RECENSIONE - Primo film inglese del regista e sceneggiatore giapponese Sion Sono: protagonista in questo complicato incontro tra Oriente e Occidente, il versatile Nicolas Cage - USA: Dal 17 Settembre
(Prisoners of the Ghostland; GIAPPONE/USA 2020; Acion Thriller Horror; 100'; Produz.: Eleven Arts, Patriot Pictures, Untitled Entertainment e XYZ Films)
Titolo in lingua originale:
Prisoners of the Ghostland
Anno di produzione:
2020
Anno di uscita:
2021
Regia: Sion Sono
Sceneggiatura:
Aaron Hendry e Reza Sixo Safai
Cast: Nicolas Cage (Eroe) Sofia Boutella (Bernice) Nick Cassavetes (Psicopatico) Bill Moseley (Governatore) Tak Sakaguchi (Yasujiro) Yuzuka Nakaya (Susie) Young Dais (Ratman) Lorena Kotô (Stella) Canon Nawata (Nancy) Yurino (Geisha & fantasma del banchiere) Takato Yonemoto (Sceriffo Takato) Jai West (Jai) Charles Glover (Enoch) Matthew Chozick (Matthew) Hiroshi Kaname (Ragazzo di gomma) Cast completo
Saki Ohwada (Impiegata di banca) Louis Kurihara (Curi) Grace Santos (Angel) Travis Caverhill (Ombra)
Musica: Joseph Trapanese
Costumi: Chieko Matsumoto
Scenografia: Toshihiro Isomi
Fotografia: Sôhei Tanikawa
Montaggio: Taylor Levy
Effetti Speciali: Hiroyuki Hatori
Casting: Chelsea Ellis Bloch
Scheda film aggiornata al:
18 Febbraio 2022
Sinossi:
In breve:
Un famigerato criminale viene inviato per salvare una donna rapita che è scomparsa in un oscuro universo soprannaturale. Devono spezzare la maledizione malvagia che li lega e sfuggire ai misteriosi revenant che governano la Ghostland, un vortice di bellezza e violenza in cui l'Oriente incontra l'Occidente.
Prisoners of the Ghostland è un film un po' debordante dai generi: potremmo pensarlo come ispirato da un video game, o guardarlo come una sanguinaria storia di Yakuza, ma della cultura giapponese ha pure il teatro delle maschere e i tratti poetici già diversamente espressi da Takeshi Kitano. Il regista e
sceneggiatore giapponese Sion Sono, qui al suo primo film in lingua inglese, emulsiona tutti questi generi con i tratti arcaici di una società limitrofa sottomessa, dove le paure dominano gli animi, schiavizzati non solo fisicamente, e chi è al comando, indebitamente, indora la pillola con parate festanti e ossequiose: i cori cantilenanti e ripetitivi sono tanto insistiti quanto nauseabondi. Un harem di geishe, oche per puro opportunismo - mai contraddire l’erogatore di denaro! - fa da contraltare. Una storia espressione di una cultura tipicamente giapponese, in cui di occidentale c’è ben poco: c’è lui, l’Hero di Nicolas Cage che giunge sul campo in catene dai bassifondi della prigione. Il premio corsa per la rapina in banca. Rapina aggravata dall’inconsulta furia omicida del compagno, come avremo modo di vedere più avanti in uno dei suoi sogni. Con indosso una tuta piena di pulsanti ed esplosivi - alla Terminator per intenderci sul
un altro ingrediente cruciale nella cultura giapponese, fortemente visionaria, al punto da determinare il successo dell’azione necessaria al felice esito dell’impresa. Per questo l’hero di Cage sogna spesso: ritrova le fila del suo operato e le decisioni da prendere una volta sveglio. E per questo quel bambino spunta sempre ad ogni angolo: simbolo dell’innocenza annientata con violenza, non esprime vendetta, bensì la volontà di aiutare dello spirito guida. Attraverso l’hero di Cage quel bambino può fare finalmente giustizia, liberando dalla schiavitù e dall’oppressione il suo popolo.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)