Robert Zemeckis adatta un nuovo 'live-action' dal classico disneyano Pinocchio con Tom Hanks nei panni di Geppetto, tra gli altri - RECENSIONE - Dall'8 Settembre direttamente in streaming su Disney+
(Pinocchio; USA 2021; Dramedy Family in Live Action; 105'; Produz.: Depth of Field, Walt Disney Pictures; Distribuz.: Disney+)
Sceneggiatura:
Robert Zemeckis, Simon Farnaby, Chris Weitz
Soggetto: Remake in live-action dell'omonimo classico Disney del 1940, tratto dal romanzo per ragazzi Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino scritto da Carlo Collodi.
Cast: Benjamin Evan Ainsworth (Pinocchio) (Voce originale) Tom Hanks (Geppetto) Cynthia Erivo (Fata Turchina) Joseph Gordon-Levitt (Grillo Parlante) (Voce originale) Giuseppe Battiston (Mangiafuoco) Keegan-Michael Key (La Volpe) (Voce originale) Lewin Lloyd (Lucignolo) Luke Evans (Cocchiere) Lorraine Bracco (Sofia il Gabbiano) (Voce originale) Kyanne Lamaya (Fabiana) Jaquita Ta'le (Sabina) Sheila Atim (Signora Vitelli) Angus Wright (Signor Rizzi) Jamie Demetriou (Preside) Hannah Flynn (Ballerina)
Musica: Alan Silvestri
Costumi: Joanna Johnston
Scenografia: Doug Chiang e Stefan Dechant
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Mick Audsley e Jesse Goldsmith
Effetti Speciali: Alistair Williams (supervisore)
Casting: Scot Boland, Victoria Burrows e Robert Sterne
Scheda film aggiornata al:
05 Ottobre 2022
Sinossi:
In breve:
In questo remake in live-action dell'omonimo classico Disney del 1940, sarà Tom Hanks a vestire i panni di Geppetto, l'anziano e povero falegname, creatore e padre di Pinocchio, il burattino di legno più famoso della storia. Luke Evans interpreterà invece il Cocchiere, altrimenti noto come l'Omino di burro, il crudele "traghettatore" del Paese dei Balocchi.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Ciò che ti rende vero non è ciò di cui sei fatto, ma ciò che hai nel cuore”
Beh, inutile girarci intorno. Il nuovo ‘live action’ Pinocchio di Robert Zemeckis è alquanto deludente. Naturalmente si tratta del nostro modesto punto di vista, ma le motivazioni ci sono: una su tutte, è un film senz’anima! E non disturba tanto la ‘rivisitazione’ della classicità dell’intramontabile favola, di per sé con una morale tale da tener testa alta di fronte ai piccoli ma anche agli adulti. Sembra invece che Zemeckis abbia tenuto presente solo i piccoli, anzi, i piccolissimi. Questo Pinocchio è un omaggio doveroso innanzitutto alla versione animata disneyana per quanto riguarda il burattino, il cui desiderio di diventare un bambino vero - che riecheggia il familiare tormentone dello spielberghiano A. I. Intelligenza artificiale - sembra destinato a restare un desiderio, un sogno di cui si lascia volontariamente in sospensione il destino ultimo.
Ma ben presto ci si accorge che, preso dall’entusiasmo, con la scusa della ‘rivisitazione’ narrativa, Zemeckis si lascia letteralmente prendere la mano, cavalcando l’onda dell’autocitazionismo: da Ritorno al futuro per il motivo degli orologi da cui Geppetto non intende separarsi, e dunque invendibili, creati artigianalmente con i motivi di altre famose favole, all’estetica di Polar Express, tanto per fare qualche esempio.
E che dire del cameo autoreferenziale della Fata Turchina di colore (Cynthia Erivo)? In scena giusto il tempo di insignire il Grillo parlante della funzione di Coscienza di Pinocchio. Personaggio dunque pressoché inesistente. Quanto al Grillo, narratore della favola, si direbbe più parlante che giudizioso, sbadato, distratto e di fatto per lo più assente dalle disavventure del burattino, tallonato, come da copione, dal Gatto e dalla Volpe. Non mancano, sia pure, a volo d’uccello, le figure di Mangiafuoco e di Lucifero, oltremodo sfuggenti e senza spessore alcuno. Ma del resto
persino Tom Hanks nei panni di un Geppetto decisamente ‘rinfanciullito’, non ha mai un vero primo piano memorabile, a parte il background di un figlio morto precocemente di cui sente cocente la mancanza.
Non mancano neppure incongruenze che vedono: il fuoco acceso nel caminetto e la finestra aperta prima di andare a dormire; la candela accesa sul comò per poi assistere poco dopo all’accensione elettrica delle lampade; la balena che viene identificata solo più tardi come mostro marino (neppure troppo ben fatto!) e così via. Gli sporadici canti dei personaggi poi, ammiccano ad un musical mancato!
Tra le apprezzabili trovate, si annoverano d’altra parte: la ballerina di legno dal cuore d’oro e con uno spiccato senso di libertà al punto da trovare il coraggio di fuggire dal teatro del crudele Mangiafuoco, per danzare e recitare autonomamente; lo sci d’acqua di Pinocchio per raggiungere velocemente il babbo Geppetto sulla scialuppa in mare in
cerca del figlio, con al seguito il gatto Figaro e la pesciolina; l’ostacolo sociale dell’accettazione del diverso, con la conseguente cacciata da scuola di Pinocchio dallo stesso maestro perché non uguale agli altri scolari; la gabbianella Sofia animata da forti sentimenti di solidarietà; la scenografia rispettosa delle architetture toscane d’epoca. Ma la bella cornice non è certo sufficiente a decretare ottima la pittura che ospita!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)