Cinema sotto le stelle 2019 - Tra i più attesi!!! - RECENSIONE - Dal 7 Febbraio
"Earl è stato un fallimento nella sua vita familiare, ma quasi prendendosene gioco andava in giro a dispensare consigli su come relazionarsi con le proprie famiglie. Ma ora, tornare all'ovile è difficile... Nick Shenk lo sceneggiatore) ha descritto in maniera magistrale un personaggio con ancora tanta voglia di sperimentare, anche se non più giovane. Earl è curioso e aperto nei confronti del mondo che lo circonda, anche se finirà per mettersi nei guai"
Il regista e attore Clint Eastwood
"Il più efficiente corriere nella storia del cartello della droga di Sinaloa, è stato l’uomo meno scontato: un novantenne che viaggiava per lavoro. Nel cartello era venerato da tutti: servito e riverito, lasciandogli campo libero. Quindi, ho iniziato da lì. Mi sono reso conto che Earl era davvero l’altra faccia della medaglia di Walt Kowalski di ‘Gran Torino’. Durante le ricerche per quel film ho incontrato diversi veterani di guerra, molti dei quali sembravano essere tornati al mondo civile in due modi: arrabbiati col mondo, come Walt, oppure lasciandosi il passato alle spalle e mettendosi al servizio degli altri. Quest’ultima è stata la mia base per la natura leggera di Earl: il suo senso del divertimento, il suo brio. Naturalmente, tutto questo era riservato ai suoi amici e colleghi. Come la sua ex-moglie fa notare nel film, tutti gli altri hanno conosciuto il lato divertente di Earl, mentre lei e la famiglia hanno conosciuto un uomo che non vedeva l'ora di uscire di casa".
Lo sceneggiatore Nick Schenk
(The Mule; USA 2018; noir; 116'; Produz.: Imperative Entertainment e Warner Bros.; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
Makeup: Chawana Jones, Devin Shayla Morales, Jennifer Nieman, Mollie Siegel e Jordan Venetis (dipartimento makeup); Patricia Dehaney (capo dipartimento acconciature)
Casting: Tara Feldstein, Geoffrey Miclat e Chase Paris
Scheda film aggiornata al:
24 Luglio 2019
Sinossi:
The Mule vede protagonista l'ottantenne Earl Stone (Clint Eastwood). Costretto a chiudere la sua attività imprenditoriale, Stone si ritrova solo e senza soldi. La sua unica possibilità di salvezza sembra legata a un lavoro che gli viene offerto, un lavoro per il quale è richiesta unicamente l'abilità di guidare una macchina. Il compito sembra dei più semplici, ma, a sua insaputa, Earl è appena diventato il corriere della droga di un cartello messicano. Earl è molto bravo nel suo nuovo lavoro, talmente bravo che il volume di carico che trasporta aumenta sempre più, tanto che alla fine gli viene dato un assistente (Ignacio Serricchio), che ha il compito di aiutarlo ma anche di controllarlo. Questi non è però l'unico a tenere d'occhio Earl: anche l'efficiente agente anti-droga della DEA Colin Bates (Bradley Cooper) tiene al centro del suo radar questo misterioso e anziano nuovo "mulo" della droga. E anche se i problemi economici di Earl appartengono ormai al passato, gli errori commessi affiorano, portandolo a chiedersi se riuscirà a porvi rimedio prima che venga acciuffato dalla legge o, peggio ancora, da qualcuno del cartello stesso.
Short Synopsis:
A 90-year-old horticulturist and WWII veteran is caught transporting $3 million worth of cocaine through Michigan for a Mexican drug cartel
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
La spinta era davvero forte. Ti capita per le mani un personaggio che sembra scritto apposta per te, un vetusto coetaneo sui generis che antepone il lavoro alla famiglia e che a un certo punto realizza come il tempo sia volato via, lasciandone solo uno scampolo, che fai? Lasci perdere semplicemente perché hai dichiarato che ti saresti limitato alla regia? Era in effetti dai tempi di Gran Torino (2009) che l’inarrestabile cineasta a tutto tondo - Dio ce lo preservi ancora a lungo! - Clint Eastwood non faceva doppietta dietro e davanti la macchina da presa. Oggi è tornato ad occuparsi di regia ed interpretazione con Earl Stone ne Il corriere-The Mule, la storia incredibilmente vera di un anziano signore, reduce di guerra, ad un passo dai novant’anni che, per tutta una serie di circostanze ed improvvise necessità finanziarie, si ritrova al servizio di un grosso cartello di narcotraffici messicano,
come autista. Alla guida del suo pick up da una vita, e senza mai prendere una multa, il nonnetto Earl di Eastwood rappresenta l’ideale ‘mule’ per consegnare ingenti quantitativi di droga in luoghi di smistamento strategici. Ma Clint Eastwood organizza prima un incontro tra lo spettatore e il suo personaggio, dando avvio ad una presentazione mirata, centrando l’obiettivo in men che non si dica. Un primo sbozzato ritratto che non versa a favore di questo Earl, assolutamente ammaliato dalla coltivazione dei suoi fiori e da tutte le convention che onorano il suo lavoro. Certo che mancare persino il matrimonio della figlia! E la Iris di Earl, manco a dirlo, è interpretata da Alison Eastwood, per l’appunto la figlia reale del vecchio Clint! L’assimilazione tra personaggio ed interprete si fa sempre più intensa! L’ex moglie Mary di un’ottima Dianne Wiest sullo sfondo poi, non fa che confermare la dimensione fallimentare sul
piano familiare del nostro Earl, pronto a tornare all’ovile a seguito del pignoramento della sua azienda, per toccare con mano che la sua famiglia invece, non è affatto pronta ad accoglierlo. La figlia non vuole saperne e non gli parla più e la ex moglie gli fa una scenata nel bel mezzo del brunch prematrimoniale della nipote, l’unica con un debole per il nonno da sempre assente. Ed ecco che per Earl arriva l’occasione di un nuovo lavoro, imprevista e non del tutto consapevole, almeno all’inizio. Il denaro - davvero tanto! - assume per Earl le sembianze di un riscatto agli occhi della famiglia. Pensare di poter intervenire finanziariamente sia pure fuori tempo massimo, lo spinge a proseguire in una strada per nulla ortodossa.
Ma quel che fa il film è il paradosso che lo muove e che ben si sposa con la ‘sostenibile leggerezza dell’essere’: quella che lo
fa canticchiare con impeccabile intonazione seduto nel suo pick up corsa dopo corsa, traducendo in ironia e humour situazioni ed approcci di per sé estremamente drammatici. Sono questi i toni che addolciscono tutte le brutture delle realtà che incontra e che cavalca suo malgrado: ‘a caval donato non si guarda in bocca’ e così l’Earl di Eastwood non sbircia - almeno non subito - nelle sacche consegnategli e che a sua volta deve portare a destinazione. Avranno parecchio filo da torcere alla DEA, con l’Agente Colin Bates di Bradley Cooper - già nell'American Sniper di Eastwood - sulle tracce del grosso cartello, affiancato dall’agente Trevino di Michael Pena, mentre pescano solo pesci piccoli e argomentano sul da farsi con l’agente speciale DEA di Laurence Fishburne. E l’incredibile incontro nell’evoluzione del rapporto tra Colin/Cooper ed Earl/Eastwood ha tutte le sfumature di uno struggente, malinconico tramonto.
Eastwood d’altra parte, al suo Earl
concede tutto il tempo del mondo. Ricordando una vecchia lezione mai dimenticata. La lezione di Sergio leone: un inno al cinema meditato, riflettente, costellato di lunghi piani sequenza, di tempi lenti, di primi e primissimi piani, alternati a campi lunghi o lunghissimi, per una sceneggiatura scritta dalle immagini, laddove gli occhi di ghiaccio dello stesso Eastwood hanno ben servito quel senso di attesa, di sospensione, talora spasmodica. Ora quegli occhi sono diventati fessure, in cui capita di veder baluginare ancora qualche bagliore, e non vogliono incutere alcun terrore, ma come chi non ha più nulla da perdere, cattura l’attimo, ogni attimo possibile, come una preziosissima, impagabile opportunità, con quella levità umoristica che trasmette un amore per la vita e per l’arte da perseguire fino in fondo. Gesto dopo gesto, in questo improbabile viaggio 'on the road'. Il finale ci consegna questo messaggio tra le righe di una lirica del rimpianto,
struggente e triste, assaporata a lungo senza sconti. Nel frattempo, ribaltando in extremis l’ordine delle sue priorità, per come può, l’Earl di Eastwood tenta di rimediare ai danni causati alla famiglia, quando era sempre sul piede di partenza, lasciando il vuoto dietro e dentro di sé. Forse Eastwood si è lasciato prendere la mano in qualche passaggio di troppo al limitare di un capezzale, rischiando il melò che è riuscito a schivare per un pelo, ma in questo percorso, tra le righe di quella leggerezza, si legge un’altra sceneggiatura che parla di morale e di quel genere di sacrificio cui il cineasta Eastwood ha sempre guardato con convinzione, offrendone visioni sempre lucidamente vivide. Eastwood sembra adorare concedere a certi suoi personaggi l’occasione di potersi immolare: lo è stato per il Walt Kovalski in Gran Torino e, a suo modo, lo è oggi per l’Earl in The mule. Un riscatto da
errori che non si possono cancellare se non con l’espiazione, e, in un modo o nell’altro, appunto, con il sacrificio di se stessi. Una sorta di ‘mea culpa’, di confessione pubblica con cui raggiungere la catarsi, magari passando per il sentiero dell’arte e del bello, che sia prendersi cura di un’auto o di fiori straordinari e caduchi come la vita stessa.
Ho comprato tutto ma il tempo non si compra sentenzia Earl verso le ultime battute, ma Clint Eastwood, con infinito, compassionevole amore, gli concede almeno il tempo necessario per un bel piano sequenza mentre scorrono i titoli di coda. E la vita continua al servizio dell’arte.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
Trailer Ufficiale Italiano:
Trailer Originale Inglese:
Perle di sceneggiatura
- Earl (Clint Eastwood): "La famiglia è la cosa più importante. Non fate come me: ho anteposto il lavoro alla famiglia"
- Earl (Clint Eastwood): "Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito. Pensavo fosse più importante essere ‘qualcuno’ da un’altra parte invece del fallimento che ero a casa mia"