Bram Fuller (Willy B. Painter)
    Brendon Fuller (Poliziotto Fuller)
    Gina Cielo (Cantante di Chiesa)
    Cast completo

    Musica: Steven Argila

    Costumi: Michelle A. Green

    Scenografia: Eloise Stammerjohn

    Fotografia: John Rosario

    Montaggio: Barry Alexander Brown, ACE

    Casting: Nancy Naylor, CSA

    Scheda film aggiornata al: 16 Aprile 2022

    Sinossi:

    Ambientato nell'estate del 1961, segue le vicende di un giovane nativo dell'Alabama, Bob Zellner (Lucas Till), che aderisce al Movimento per i diritti civili, ispirato dalle parole di Martin Luther King Jr., da Rosa Park e dalle manifestazioni degli studenti dei licei locali, volti a protestare contro l'assassinio di Herbert Lee.
    Il ragazzo, però, è nipote di un membro del Ku Klux Klan, J.O. Zellner (Brian Dennehy), e si trova per questo in una posizione scomoda, perché per inserirsi nel movimento e combattere l'ingiustizia sociale, la repressione e la violenza sugli afroamericani, è costretto a sfidare la sua famiglia e le leggi dei bianchi del sud.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Ed ecco che il montatore dei film di Spike Lee, con ben pochi film personali all’attivo, Barry Alexander Brown, ripesca una tra le tante storie vere dalla cornucopia della rivendicazione dei diritti all’ombra della segregazione razziale degli Stati Uniti d’America, negli anni più caldi: i Sessanta, ovvero quelli della ferocia del Ku Klux Klan e delle battaglie fondamentali per la fine della segregazione razziale. Così, Son of the South (letteralmente ‘figlio del Sud’), titolo romanticamente rivisitato in italiano come Il colore della libertà, pone sotto i riflettori una storia che ha innumerevoli tratti in comune con moltissime altre storie, declinate su analoghi registri - potremmo stilarne una lista più che ben nutrita - con la particolarità che, a farsi carico, inizialmente senza troppa convinzione, della causa, è un ragazzo bianco che affronta l’argomento in una tesina per l’Università. Faccenda destinata a suscitare più che una disapprovazione generale, per le inaccettabili

    frequentazioni ‘di colore’, per così dire, piuttosto episodi di intolleranza, e tale da sviluppare una violenza che il film non risparmia di certo.

    Spike Lee è il produttore esecutivo di una pellicola che, con tutta probabilità, avrebbe indubbiamente avuto più appeal se l’avesse personalmente anche diretta. La pellicola è difatti tiepida anche per la debole spina dorsale recitativa del protagonista Bob Zellener di Lucas Till (Havok negli X-Men). Protagonista nativo dell’Alabama che nell’estate del 1961 aderisce al Movimento dei diritti civili, ispirato da Martin Luther King Jr. e Rosa Park, nonché dalle manifestazioni degli studenti dei licei locali contro l’assassinio di Herbert Lee. Se ne Il colore della libertà c’è difatti un guizzo che attira l’attenzione, dopo aver sorvolato sul cameo allargato di una trasfigurata (e non per il ruolo) Julia Ormond (Sabrina, Il senso di Smilla per la neve), è quello del nonno del ragazzo, interpretato dal compianto Brian

    Dennehy (la doppietta di Cocoon, Presunto innocente e molto altro), per esprimere il deprecabile e antidiluviano punto di vista, opposto a quello del nipote, in merito ai diritti di bianchi e neri. Membro del Ku Klux Klan il nonno di Dennehy diventa una spina nel fianco per il nipote Bob/Till, al punto da arrivare a minacciarlo: dicendo di non prendersi responsabilità alcuna sulla sua sicurezza in caso perseverasse nei suoi propositi di combattere l’ingiustizia sociale, la repressione e la violenza sugli afroamericani. Per il ragazzo la sfida si fa dunque doppia: sfidare le leggi dei bianchi del Sud ma anche la sua famiglia.

    Interessante la sequenza in cui Bob/Till alla fine riesce a scegliere in maniera netta, uscendo allo scoperto dalle cortine della sua scomoda, conflittuale posizione, che lo vede all'opera in un duro confronto con il compagno Doc (Jake Abel). E ancor più interessante, per quanto espressa in modo da

    farla scivolare tra le righe, serpeggia la riflessione sulla discriminazione che apre alla sfera universale, richiamando esempi ben noti del nazismo, della Germania Hitleriana e di tutto ciò che la Storia ci ha consegnato all’ombra dell’odio e delle più folli idee in nome di sedicenti supremazie etniche. La chiusura si affida, come di consuetudine in questi casi, ai reportage di cronaca e alle didascalie informative sulla realtà di fatti e protagonisti.

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)














    trailer ufficiale:

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO de IL COLORE DELLA LIBERTA'

    Links:

    • Julia Ormond

    • Sienna Guillory

    • Brian Dennehy

    • Jake Abel

    • Lucas Till

    1 | 2 | 3

    Galleria Video:

    Il colore della libertà - trailer

    Il colore della libertà - trailer (versione originale) - Son of the South

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