I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal bestseller omonimo di Rosella Postorino il film di Silvio Soldini (Pane e Tulipani, Emma) - Dal 27 Marzo - Il film reca doppia dedica: "Alla nostra cara amica Antonella Viscardi con cui abbiamo iniziato questo film" e "François Musy"
"Sono molto curiosa di vedere la mia Rosa Sauer in carne e ossa, è sempre entusiasmante quando una storia prende corpo in una forma diversa. Il progetto di Lumière è ambizioso e non posso che esserne felice"
L'autrice del romanzo Rosella Postorino
"Il romanzo tratto da una storia vera, racconta forse per la prima volta di come ogni guerra passi sul corpo delle donne. Rosella Postorino ha scritto il romanzo a partire dalla testimonianza di una donna anziana, che ha rivelato prima di morire una storia sconosciuta a tutti. Sono molto felice di fare il film e onorare il suo coraggio"
La co-soggettista e co-sceneggiatrice Cristina Comencini
(The Tasters; Italia, Belgio, Svizzera 2023; Drammatico; 123'; Produz.: Lumière and Co., Tarantula, Telfilm in co-produzione con: Vison Distribution; con il sostegno di: Ministero della Cultura (MIC); Regione lazio; IDM Südtirol - Alto Adige Film Fund; Distribuz.: Vision Distribution)
Soggetto: Soggetto di: Cristina Comencini; Giulia Calenda; Ilaria Macchia.
Tratto dal best seller Le assaggiatrici di Rosella Postorino edito da Feltrinelli. Il libro ha ricevuto numerosi Premi tra cui Il Premio Campiello 2018 e il Prix Jean-Monnet.
Preliminaria - Il soggetto:
Ispirato alla vicenda di Margot Wölk, che, nel 2012, a 95 anni, prima di morire, ha confessato di essere stata da giovane un’assaggiatrice di Hitler. Nessuno aveva mai saputo dell'esistenza delle assaggiatrici. Margot Wölk è stata l'unica tra loro a sopravvivere alla fine della guerra. La sua vicenda ha ispirato il romanzo e il film.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.
Rosella Postorino non teme di addentrarsi nell’ambiguità delle pulsioni e delle relazioni umane, per chiedersi che cosa significhi essere, e rimanere, umani. Ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto – spesso antieroico – di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.
Cast: Elisa Schlott (Rosa) Max Riemelt (Ziegler) Alma Hasun (Elfriede) Esther Gemsch (Herta) Jürgen Wink (Joseph) Emma Falck (Leni) Olga Von Luckwald (Heike) Berit Vander (Ulla) Kriemhild Hamann (Sabine) Thea Rasche (Augustine) Boris Aljinović (Krümel, il cuoco) Nicolò Pasetti (SS Gunther) Peter Schorn (SS Klaus) Gabriele Mazzoni (SS Franz) Philipp Seppi (Ernst) Cast completo
Paolo Grossi (SS Oscar) Lukas Zingerle (Medico infermeria) Marco Boriero (Medico presidio stazione) Alessandro Passi (Medico vagone feriti) Nicolas Handwerker (Gregor) (Voce)
Musica: Mauro Pagani (Edizioni Lumière & Co. – Macù Edizioni Musicali); suono: Antoine Vandendriessche; montaggio del suono e mix: Daniela Bassani Marzia Cordò, Stefano Grosso, Giancarlo Rutigliano
Costumi: Marina Roberti
Scenografia: Paola Bizzarri
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Carlotta Cristiani (A.M.C.) e Giorgio Garini
Le assaggiatrici inizia con l’arrivo della protagonista Rosa (Elisa Schlott) a casa dei suoceri nel villaggio della Prussia orientale di Gross-Partsch, l'attuale Parcz, in Polonia. È il novembre del 1943, l’Armata Rossa sovietica avanza, l’aeronautica britannica ha lanciato le prime bombe su Berlino. Rosa è fuggita dalla capitale per un posto più sicuro, mentre il marito Gregor è sul fronte russo. Nel villaggio tutti sanno che a meno di tre chilometri di distanza, nel fitto bosco circondato dal filo spinato, si trova la Wolfsschanze (la Tana del Lupo), il quartier generale del fronte orientale di Hitler. Solo pochi giorni dopo le SS prelevano Rosa per portarla con altre sei giovani tedesche del luogo a Krausendorf (oggi Kruszewiec), dove i cuochi preparano il cibo per la Tana del Lupo. Rosa “la berlinese†è inizialmente guardata con sospetto ma poi accettata grazie ad un destino comune dalle altre ragazze, terrorizzate dal compito che è stato loro assegnato. Pian pianino la protagonista stringe amicizia in particolare con la schiva e distaccata Elfriede (Alma Hasun).
Motivo di ritorno, le sette donne sedute intorno alla tavola imbandita, controllate dai soldati delle SS e il cuoco (Boris Aljinović) che presenta i piatti e racconta alcuni particolari delle preferenze del Führer (“va matto per il cioccolatoâ€).
Quando arriva la notizia che Gregor è disperso in Ucraina, Rosa perde ogni interesse per il suo futuro e, come a scacciare l’idea di morte, si abbandona ad una relazione segreta con il tenente delle SS Ziegler (Max Riemelt). La presa di coscienza da parte della protagonista degli orrori di quella guerra arriva dall’ufficiale, preso dai rimorsi per l’efferatezza con cui ha eseguito gli ordini superiori...
Storyline:
Autumn 1943. One morning, young Rosa Sauer - whose husband is at the front and who has fled bomb-stricken Berlin to her in-laws' home in the northeastern Polish village Gross-Partsch - is taken to the Nazi headquarters Wolf's Lair, where she is forced along with other women to eat the meals destined for the Führer: every day, three times, she is forced to come close to death to make sure that that food is not poisoned. In this atmosphere of coercion, and torn between the fear of dying and the hunger that devours them, the tasters will form alliances, friendships and secret pacts among themselves, without ceasing to hope.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Onori e merito alla prima testimone: la novantacinquenne Margot Woelk che solo nel dicembre 2012 si decise a rompere il silenzio su una vicenda terribile, vissuta in prima persona, di cui nessuno aveva mai saputo nulla. Testimonianza raccolta in un’intervista dal quotidiano “Berliner Zeitungâ€. Margot Woelk era stata un’assaggiatrice, una tra le altre, del cibo destinato al Führer. Piccolo dettaglio: non per scelta, ma per obbligo. A quanto pare Adolf Hitler era ossessionato dall’idea di essere avvelenato, così fece in modo di avere a disposizione un’intera squadra, scelta tra giovani donne ariane - le assaggiatrici, appunto - per risolvere il problema. Testimonianza per cui era solo questione di tempo prima che diventasse un romanzo. E Le assaggiatrici (2018) di Rosella Postorino è diventato persino un best seller, tradotto più tardi in celluloide da Silvio Soldini, anche sceneggiatore per uno script straordinariamente collettivo: Doriana Leondeff, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda
e Ilaria Macchia. Script per cui sarebbe stato più che sufficiente, oltre che auspicabile, la collaborazione dell’autrice del romanzo, stranamente non coinvolta nel progetto per il cinema.
Comunque, il film di Silvio Soldini Le assaggiatrici prende avvio con l’arrivo della protagonista Rosa (un’ottima Elisa Schlott) a casa dei suoceri nel villaggio della Prussia orientale di Gross-Partsch, l'attuale Parcz, in Polonia. È il novembre del 1943, l’Armata Rossa sovietica avanza, l’aeronautica britannica ha lanciato le prime bombe su Berlino. Rosa/Schlott è fuggita dalla capitale per un posto più sicuro, mentre il marito Gregor è sul fronte russo. Nel villaggio tutti sanno che a meno di tre chilometri di distanza, nel fitto bosco circondato dal filo spinato, si trova la Wolfsschanze (la Tana del Lupo), il quartier generale del fronte orientale di Hitler. Solo pochi giorni dopo le SS prelevano Rosa/Schlott per portarla con altre sei giovani tedesche del luogo a Krausendorf (oggi
Kruszewiec), dove i cuochi preparano il cibo per la Tana del Lupo. Rosa, detta “la berlineseâ€, inizialmente è guardata con sospetto ma poi accettata, grazie ad un destino comune, dalle altre ragazze, terrorizzate dal compito che è stato loro assegnato. Pian pianino la protagonista stringe amicizia, in particolare con la schiva e distaccata Elfriede (Alma Hasun).
Motivo di ritorno, le sette donne sedute intorno alla tavola imbandita, controllate dai soldati delle SS, mentre il cuoco (Boris Aljinović) interloquisce con loro, presentando i piatti e raccontando alcuni particolari delle preferenze del Führer (“va matto per il cioccolatoâ€).
Quando arriva la notizia che Gregor è disperso in Ucraina, Rosa perde ogni interesse per il suo futuro e, come a scacciare l’idea di morte, si abbandona ad una relazione segreta con il tenente delle SS Ziegler (Max Riemelt). La presa di coscienza da parte della protagonista degli orrori di quella guerra arriva dall’ufficiale, preso dai
rimorsi per l’efferatezza con cui ha eseguito gli ordini superiori.
Torna poi fugace, ma sempre scioccante, il famoso attentato cui sopravvive il Führer e di cui dà conto al mondo lui stesso via radio, episodio storico divenuto il soggetto di un altro film: il Münich di Steven Spielberg. Qui, ne Le assaggiatrici, è poco più di un passaggio, in cui il Führer ha d’altra parte tempo e modo di celebrare il suo delirio di onnipotenza via radio, osservando come l’essere sopravvissuto a simile attentato sia stato, parole sue: “… Il segno del compito divino che mi è stato affidato dalla provvidenzaâ€.
Di contro, troppo veloce e poco profondo il passaggio dove il tenente Ziegler/Riemelt) confessa, dopo l’incubo notturno, il rimorso e i sensi di
colpa per l’operato criminale nei campi di concentramento sotto ‘dettatura’ della ‘dittatura’, pena la sua morte. Salvo poi non pensarci due volte a sparare nella schiena ad Elfriede/Edna/Hasun quando smascherata nella sua identità ebraica. E a nulla valgono le implorazioni di Rosa/Schlott, la ‘berlinese’ assaggiatrice diventata sua amante. Persino un cacciatore di replicanti come Deckard (Harrison Ford), all’ombra di un altro genere di sterminio su commissione, nell’immenso Blade Runner di Ridley Scott, ebbe i suoi momenti di rimorso per aver sparato alle spalle di una donna (la replicante Zhora di Joanna Cassidy), ma non Ziegler/Riemelt, altrimenti non avrebbe ripetuto lo stesso genere di crimine, già reiterato nei campi di concentramento, e di cui, sembrava avere orrore lui stesso.
E’ stato osservato anche, come elemento positivo, il fatto che nel film la guerra resti sullo sfondo del non detto e del non visto, dando priorità assoluta solo al percepito. Percepito nell’attesa di
qualcuno che non arriverà mai (il Gregor marito di Rosa al fronte in Russia e poi disperso in Ucraina), o nella solitudine di chi è già rimasta sola, avvolta dalla vedovanza o dalla solitudine, e da una paura tale da nascondere la propria vera identità . Sono donne tedesche, giovani ariane di salute comprovata, altrimenti non avrebbero avuto il compito ‘onorario’ di assaggiare i piatti destinati al Führer. E’ su di loro il focus, ed è ben illuminato ed illuminante, anche se non tanto avvolgente quanto la pagina scritta del romanzo d’origine della Postorino. Insomma, un buon ritratto di una vicenda ignorata per decenni che, se non ha certo il fiato corto, per un sinergico gioco di squadra tra regia, interpretazioni, scenografia, fotografia e musiche, si trova indubbiamente distante anni luce dal respiro lungo e agghiacciante del capolavoro di Jonathan Glazer, La zona di interesse. Anche in questo caso la guerra
resta sullo sfondo, ma in un modo palpabile, oppressivo, respirabile a pieni polmoni e udibile persino dai sordi.
Elfriede (Alma Hasun): "Qui ogni giorno rischiamo la pelle, 'berlinese', e questo non è un collegio, è una caserma. Se ti fai gli affari tuoi è meglio".