Cinema sotto le stelle 2019 - RECENSIONE - Il Presidente Peppino Garibaldi (Claudio Bisio) torna a portare scompiglio nei palazzi della politica nell’atteso sequel di Benvenuto Presidente, già campione di incassi e vincitore di tanti premi e nomination, tra cui quella all'European Film Award come 'Miglior Commedia' - Dal 28 marzo
"Noi volevamo raccontare il momento storico con la satira, soprattutto ora in cui si deve per forza stare da una parte o l’altra della barricata. Guardiamo quello che c’è, ridiamone e poi guardiamoci allo specchio. […] Il grande cinema contemporaneo funziona quando tocca corde che riconosciamo. Volevamo fare un film d’intrattenimento, perché il pubblico vuole ridere in maniera intelligente. Volevamo fare un film che potesse anche raccontare qualcosa in cui riconoscerci, senza necessariamente giudicare qualcuno"
Il produttore Nicola Giuliano
"Quando Nicola ci ha presentato la sceneggiatura è stata una chiamata alle armi, perché noi avevamo già lavorato su prodotti e opere di tipo satirico, quando la satira non irritava ancora nessuno. Senza dubbio, questa è stata un’occasione per sdrammatizzare il clima molto teso nella politica di adesso, per raccontare con ironia quel che sta accadendo. Il film è un vero e proprio selfie della situazione attuale"
I registi Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi
(Bentornato Presidente; ITALIA 2018; Commedia; 96'; Produz.: HT Film, Indigo Film e Vision Distribution; Distribuz.: Vision Distribution)
Soggetto: Scritto da Fabio Bonifacci, da un'idea di Nicola Giuliano e dello stesso Bonifacci.
Cast: Claudio Bisio (Peppino Garibaldi) Sarah Felberbaum (Janis Clementi) Pietro Sermonti (Ivan Ferro) Paolo Calabresi (Teodoro Guerriero) Antonio Milo (Giuseppe) Guglielmo Poggi (Danilo Stella) Marco Ripoldi (Vincenzo Maceria) Massimo Popolizio (Paolo Garibaldi) Cesare Bocci (Pietro Garibaldi) Ivano Marescotti (Papà di Peppino, Paolo e Pietro) Roberta Volponi (Guevara Garibaldi) Antonio Petrocelli (Presidente della Repubblica) Iago García (Politico Carino) Maria Chiara Giannetta (Agente De Nicola) Gigio Morra (Achille)
Macchiettismo a go-go per una parodia politica un po’ troppo elementare
Claudio Bisio torna a vestire i panni di Giuseppe Garibaldi, un nome ingombrante a dir poco, e ancora una volta, per caso, si ritrova a rivestire una carica da protagonista assoluto nella politica italiana. E’ il nervo che dà corpo e un’anima - candida come quella di un bambino ahimé! - all’odierno Bentornato Presidente, regia-tandem di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, e sequel del fortunato Benvenuto Presidente! (2013) di Riccardo Milani, in cui il mattatore, dall’imprinting più televisivo che cinematografico, Claudio Bisio, per errore era diventato Presidente della Repubblica. Oggi, il Quirinale in cerca di un ‘premier burattino’, si imbatterà di nuovo nel Giuseppe Garibaldi di Bisio, sempre per caso ma per ragioni diverse. Giuseppe/Bisio è un uomo che ormai si è lasciato la politica alle spalle per scelta, per poter vivere a pieno la vita familiare con la moglie
Janis (Sarah Felberbaum) e la figlia Ghevara: vive in montagna ormai dedito alla ricerca dei funghi, alla pesca, e alle molte altre cose che però, ad un certo punto, lo fanno apparire agli occhi della stessa moglie, fin troppo omologato alla natura, in mezzo alla neve ed isolato dal mondo, mentre lei, ben più ambiziosa, sogna di tornare al Quirinale.
Così, addio alla ‘bolla di vetro innevata’ e all’idillio montanaro. Ed ecco il pretesto per Giuseppe/Bisio, dopo una dura terapia a colpi di accetta come taglialegna ad oltranza per dimenticare, di tornare a Roma per riprendersi moglie e figlia. Ovvio che non sarà per nulla facile ma sarà occasione per qualche situazione più o meno esilarante da gag, per qualche rara battutina umoristica elementare – quella di ‘C’è (Che) Ghevara’ è veramente da asilo infantile e non è la sola - mentre intanto ci apprestiamo a fare conoscenza con il
nuovo parterre politico: ogni riferimento a Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Matteo Renzi non è puramente casuale. Così, ridendo e scherzando il Giuseppe di Bisio, intenzionato a riconquistare la moglie, accetta il nuovo incarico politico e, con grande sorpresa dei politicanti di finzione, ma non dello spettatore che se lo aspetta benissimo, alla fine riesce a tirare a segno una manovra politica con un suo senso. I modi e i tempi in cui riesce sono quelli della commedia e il messaggio finale carica di responsabilità più gli stessi italiani che non i politici: “Per cambiare l’Italia bisogna cambiare gli italiani”, sempre pronti a chiedere favori di sottobanco e ad evadere le tasse. Insomma, un mal costume che impoverisce il Paese.
Una pellicolina slavata che questa volta punta fin troppo al protagonismo assoluto di Claudio Bisio, riducendo a tante piccole macchiette, chi meglio riuscita chi meno, tutti gli altri. Montaggio
(Giancarlo Fontana) e regia tradiscono invece un potenziale che potrebbe fare meglio in futuro in assenza di una sceneggiatura meno scialbata ed elementare (Fabio Bonifacci aveva fatto meglio nel primo). Carinissima l’idea del corto di animazione con immagini simbolo sui titoli di coda, una sorta di cesura prima di riaprire un altro corto estrapolato dalla realtà italiana in cui, salutano lo spettatore dal vivo del grande schermo, i tanti lavoratori che ogni giorno fanno davvero il proprio dovere: da italiano a italiano. E si sogna il giorno in cui in un'Italia ideale finalmente in ottima salute i tedeschi in visita possano esclamare: "Dusseldorf al confronto è una latrina!". E questa è forse l'unica battuta, dal doppiofondo, più sagace di quanto si possa immaginare!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale 90":
trailer ufficiale 60":
clip 'Per me la vita è meglio della politica':
clip 'Guerriero e la telecamera':
clip 'Accetto l'incarico!':
clip 'Lo sciopero dello Stato':
Bentornato Presidente - clip 'Il weekend è come Roma':