'CELLULOID PORTRAITS' rende Omaggio al Cult-Movie in anticipo sui tempi, già candidato all'Oscar nel 1957 per i migliori effetti speciali, che continua ad appassionare tutti gli amanti del cinema per la sua inossidabile attualità - Dal 9 GIUGNO
Soggetto: Da un racconto di Allen Adler e Irving Block. Dalla sceneggiatura del film fu tratto l'omonimo romanzo di W.J. Stuart, pubblicato in Italia il 27/3/1957 per la collezione I Romanzi di Urania (Arnoldo Mondadori editore)
Cast: Walter Pidgeon (Dr. Edward Morbius) Anne Francis (Altaira Morbius) Leslie Nielsen (Comandante John J. Adams) Warren Stevens (Tenente Dr. Ostrow) Jack Kelly (Tenente Jerry Farman) Richard Anderson (Ufficiale Scientifico Quinn) Earl Holliman (Cuoco) George Wallace (Nostromo Steve) Frankie Darro (Robby il robot) Marvin Miller (Robby il robot) (Voce) Robert Dix (Membro dell'equipaggio Grey) Jimmy Thompson (Membro dell'equipaggio Youngerford) James Drury (Membro dell'equipaggio Strong) Harry Harvey Jr. (Membro dell'equipaggio Randall) Roger McGee (Membro dell'equipaggio Lindstrom) Cast completo
Peter Miller (Membro dell'equipaggio Moran) Morgan Jones (Membro dell'equipaggio Nichols) Richard Grant (Membro dell'equipaggio Silver) William Boyett (Membro dell'equipaggio) (Non accreditato) James Best (Membro dell'equipaggio) (Non accreditato) Les Tremayne (Voce narrante)
Musica: Bebe e Louis Barron
Costumi: Walter Plunkett e Helen Rose
Scenografia: Hugh Hunt e Edwin B. Willis
Fotografia: George J. Folsey
Montaggio: Ferris Webster
Effetti Speciali: A. Arnold Gillespie, Joshua Meador (prestato per l'occasione alla MGM dalla Walt Disney), Warren Newcombe e Irving G. Ries
Makeup: William Tuttle (makeup); Sydney Guilaroff (acconciature)
Secondo commento critico (a cura di FRANCESCO LAMENDOLA)
Fred McLeod Wilcox, classe 1907, era già famoso nell’immediato dopoguerra per aver girato a Hollywood alcuni film memorabili nel genere dedicato all’infanzia, specialmente Torna a casa Lassie, del 1943 (seguito da Il coraggio di Lassie, del 1946: entrambi interpretati da una giovanissima e indimenticabile Elizabeth Taylor) e una versione del romanzo per bambini di Frances Hodgson Burnett Il giardino segreto, del 1949.
Eppure fu in un genere completamente diverso che il regista americano centrò il maggiore risultato della sua carriera, dirigendo un film che è apparso fin da subito, e si è confermato tale nel corso del tempo, come una delle pellicole più riuscite nella storia di un nuovo genere, che proprio in quegli anni, da poco terminata la seconda guerra mondiale, stava muovendo i primi passi, affiancato dalla letteratura, dai fumetti e, per ultimo, dalla televisione: la fantascienza.
Stiamo parlando de Il pianeta proibito (titolo originale: Forbidden Planet, sceneggiato da Cyril
Hume, fotografato da George J. Folsey e prodotto dalla MGM, su soggetto di Irving Block e Allen Adler, con la scenografia di High Hunt ed Edwin B. Willis e con la colonna sonora di Beebe e Louis Barron: una pellicola a colori della durata di quasi un’ora e mezza, che si avvale di effetti speciali i quali, oggi, non possono che far sorridere, ma che allora produssero, invece, una forte impressione sul pubblico, contribuendo non poco alla sua entusiastica accoglienza. Accoglienza che, per una volta, mise d’accordo - e non è certo cosa da nulla - pubblico e critica, questi due eterni amici-nemici, ciascuno dei quali rivendica, da sempre, la priorità nel “vero†giudizio su di un’opera artistica o letteraria.
L’idea originaria risente un po’ di Shakespeare, un po’ di Stevenson e un poco, se il riferimento non sembri eccessivo, di Platone. Come Prospero ne La tempesta di Shakespeare, il dottor
Edward Morbius (magistralmente interpretato da Walter Pidgeon), che vive sul pianeta Altair IV, tutto solo, con la bella e giovane figlia Altaira (Anne Francis), sembra aver dominato la natura e aver posto ogni cosa sotto il suo magico potere; ma, come il dottor Jekyll di Stevenson, egli deve fare i conti con il proprio lato oscuro, con i propri istinti sfrenati, che lentamente prendono il sopravvento su di lui e lo trascinano sotto l’imperio di un feroce egoismo, primitivo e incontrollabile. Infine, come nel racconto platonico del Timeo e del Crizia relativo ad Atlantide, si parla di un’antica e gloriosa civiltà che raggiunse un livello incredibilmente sofisticato di splendore e di potenza tecnologica, ma che, da un giorno all’altro, si perdette irreparabilmente e scomparve dalla faccia della terra per un inconcepibile peccato di orgoglio luciferino, per aver contratto un sacrilego patto con le forze demoniache evocate dal suo stesso sapere.
Così,
quando l’astronave interplanetaria comandata da John J. Adams (Leslie Nielsen) atterra sul misterioso pianeta che sembra disabitato, ed il suo equipaggio rimane estasiato davanti ai paesaggi da Giardino dell’Eden e alla inspiegabile mitezza che spinge perfino le tigri ad avvicinarsi mansuete come docili gatti domestici, esistono già , ma assai ben dissimulate, le condizioni per lo scatenarsi del dramma, generato, come si scoprirà solo verso la fine della vicenda, dal selvaggio, irrefrenabile egoismo di Morbius, il cui inconscio odia gli intrusi e vorrebbe vederli scacciati o annientati, essendo la sua mente e la sua anima sottoposte allo stesso processo di “hybris†che già provocò l’autodistruzione della civiltà dei Krell, delle cui conquiste tecnologiche egli è l’erede e il beneficiario (compreso un simpatico robot tuttofare amico di sua figlia, versione moderna e tecnologica dello scespiriano spiritello Ariel).
Il passaggio dall’atmosfera innocente iniziale, a quella carica di tensione e di paura che culmina negli
l’avvenente fanciulla non si accorga solo allora, reminiscenza biblica, di indossare degli abitini veramente cortissimi e che non provi un improvviso pudore sotto gli sguardi, non precisamente casti, che il baldo comandante scocca verso le sue gambe nude).
Ha scritto Alessandro Bernardi nel volume Cento anni di cinema, edito dal «Corriere della Sera» nel 1994 (pp. 283-5):
«… Nel 1956 Fred McLeod Wilcox realizza Il pianeta proibito (Forbidden Planet), un film culto, in anticipo sui tempi. L’incrociatore interplanetario C-57-D entra nell’orbita del pianeta Altair IV, “stella di prima grandezzaâ€. Il comandante Adams (Leslie Nielsen) sbarca sul pianeta e ad accoglierlo trova il professor Morbius (Walter Pidgeon), unico superstite del Bellerofonte, una nave spaziale atterrata in quelle lande desolate venti anni prima e data per dispersa. Il professore ha una figlia, l’avvenente e innocente Altaira (Anne Francis). Guidati da Morbius, i visitatori compiono un tour “archeologicoâ€, alla scoperta dell’avanzatissima ma scomparsa civiltà dei
speculare sulla materia di cui sono fatti i sogni, di perdersi in orizzonti vietati, verificando l’insondabile, sondando l’intangibile. Deplorando il mito faustiano s’incatena anche la fantasia, i cui voli hanno partorito spesso risultati concreti. Morbius è un folle o un eroe? Il fascino di opere come Il pianeta proibito risiede proprio in questo interrogativo, nell’ambiguità del giudizio finale da parte dello spettatore, che ha seguito lo stesso percorso dei protagonisti e rischia – ma soltanto per la durata del film – un’identificazione pericolosa, un’attrazione fatale e sottilmente diabolica. Turbato, sedotto e abbandonato lo spettatore è andato oltre e allo stesso tempo è rimasto al di qua delle colonne d’Ercole, ha provato il brivido dell’imprevisto e della profanazione, l’orgoglio di Prometeo, il piacere del male, ha viaggiato sotto il sole di Satana e ora ne evita le conseguenze, alzandosi dalla poltrona, lasciando la sala cinematografica. Ha fatto quello per cui i
suoi eroi inquieti vengono condannati: ha fantasticato.
Ne Il pianeta proibito sono rintracciabili tutti gli elementi che il cinema fantastico a seguire amplificherà e spettacolarizzerà al’ennesima potenza: computer, robot, alieni, tecnologie sofisticatissime ma anche esiziali, società auspicabili e deprecabili.»
È interessante il passaggio in cui si evidenzia come, nella cultura statunitense degli anni Cinquanta, e addirittura nella “fabbrica dei sogni†hollywoodiana, vi fosse ancora qualcuno che si poneva il problema etico dei futuri sviluppi della tecnologia e che pensava come non fosse lecito, per l’uomo, abbandonarsi all’ebbrezza di costruire macchine sempre più potenti e sofisticate e di affidarsi interamente, senza freni e senza alcun senso del limite, ad una scienza sempre più auto-referenziale, che nessuno comprende dove stia andando.
Echi della guerra fredda e riflessi del terrore d’un possibile olocausto nucleare, senza dubbio, e così pure reminiscenze della recente tragedia – la guerra dei trent’anni del XX secolo, 1914-1945 – che tante sciagure
e tanti lutti aveva inflitto all’umanità ; ma anche meditazione sul futuro, sul senso della storia, sul posto dell’uomo nella natura e sull’impiego della tecno-scienza, che, da strumento, rischia di diventare il fine del progresso umano: tutto questo è presente ne «Il pianeta proibito» di Fred McLeod Wilcox, un regista che a quarantanove anni coglie il frutto più ambito della sua carriera e lascia un segno non effimero nella storia del cinema, destinato a imprimersi profondamente nella mente e nel cuore di quanti lo hanno visto – specialmente di quanti lo hanno visto al suo apparire, quando eravamo tutti più ingenui di oggi e quando i modesti effetti speciali della entità malvagia che assale il campo dei terrestri creavano nel pubblico un sentimento di autentica apprensione, se non di vera e propria paura.
Oggi, smaliziati come siamo, le scenografie del 1956 e i fondali dipinti del Pianeta proibito, quell’incrociatore spaziale che sembra
un classico disco volante e quelle tute da astronauti che paiono uscite dai disegni di un giornalino a fumetti, non riuscirebbero a impressionare nemmeno un bambino: il disincanto del mondo si misura anche su questi parametri, così come sul senso di sufficienza, e magari di malcelato fastidio, davanti a un film che si ostina a interrogarci sui limiti etici del progresso scientifico e che, nonostante le sue palesi ingenuità , continua a mettere il dito sopra un nervo scoperto della nostra cultura e della nostra visione del mondo: vale a dire sulla nostra responsabilità nell’uso che intendiamo fare del sapere.
Se il dottor Morbius è un tipico eroe moderno, dilaniato da una lotta interiore e minato, nel suo stesso Io, da conflitti che non riesce a ricomporre e, anzi, dei quali non è neppure del tutto consapevole, allora il comandante Adams e la bella e fresca Altaira sono due tipici eroi post-moderni:
come Adamo ed Eva dopo la cacciata dal paradiso terrestre, essi devono rassegnarsi a vivere portando sulle spalle il fardello del libero arbitrio, sapendo che la presunzione di auto-sufficienza può condurli al disastro, così come è stato per il padre di lei e così come è stato, prima ancora, per la remota e misteriosa civiltà dei Krel, fiorita in tempi immemorabili, di cui non restano che le mute e inquietanti testimonianze architettoniche.
Il cinema americano, dopo di allora, non ha saputo battere la via indicata da questo film coraggioso e pionieristico: non ha saputo guardare bene in faccia i fantasmi della società moderna e ha preferito proiettare sistematicamente sull’â€altroâ€, sul nemico esterno (extraterrestre o no), i conflitti, le angosce, le contraddizioni dell’Io. In quasi tutti i film americani, il dramma si chiude con la sconfitta e l’eliminazione fisica di quelle forze che hanno messo in pericolo, agendo dal di fuori (malviventi,
pellerossa, alieni, mutanti, serial killer, amanti traditi, soci d’affari divenuti implacabili antagonisti o perfino gli agenti della natura: i terremoti, le eruzioni vulcaniche) la meritata pace e il sacrosanto diritto alla felicità dei protagonisti. È la strada più facile, metafora del colpevole semplicismo con cui la nostra civiltà tende a scaricare all’esterno la propria incapacità di guardarsi dentro, di riconoscere in se stessa i germi latenti dell’autodistruzione. Così, Morbius immagina che sia l’arrivo dei terrestri a ridestare le forze malvagie: e non comprende che esse sono dentro di lui…
Commento critico tratto da: Quel «pianeta proibito» che giace in fondo a ciascuno di noi
pubblicato da Arianna Editrice il 12/05/2015.
Perle di sceneggiatura
(Dal dialogo tra il Comandante Adams e il Dr. Ostrow alla vista di Altair IV)
Ostrow: «Il Signore ha creato dei mondi magnifici».
(Dal dialogo tra il Comandante Adams e il suo equipaggio col robot Robby venuto ad accoglierli all'arrivo sul Altair IV)
Adams: «Qui è ideale l'atmosfera. Ad alto contenuto di ossigeno.»
Robby: «Io ne faccio poco uso, signore. Favorisce la ruggine.»
Cuoco: «Scusi Dottore, ma è un maschio o una femmina?»
Robby: «Nel mio caso il quesito è privo di significato. Volete accomodarvi signori?»
(Dal dialogo tra Morbius e Altaira nel laboratorio Krell prima della morte di Morbius)
Morbius: «Alta, dimmi che non mi credi un mostro. Dimmelo presto ...Deve essere vero allora. Sono colpevole io...»
Altaira: «Papà aiutaci. Io lo so che sei grande e nobile come i Krell.»
Morbius: «Colpevole, colpevole, il mio demone è là , a quella porta e non ho il potere di arrestarlo! ...Basta, fermati! Io ti rinnego, ti abbandono!»
Altaira: «Papà , oh papà !»
Morbius: «Figliolo, aziona quel disco ...La leva, spingila ...Fra ventiquattro ore dovrete essere a cento milioni di miglia nello spazio ...Il pianeta esploderà ...Le reazioni a catena non possono essere invertite. Alta!»
Altaira: «Oh, no!»
(Dal dialogo tra il Comandante Adams e Altaira sull'astronave C-57-D ormai in salvo)
Adams: «Alta, fra un milione di anni la razza umana giungerà al punto in cui erano i Krell nel loro grande momento di trionfo e di tragedia ...e il nome di tuo padre brillerà come un faro nella galassia. Ci ricorderà che soprattutto di Dio ce n'è uno solo.»
Altre voci dal set:
Le seguenti annotazioni sono tratte da Wikipedia:
Fonti di ispirazione
Il film trae liberissima ispirazione alla commedia shakespeariana La tempesta, prevalentemente per delle similitudini con i personaggi, in particolare Prospero con il dottor Morbius, Miranda con Altaira, gli spiriti Ariel e Calibano con il robot Robby. Adams ha una vaga attinenza con Ferdinando. La macchietta di "Cookie" il cuoco - doppiato da un estroso Nino Manfredi - ricalca i personaggi di Stefano ed il giullare Trinculo. L'Entità assassina avrebbe attinenza con lo spirito che agisce su Prospero.
Cast
Film d'esordio sul grande schermo di Anne Francis e di Leslie Nielsen il quale a sua volta, dopo una lunga fase di caratterista televisivo, guadagnò popolarità molti anni dopo, come protagonista di film comico-demenziali; tra questi la serie Una pallottola spuntata.
Effetti speciali
Le sequenze animate, in particolare l'attacco del mostro, furono create dal veterano degli effetti speciali Joshua Meador, prestato per l'occasione alla MGM dalla Walt Disney.
Il pianeta proibito - trailer ufficiale (V.O.) - Forbidden Planet
Il pianeta proibito - clip 'L’incrociatore interplanetario C-57-D'
Il pianeta proibito - clip 'Il pianeta Altair IV'
Il pianeta proibito - clip 'Primo contatto con i superstiti del Bellerofonte'
Il pianeta proibito - clip 'L'arrivo su Altair IV'
Il pianeta proibito - clip 'Morbius accoglie l'equipaggio dell'astronave di soccorso'
Il pianeta proibito - clip 'Morbius racconta la fine del Bellerofonte'
Il pianeta proibito - clip 'Il primo incontro dell'equipaggio con Altaira'
Il pianeta proibito - clip 'Altaira presenta i suoi amici all'equipaggio'
Il pianeta proibito - clip 'L'incontro del Cuoco con il robot Robby'
Il pianeta proibito - clip 'L'incontro di Altaira col Tenente Farman'
Il pianeta proibito - clip 'Il sabotaggio'
Il pianeta proibito - clip 'L'incontro di Altaira col Comandante Adams'
Il pianeta proibito - clip 'L'antica civiltà Krell'
Il pianeta proibito - clip 'Il laboratorio Krell'
Il pianeta proibito - clip 'L'equipaggio misura il proprio quoziente intellettivo'
Il pianeta proibito - clip 'Le meraviglie dei Krell'
Il pianeta proibito - clip 'Il robot Robby consegna 600 bottiglie di whisky al Cuoco'
Il pianeta proibito - clip 'L'assassinio di Quinn'
Il pianeta proibito - clip 'L'ultimatum di Morbius'
Il pianeta proibito - clip 'L'equipaggio prepara la difesa dell'astronave'
Il pianeta proibito - clip 'Il Mostro dell'Id attacca l'equipaggio'
Il pianeta proibito - clip 'L'equipaggio si prepara ad abbandonare Altair IV'
Il pianeta proibito - clip 'Nessuno può entrare'
Il pianeta proibito - clip 'Il Dr. Ostrow tenta di raddoppiare le proprie capacità intellettive'
Il pianeta proibito - clip 'I Mostri dell'Id'
Il pianeta proibito - clip 'Dottore, arriva qualcosa da sud-ovest'
Il pianeta proibito - clip 'Il mio Demone è a quella porta e non ho il potere di arrestarlo!'
Il pianeta proibito - clip 'Fuga da Altair IV'
Il pianeta proibito - trailer 3D (V.O.) - Forbidden Planet
Il giudizio della critica
The Best of Review
Critica
«La prestigiosa MGM dispiega un grande apparato produttivo nobilitando un genere in quegli anni considerato "minore". Nella vicenda si respirano - è stato detto spesso - le atmosfere della shakespeariana Tempesta e degli eroi solitari ed "eretici" di Jules Verne, di cui il personaggio di Morbius è nobile epigono.
Rompendo con i meccanismi abituali del genere, Il pianeta proibito presenta un interessante accostamento ai temi della psicanalisi e propone una riflessione, ancora molto attuale, sulla incapacità dell'uomo nel gestire la conoscenza».
Colonna sonora
Una grande novità fu l'uso della musica elettronica per la colonna sonora, composta da Louis e Bebe Barron. Sebbene lodata dalla critica, la loro colonna sonora fu esclusa dalle candidature agli Oscar per una disputa sorta con la Federazione Americana Musicisti, a cui i Barron non erano iscritti.
La colonna sonora completa venne tuttavia pubblicata per la prima volta solamente nel 1976, vent'anni dopo l'uscita del film, da Planet Records in LP con numero di catalogo PR-001. L'album è stato in seguito ristampato numerose volte nel corso degli anni, sia in LP, che in MC e CD, da diverse altre case discografiche.
Romanzo
Dal film fu tratto un romanzo omonimo a opera di W.J. Stuart, pubblicato nello stesso anno di uscita del film. Rispetto al film il libro approfondisce maggiormente la vicenda dei Krell e il rapporto tra questi e Morbius. Diversamente dalla versione cinematografica, nel libro Morbius si sottopone più volte alla macchina, accrescendo la sua intelligenza molto al di là delle possibilità umane, mantenendo però inalterata la sua natura imperfetta di uomo, causa della propria fine.
Remake
Nel 2008 fu annunciato un remake del film, su sceneggiatura J. Michael Straczynski e con Joel Silver come produttore con il patrocinio della Warner Bros.
Rif: Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Il_pianeta_proibito