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    CETTO C'E', SENZADUBBIAMENTE

    Ancora al cinema - Il grande ritorno al cinema di Cetto La Qualunque, l'indimenticabile personaggio creato e interpretato da Antonio Albanese - RECENSIONE - Dal 21 Novembre

    "Io e Piero Guerrera volevamo che Cetto tornasse solo con una grande idea, sono passati sette anni e ci è venuta... Amo la comicità in modo viscerale, ma fare questo lavoro è diventato sempre più difficile perché la realtà supera ogni forma di immaginazione. Per quanto sia sopra le righe, Cetto è ormai un moderato e questo mi spaventa... Ogni volta che lo interpreto a teatro mi vergogno come una bestia. Ognuna di queste caratteristiche mi provoca il torcicollo spasmodico, una forma di esaurimento rara e molto pericolosa. Sono tutti aspetti che odio profondamente, ma ho sentito il bisogno di esaltarli e il desiderio di mostrare questa mostruosità che continua purtroppo a convivere con noi. Il personaggio è nato un giorno in cui durante una tribuna politica ho visto un candidato tirare fuori una foto della moglie dell’avversario e urlare ‘questa è una bottana, non potete votare questo cornuto’. Non è un caso che Cetto è sempre più attuale: lui è una sorta di esempio di quello che non si deve essere"
    Il co-sceneggiatore e attore Antonio Albanese

    (Cetto c'è, senzadubbiamente; ITALIA 2019; Commedia; 93'; Produz.: Wildside e Fandango; Distribuz.: Vision Distribution)

    Locandina italiana Cetto c'è, senzadubbiamente

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Cetto c'è, senzadubbiamente

    Titolo in lingua originale: Cetto c'è, senzadubbiamente

    Anno di produzione: 2019

    Anno di uscita: 2019

    Regia: Giulio Manfredonia

    Sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera e Giulio Manfredonia

    Soggetto: Si tratta del terzo film che porta al cinema il personaggio di Cetto La Qualunque, dopo Qualunquement del 2011 e Tutto tutto niente niente del 2012.

    Nel primo film abbiamo assistito al ritorno di Cetto in Italia e alla sua “scalata” al successo politico, caratterizzata da corruzione e mezzi non proprio leciti.

    Nel secondo invece abbiamo visto il nostro protagonista precipitare: dopo essere stato eletto sindaco, Cetto e la sua giunta vengono arrestati e incarcerati, viste le continua truffe messe in atto. È proprio in galera che Cetto fa la conoscenza di altri due personaggi, Frengo e Rodolfo, con i quali dovrà collaborare per riacquistare la libertà.

    E cosa succederà in Cetto c’è, senzadubbiamente?

    Cast: Antonio Albanese (Cetto La Qualunque)
    Nicola Rignanese (Pino)
    Katsiaryna Shulha (Petra)
    Gianfelice Imparato (Venanzio)
    Davide Giordano (Melo)
    Lorenza Indovina (Carmen)
    Paola Lavini
    Maria Rosaria Russo
    Manfredi Saavedra (Biondo)
    Cesare Capitani

    Scenografia: Marco Belluzzi

    Fotografia: Roberto Forza

    Montaggio: Alessio Doglione

    Effetti Speciali: Franco Galiano (supervisore effetti speciali); Rodolfo Migliari (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Tiberio Nardi

    Scheda film aggiornata al: 18 Dicembre 2019

    Sinossi:

    In breve:

    Quello che sappiamo è che nel nuovo film Cetto cercherà in tutti i modi di iniziare e formare suo figlio Melo, affinché un giorno diventi un suo degno erede, mostrandogli cosa il futuro ha in serbo per lui... 'Tutto questo un giorno sarà tuo'

    In dettaglio:

    Cetto la Qualunque ha lasciato la politica e l'Italia per trasferirsi felicemente in Germania, dove ha avviato una catena di ristoranti e pizzerie e ha trovato una bella moglie tedesca che gli ha dato una figlia. Ma quando la zia che l'ha cresciuto, sorella di sua madre, lo chiama al capezzale Cetto torna in Calabria, precisamente a Marina di Sopra, dove ora è sindaco suo figlio Melo. La zia ha un segreto da rivelargli: Cetto non è, come aveva sempre creduto, figlio di un venditore ambulante di candeggina, ma l'erede naturale del principe Luigi Buffo di Calabria. Dunque decide di trattenersi al Sud e godere dei privilegi del ruolo di sovrano "assolutista", con il sostegno di un aristocratico gattopardiano. Ma non "tutto tutto" è rose e fiori, e anche il rapporto di Cetto con moglie e figlio verranno messi in gioco.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Dopo sette anni di assenza Cetto La Qualunque è tornato. Ed è tornato in Cetto c’è, senzadubbiamente, terzo capitolo di una trilogia che ha visto in Qualunquemente (2011) e Tutto tutto niente niente (2012), i precedenti di una satira politica condotta in prima persona da Antonio Albanese. Anche se Cetto non ha mancato di farsi sentire negli anni in sporadiche ospitate televisive e comparsate teatrali.

    Nel primo atto Cetto in Italia attua la sua ‘scalata’ verso il successo politico, caratterizzata da corruzione e mezzi non proprio leciti. Nel secondo, al contrario, precipita verso l’abisso che l’elezione a sindaco non lo salva dall’arresto e dal carcere in compagnia della sua giunta con l’accusa di truffa reiterata. Ci si stava per l’appunto chiedendo che cosa sarebbe successo nel terzo atto con Cetto c’è, senzadubbiamente. Le linee guida della trama lo vedono lontano dal Paese e dalla politica, a capo di una catena di

    ristoranti e pizzerie in Germania, al fianco di una bella e giovane moglie tedesca che gli ha dato una figlia (fantozziana non per difetto di bellezza ma per carattere, giacché piange e sbraita in continuazione). Ma una circostanza particolare lo richiama in patria, a Marina di Sopra in Calabria, dove ora è sindaco suo figlio Melo: la zia che l'ha cresciuto, sorella di sua madre, lo reclama al suo capezzale per svelargli un segreto prima di morire. Segreto per cui, incredulo, Cetto scopre di non essere il figlio di un venditore ambulante di candeggina bensì l'erede naturale del principe Luigi Buffo di Calabria. Dopo le prime perplessità, decide di restare e godere dei privilegi acquisiti come sovrano ‘assolutista’, con il sostegno di un consigliere aristocratico. Come ben sappiamo, tutto ha un prezzo, e Cetto scoprirà a suo tempo a quanto ammonta il conto in questione e come debbano andar le

    cose di conseguenza, e lo scoprirà insieme a diverse verità, nascoste deliberatamente…

    Il punto però, non è quello che succede: in fondo la storia ha la sua brava struttura, il pane giusto per i denti di un infame, non solo come politico ma anche come uomo. Ed è pure in buona compagnia. Perché questo Cetto di Antonio Albanese è talmente paradossale che non sono pochi i punti che invece di far ridere fanno proprio rabbia. Ma, si dice, il vero paradosso, è la realtà che supera la finzione. E da certi punti di vista può anche essere vero. Bisogna vedere in che direzione si guarda. E lì possiamo non essere sempre concordi, ma poco importa. Di ammiccamenti alla realtà ce ne sono a grappolo. E’ quello del resto lo scopo della commedia. Una realtà vestita di tutta l’esasperazione possibile tipica del grottesco, in cui Cetto è veramente re, ‘senzadubbiamente’: sempre ignorante,

    cafone e con la prosopopea di chi crede di non essere fondamentalmente un coglione stronzo. Ma attenzione! Attenzione, perché è ben peggio chi, con la faccia da copertina, elegante e gentile, o, per meglio dire, melliflua, sibila come un serpente e trama alle spalle, mentre lo incoraggia, manipolando la situazione per mettere al comando l’uomo fantoccio: Cetto per l’appunto.

    A conti fatti questo terzo atto scivola via abbastanza piacevolmente per gli innumerevoli siparietti funzionali, per così dire, all’intrattenimento, studiati per stimolare la risata facile. Eccezion fatta quando si ha la pretesa di andarci giù pesante, offendendo a chiare lettere, e ripetutamente, il popolo italiano. Popolo che sarà pure il tipico gregge che ha bisogno del cane - e Cetto/Albanese non manca di osservare che lui sa abbaiare benissimo - ma bisogna ammettere che nella realtà quel popolo ci ha pure provato a belare in punta di dissenso, ma se poi

    i burattini che tirano i fili del teatrino manipolano tutto il manipolabile indipendentemente dalla belata collettiva, non so se bisogna prendersela proprio con lui: quel popolo italiano raggirato da ogni parte e ripetutamente.

    Comunque, al di là delle opinioni, il punto è: la commedia funziona o non funziona? Direi che funziona abbastanza perché si coglie pure una certa cura in punta di metafora, nella sceneggiatura, dove questa volta è intervenuto lo stesso Antonio Albanese, in collaborazione con il regista Giulio Manfredonia e Piero Guerrera. Inoltre, certi siparietti comici si staccano per una volta dal protagonismo assoluto del protagonista: il Cetto di cui Albanese prova d’altra parte vergogna quando lo porta a teatro per la grettezza morale e la bieca umanità circoscritta all’’etica del ‘pilu’ con annessi e connessi. E tra i vari siparietti che punteggiano la storia, ce ne sono di gustosi, tra cui, ad esempio, quello del pranzo della

    domenica a casa dei suoceri tedeschi, dove la totale incomunicabilità è chiaramente voluta, per quanto spudoratamente negata, sulle note classiche di un Wagner a tutto volume. Siparietto tra le cui righe, come in altri casi, è possibile leggere, in sotto testo, una sorta di sagace allegoria politica. Ma il vero fiore all’occhiello lo indossa Lorenza Indovina nelle vesti monacali, della ex moglie di Cetto, Carmen, ora riparata in un Convento di suore di clausura, in osservanza del silenzio. L’incontro tra Cetto/Albanese e Carmen/Indovina si fa esilarante mentre si attende il rincaro di dose in prossimità del finale in cui Antonio Albanese canta, in compagnia di Gué Pequeno, l’ultima tra le varie canzoni introdotte nel film. La risata di Pequeno ad una battuta di Albanese che se la prende pure con il rap, sottoscrive la misura di una pellicola più da palcoscenico che da cinema vero e proprio. E per la

    terza volta, malgrado sulla carta sia migliorata la filigrana delle battute, scopriamo che il teatro, il cabaret ed il piccolo schermo, restano le strade più consone alla camminata di Cetto verso il tutto tutto ben sapendo che andrà a raccogliere il niente niente. Senzadubbiamente.

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)








    trailer ufficiale:



    spot 'L'abitudine':



    spot 'In sauna':



    spot 'Cavour':



    spot 'Vai su Pileau':



    spot 'Vivi l'esperienza monarchica':



    spot 'La Repubblica ha deluso!':



    spot 'Specchio bramato':



    clip 'Tutto questo un giorno sarà tuo':



    featurette 'Io sono il Re (con Gué Pequeno)':

    Links:

    • Antonio Albanese

    • Katsiaryna Shulha

    1

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    Cetto c'è, senzadubbiamente - trailer

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'L'abitudine'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'In sauna'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'Cavour'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'Vai su Pileau'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'Vivi l'esperienza monarchica'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'La Repubblica ha deluso!'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - spot 'Specchio bramato'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - clip 'Tutto questo un giorno sarà tuo'

    Cetto c'è, senzadubbiamente - featurette 'Io sono il Re (con Gué Pequeno)'

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