I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - Robert Pattinson, Mia Goth e Juliette Binoche protagonisti in un'avventura Sci-Fi diretta da Claire Denis - RECENSIONE - Dal 6 Agosto
"... Il film non si interessa di cosa i suoi protagonisti hanno fatto di sbagliato prima sulla Terra, in cosa consiste la loro colpa. Vi è ciò che loro chiamano 'agenzia' che è pronta a comprare… non è un’idea così inverosimile che quelle persone, non ben attrezzate per la società , immondizia sociale, vengano usate come cavie umane … è così … feroce, ma non è fantascienza: è reale! Molte persone vengono usate – persone che devono vendere i loro reni o cose del genere – per sopravvivere. Quindi ho trasportato nello spazio qualcosa che accade sulla Terra..."
La regista Claire Denis
(High Life; FRANCIA/REGNO UNITO/GERMANIA/POLONIA/USA 2018; Avventura Sci-Fi; 110'; Produz.: Alcatraz Films/Andrew Lauren Productions (ALP)/BFI Film Fund/Madants/Pandora Filmproduktion; Distribuz.: Movies Inspired)
Scenografia: Jagna Dobesz e Mela Melak (Polonia); Ólafur Eliasson e François-Renaud Labarthe
Fotografia: Yorick Le Saul e Tomasz Naumiuk
Montaggio: Guy Lecorne
Makeup: Marcin Rodak (direzione)
Casting: Des Hamilton; Piotr Bartuszek (Polonia)
Scheda film aggiornata al:
28 Febbraio 2021
Sinossi:
Nello spazio profondo, al di là del sistema solare, Monte e la figlioletta Willow vivono insieme a bordo di un veicolo spaziale in completo isolamento. Uomo solitario dalla rigorosa autodisciplina, Monte ha avuto la figlia contro la sua volontà : il suo sperma infatti è stato usato per fecondare artificialmente Boyse, la giovane donna che ha dato alla luce Willow. Entrambi erano membri di un equipaggio di prigionieri, di detenuti condannati a morte. Come cavie, erano stati mandati in missione nel buco nero più vicino alla Terra e dell'equipaggio sono sopravvissuti solo Monte e la figlia. Con il passare del tempo, Monte è molto cambiato e grazie a Willow ha scoperto cosa significhi amare incondizionatamente. Man mano che si avvicinano alla loro destinazione, i due devono fare i conti con ciò a cui andranno incontro arrivati nel punto in cui tempo e spazio smetteranno di esistere.
Synopsis:
A father and his daughter struggle to survive in deep space where they live in isolation.
Takes place beyond the solar system in a future that seems like the present. About a group of criminals who accept a mission in space to become the subjects of a human reproduction experiment. They find themselves in the most unimaginable situation after a storm of cosmic rays hit the ship
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Eravamo feccia che non si adattava al sistema. Alcuni di loro erano nel braccio della morte, altri condannati all’ergastolo. Ci fecero un’offerta, quella di servire la scienza. Come potevamo rifiutare?â€
Dopo Cosmopolis di David Cronenberg, Robert Pattinson torna a lavorare con Juliette Binoche nell’High Life di Claire Denis (Chocolat, Al diavolo la morte, Cannibal Love-Mangiata viva, L'amore secondo Isabelle). D’altro canto, Juliette Binoche torna a recitare per Claire Denis dopo i su citati Chocolat e L’amore secondo Isabel. Insomma, una collaborazione ‘familiare’ per una pellicola che di familiare non ha proprio nulla. Anzi! Un Sci-Fi che diventa una sorta di ‘contemplazione sperimentale’ della vita immaginata nello spazio profondo, dove è confinato un manipolo di detenuti irrecuperabili, per così dire, prelevati dal braccio della morte o da una condanna all’ergastolo. Insomma, la ‘creme della creme’. Cavie elettive su cui sperimentare processi riproduttivi da cui sembra letteralmente ossessionata la Dibbs di Juliette
Binoche. Come chiunque potrà constatare, in questa inconsueta e disturbante pellicola non c’è niente di narrativo nel senso lineare del termine, volutamente, per scelta stilistica. Scelta che, devo ammettere, non mi ha, d’altra parte, conquistata.
per lasciar trasparire una sceneggiatura in gran parte scritta sul malessere interiore del suo personaggio e sulle sue pulsioni represse, delle quali, di quando in quando, si concede di mettere a parte lo spettatore, con riflessioni in voce fuori campo.
L’apertura invece, è da manuale, e di un respiro quasi metafisico a metà tra la cifra ‘Kubrick’ e la cifra ‘Malick’: ed è una sostenuta sequenza in cui Monte - un Robert Pattinson che sembra affezionarsi a ruoli sempre più interiorizzati come nel recente The Lighthouse - è intento ad effettuare una riparazione in esterno alla navicella spaziale mentre al contempo intrattiene la figlia, la piccola Willow, da sola all’interno. Il pianto improvviso della bambina causerà un dissesto di equilibrio, con la conseguente perdita dei pezzi di riparazione, in caduta libera nel vuoto cosmico. Passaggio celebrato in un’estetica cinematografica elettiva sostenuta da una linfa silente al ralenti dal sapore, per
l’appunto, metafisico. Dovremo d’altra parte pazientare a lungo prima di comprendere a pieno il malessere interiore di Monte/Pattinson appuntato sul registro di una paternità del tutto involontaria: il suo sperma è stato difatti usato a sua insaputa per fecondare artificialmente Boyse (Mia Goth, già sufficientemente ‘disturbata’ all’altezza de La cura del benessere). Così come dovremo pazientare per comprendere l’ossessione per il sesso e la riproduzione da parte della Dipps di Binoche, passando per una sequenza di sesso-meccanico, molto estetizzante quanto conturbante e ‘compiaciuta’. E non è certo un caso isolato che si affidi all’estetica cinematografica per far parlare i contenuti: come ad esempio è il caso dei corpi a bozzolo sospesi nello spazio in una bicromia giocata sul bianco e nero.
Beh, in un posto lontano anni luce dalla moralità e dal perbenismo, dove nessuno ha più nulla da perdere, che cosa può succedere quando a sopravvivere sono solo un
padre e una figlia sperduti nello spazio profondo, al di là dello spazio solare? Difficile immaginare i modi e i tempi per riallinearsi sulle frequenze della vera missione di queste cavie, inviate nel ‘buco nero’ più vicino alla Terra. Sull’onda di una paternità in bilico, quale futuro per i due protagonisti? Quale sorte? Quale vita? Ben lontani dall’armonica sinergia affettiva, anche fortemente mentale, tra padre e figlia dell’Interstellar di Christopher Nolan, i neo padre e figlia di High Life affrontano una sceneggiatura tutta da scrivere nel cuore di uno spettacolare buco nero, aperto su una luce accecante sempre più invadente, si direbbe, quasi con l’intenzione di azzerare ogni contatore temporale e… persino morale.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)