Titolo in lingua originale:
The Possession of Hannah Grace
Anno di produzione:
2018
Anno di uscita:
2019
Regia: Diederik Van Rooijen
Sceneggiatura:
Brian Sieve
Cast: Shay Mitchell (Megan Reed) Kirby Johnson (Hannah Grace) Stana Katic (Lisa Roberts) Grey Damon (Andrew Kurtz) Louis Herthum (Grainger) Nick Thune (Randy) J.P. Valenti (Ufficiale polizia di Boston) Lexie Roth (AA Member) James A. Watson Jr. (Dr. Henry Lewis) Maximillian McNamara (Dave) Jacob Ming-Trent (Ernie Gainor) Arthur Hiou (Ufficiale polizia di Boston) Gijs Scholten van Aschat (Padre Marcato) Lisa Wynn (Madre di Megan Reed) Kenneth Israel (Poliziotto) Cast completo
Larry Eudene (Dottore)
Musica: John Frizzell
Costumi: Deborah Newhall
Scenografia: Paula Loos
Fotografia: Lennert Hillege
Montaggio: Stanley Kolk e Jake York
Makeup: Julie LeShane (direzione); Claudia Moriel
Casting: Nancy Nayor e Angela Peri
Scheda film aggiornata al:
27 Febbraio 2019
Sinossi:
Un esorcismo difficile si conclude con la morte violenta di una giovane donna. Mesi dopo, Megan Reed (Shay Mitchell) sta lavorando al turno di notte in obitorio, quando prende in consegna un cadavere sfigurato. Da sola, nei corridoi del seminterrato, Megan si trova ad affrontare visioni terrificanti e inizia a sospettare che il corpo possa essere posseduto da una spietata forza demoniaca.
Short Synopsis:
When a cop who is just out of rehab takes the graveyard shift in a city hospital morgue, she faces a series of bizarre, violent events caused by an evil entity in one of the corpses
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Se ci si fa guidare dal titolo The Possession of Hannah Grace, L’esorcismo di Hannah Grace nel titolo italiano, si rischia di andare fuori strada. Quel che voglio dire è che l’esorcismo c’è eccome, ed è abbastanza inquietante. Lo è talmente che a lasciarci la pelle sono un sacerdote e la stessa giovane vittima, non certo il demone, spiazzante e devastante come mai prima. Il padre poi, al capezzale della figlia Hannah Grace (straordinario il trucco e parrucco sinistramente malefico di Kirby Johnson nel ruolo dell’indemoniata), perde la speranza di una felice risoluzione dell’esorcismo quando vede in pericolo di vita il secondo prete, così fa quello che un padre, a cose normali, non farebbe mai alla propria figlia. E il prologo del film si chiude lì. Ma è davvero tutto finito? Ovviamente no, al contrario, è solo l’inizio. Così, curiosamente, l’esorcismo di Hannah Grace non è la meta, bensì il
di lì a poco non tarderà a tendersi in una sospensione in progress, a dispetto della sua ammirevole determinazione. Determinazione del tutto credibile, alla luce della costante dedizione ad attività sportive come se non ci fosse un domani: un modo come un altro per lenire certi retaggi da ex poliziotta che l’hanno portata dritta dritta nel tunnel dell’alcol. L’ombra lunga di un blitz andato male con la conseguente morte di un collega di cui continua a ritenersi responsabile non si è ancora dileguata, perciò confida nella nuova occupazione. Una tosta, insomma, che non va certo nel panico se l’illuminazione di ambienti non propriamente edificanti diventa ballerina o si spegne del tutto.
Ci vuole ben altro per spaventare davvero Megan/Mitchell. E ben altro ci sarà . Mai troppo banale e dall’intrigante tocco minimalista che si affida alle piccole varianti senza una logica: che siano ferite che scompaiono rimarginandosi - non manca neppure
il motivo del ‘vampirismo rigenerante’ seppure mai visivamente esibito - o magari la mutazione del colore degli occhi. Tutte variabili illogiche in un cadavere. Soprattutto se si scopre che si tratta di un cadavere di tre mesi. Ovvio che la faccenda cominci a farsi interessante. Diederik Van Rooijen sceglie la via più sinuosa e strisciante per il suo demone, preferendo i misurati colpi di scena, e un certo controllo nel mostrare quel tanto che basta, piuttosto che lasciarsi andare alla violenza scatenante e fracassona. Una visione su cui si appunta anche la rinuncia all’effetto sorpresa in un finale in effetti prevedibile, apparentemente pulito, dotato invece di uno pseudo happy ending. E, come un funambolo basculante sulla corda, l’ombra lunga della ‘possessione’, più che dell’esorcismo - ancora una volta il titolo italiano deraglia dal baricentro della storia - incombe, restando … in sospensione.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)