(I fratelli De Filippo; ITALIA 2020; Biopic; 142'; Produz.: Pepito Produzioni, Rai Cinema in collaborazione con Nuovo Teatro; Distribuz.: 01 Distribution)
Sceneggiatura:
Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini
Cast: Mario Autore (Eduardo De Filippo) Domenico Pinelli (Peppino De Filippo) Anna Ferraioli Ravel (Titina De Filippo) Giancarlo Giannini (Eduardo Scarpetta) Susy Del Giudice (Luisa De Filippo) Biagio Izzo (Vincenzo Scarpetta) Marisa Laurito (Rosa De Filippo) Marianna Fontana (Adele Carloni-De Filippo) Jennifer Bianchi (Dorothy Pennington) Francesco Maccarinelli (Pietro Carloni) Giovanni Corsicato (Edoardo da bambino) Christian Chiummariello (Peppino da bambino) Annapaola Minardi (Titina da bambina) Maurizio Micheli (Nicola Urcioli) Vincenzo Salemme (Proprietario del cinema-teatro Kursaal) Cast completo
Lucienne Perreca (Maria Scarpetta) Nicola Di Pinto (Carluccio) Lucianna De Falco (Usuraia) Andrea Avagliano (Custode del teatro) Giovanni Esposito (Commendator Capece) Antonio Milo (Commendatore Aulicino) Augusto Zucchi (Impresario milanese)
È l'inizio del Novecento, i tre fratelli Peppino, Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane madre, Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o meglio si nasconde nei panni dello “zio†Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur non riconoscendo i tre figli naturali, li ha introdotti fin da bambini nel mondo del teatro.
Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono la sua eredità , mentre a Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio†Scarpetta ha trasmesso un dono speciale, il suo grande talento, che invece non è toccato al figlio legittimo Vincenzo, anche lui attore e drammaturgo, diventato titolare della compagnia paterna.
Il riscatto dalla dolorosa storia familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente realizzato, superando difficoltà e conflitti.
Quella dei De Filippo è la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte. E di tre giovani, che, unendo le forze, danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al futuro.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Quando la storia di una ferita familiare si trasforma in arte: Eduardo, Peppino e Titina avrebbero dovuto chiamarsi Scarpetta e invece sono stati i De Filippo, ma con il teatro nel sangue e nell’anima, faticosamente, e nel tempo, hanno fatto la differenza
E’ tanta e tale la condivisione di un amore incomparabile per l’arte, del teatro così come del cinema, che Sergio Rubini si prende tutto il tempo che ritiene più opportuno per svelare una storia insospettabile riguardo al trio dei fratelli De Filippo: Edoardo, Peppino e Titina. Un cognome tanto roboante quanto, in realtà , carico di sofferenza, fin dall’infanzia. Una cosa questa, che non ci saremmo mai immaginati. Non è difatti troppo conosciuto il fatto, imbarazzante direi, che lo zio Eduardo Scarpetta, attore e drammaturgo di successo, fosse di fatto anche il padre dei tre ragazzi, misconosciuti al punto da non voler loro concedere quel che sarebbe loro spettato di
diritto: il cognome del padre. Quale padre, per quanto gloriosamente artista ed avido di fama, potrebbe mettere al mondo tre figli, frequentarli come zio, e non riconoscere loro la paternità , di contro agli altri, di famiglia legalmente riconosciuta, diciamo così? Un conflitto affettivo e di trattamento che ha pesato e fatto la differenza sui tre ragazzi prima e sui tre adulti dopo: che poi, un giorno per caso, ancora bambini, hanno scoperto, loro malgrado, la verità . Verità sofferta sempre e subita quando l’eredità dello zio/padre è andata integralmente ai figli riconosciuti, ma non a loro. Eppure, da sempre perseguire il sogno di fare arte, ha richiesto denaro.
Beh, è di questo che parla la pellicola, un po' esasperatamente prolissa, intitolata semplicemente I fratelli De Filippo, di Sergio Rubini, per la quale si chiama in causa un cast di tutto rispetto: da Mario Autore per Eduardo De Filippo, a Domenico Pinelli per
Peppino De Filippo, da Anna Ferraioli Ravel per Titina De Filippo a Giancarlo Giannini per Eduardo Scarpetta, da Susy Del Giudice per Luisa De Filippo, a Biagio Izzo per Vincenzo Scarpetta, da Marisa Laurito per Rosa De Filippo a Vincenzo Salemme per il proprietario del cinema-teatro Kursaal: quando ancora la dimensione dei cinema-teatro godeva di ottima salute!
Quando il teatro è vita e la vita è teatro
E con i primi fotogrammi in bianco e nero che scorrono sul grande schermo, Natale 1931, c’è sotto pelle una strana titubanza da parte di Eduardo in procinto di entrare in scena - titubanza che capiremo solo molto più tardi in odore dell’epilogo - prima che veniamo introiettati nell’epoca del colore, ma non della serenità . Aspetto rimarcato in lungo e in largo, mentre il montaggio alterna la fase dell’infanzia a quella adulta di tre fratelli, pure dal canto loro, non propriamente sulla stessa lunghezza d’onda,
di conflitto, anche aspro e feroce, fanno da contraltare, quasi una punteggiatura qua e là , le prese di coscienza a seguire certi impulsi fallimentari. E’ ad esempio il caso di Eduardo, di ritorno da Milano: “Ti dovevo stare a sentire†- confessa a Peppino - “Il nostro teatro può nascere solo qua, ma bisogna uscire dal teatro, andare per strada, spiare la verità , la vita è una commediaâ€.
Noi semo noi"
Ma poi l’arte ha vinto sopra ogni peripezia, e la vita di pari passo. Un riscatto sudato e meritato, in cui finalmente il proposito diventa realtà : “E’ arrivato il momento che i De Filippo vadano per la loro strada senza gli Scarpettaâ€. E, all’altezza di Natale in Casa Cuppiello il miracolo dei De Filippo è esaudito, in piena consapevolezza. “Noi semo noiâ€.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale:
clip 'Il trio De Filippo':
featurette 'Festa del cinema di Roma 2021 - Intervista al regista':