I recuperati di CelluloidPortraits - RECENSIONE - Nel thriller neo noir (opera prima) di Alessio Della Valle protagonisti Jonathan Rhys Meyers, Emile Hirsch, Paz Vega e Maria Grazia Cucinotta - Dal 19 maggio
(American Night; ITALIA 2019; Thriller neo noir; 122'; Produz.: Martha Production, QMI e Pegasus con RAI Cinema SpA; Distribuz.: 01 Distribution)
Cast: Jonathan Rhys Meyers (John Kaplan) Emile Hirsch (Michael Rubino) Paz Vega (Sarah Flores) Jeremy Piven (Vincent) Fortunato Cerlino (Shakey) Michael Madsen (Lord Samuel Morgan) Alba Amira (Olivia) Annabelle Belmondo (Katie) Anastacia (Se stessa) Mara Lane (Asia) Lee Levi (Ashley) Marco Leonardi (Tony Rubino) Maria Grazia Cucinotta (Donna Maria) Dimo Alexiev (Harvey) Harry Anichkin (Sensei) Cast completo
Paudge Behan (Dirty Donnie) Riccardo Cicogna (Frankie) Owen Davis (Barman) Marc Fiorini (Jack) Raicho Vasilev (Henchman) Aaron Stielstra (Irving) Alessio Della Valle (Direttore)
Makeup: Massimo Toppi (direzione); Anna Andreeva (supervisore)
Casting: Elaine Grainger e Marianne Stanicheva (Bulgaria)
Scheda film aggiornata al:
04 Novembre 2022
Sinossi:
In breve:
Michael Rubino (Emile Hirsch) è appena diventato capo di tutti i capi della mafia di New York ma il suo più grande desiderio è quello di poter dedicare la sua vita alla pittura e diventare un grande artista. John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers) è un mercante d'arte disordinato e ombroso ma è anche il migliore al mondo per l’individuazione dei falsi. Le strade dei due, apparentemente così distanti, si incontreranno davanti a un bivio di cruciale importanza, quando il furto della Marylin di Warhol darà il via ad una serie di accadimenti imprevisti che sconvolgeranno le loro vite.
Short Synopsis:
A neo-noir set in the New York City's corrupt contemporary art world where the art dealer John Kaplan and the ruthless head of New York's mafia, Michael Rubino, fight for money, art, power and love
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Lo specchio ti mostra il volto, l’Arte ti mostra l’anima, questo è il valore dell’Arteâ€
‘Tu vuoi fa l’americano… ma sei nato in Italy’ cantava Renato Carosone in un testo e dialetto più definiti, ma questo è il succo. Sembra quello che è successo al regista Alessio Della Valle, nato a Firenze con una laurea di Cinema al DAMS di Bologna con il massimo dei voti. Un diploma in regia teatrale presso il Samuel Beckett Center del Trinity College a Dublino e un Master in ‘Film Directing’ presso ‘The Los Angeles Film School’ nel cuore Hollywoodiano della California, ne attestano d’altra parte una formazione ‘american touch’, o almeno sembra quella l’ambizione mostrata in questa sua opera prima American Night. Pellicola di genere, dalle movenze formali ibride italo-americane, per l’appunto. Il fatto che nel percorso formativo risulti che Alessio Della Valle abbia fatto pure il ragazzo di bottega per il trittico di
“Ho fatto di tutto per essere un artista e un Rubino contemporaneamenteâ€
E alla luce di un percorso del genere difficile non intravedere qualcosa di personale nel personaggio di John Kaplan di Jonathan Rhys Meyers), linfa criminale a parte: un mercante d'arte disordinato e ombroso che è pure il migliore al mondo per l’individuazione dei falsi.
Ma mentre per questo affresco noir, almeno per metà in salsa tarantiniana, Della Valle ha chiamato a raccolta un parterre ‘hollywoodiano’ discreto ma efficace, ha riservato la matrice italiana solo alla vedova del boss mafioso, sacrificando Maria Grazia Cucinotta al lugubre e simbolico cameo di Donna Maria. Sono invece le
“I tempi di morte sono terminati, rinascerò con l’Arteâ€
Passando per la via di mezzo ‘Da qualche parte
in Asia’ si raggiunge così, non troppo presto, l’ultimo tassello di storia, scavallando tra un inseguimento e l’altro, schivando sparatorie a go-go, mentre si tallona questo grappolo di gangster che scorrazza a destra e a manca, tra coorrieri alla loro ultima chance, contraffazioni, amori umiliati, tranelli e promesse mancate. Ultimo tassello che, come vi dicevo, sottoscrive il marasma narrativo come fiore all’occhiello dello stesso copione, e che titola ‘Arte+Vita=Caos’, per l’appunto. Incredibile come al climax di una vera e propria carneficina a vincere veramente, a conti fatti, sia proprio l’ARTE.
L’Arte, come Della Valle fa dire al suo alter ego in celluloide, il John Kaplan di Jonathan Rhys Meyers, è ciò di cui noi umani abbiamo bisogno per sentirci tali ed è anche quella che, tra un ammacco e l’atro, è in grado di parlare al peggiore dei criminali per sopravvivere nei secoli: ne è un esempio vivente il Ponte
Vecchio di Firenze, davanti al quale persino la furia nazista ha gettato la spugna. Su un miracolo di bellezza del genere non si può e Della Valle ci tiene a ricordarlo proprio nel suo American Night, una piccola perla imperfetta che vuole essere, prima di tutto, proprio un omaggio all’ARTE.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)